venerdì, Marzo 29, 2024

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“Il segreto per scrivere è vivere” – Intervista ad Andrea Amati

Intanto come stai e che periodo è questo per te?

<<Sto bene, è un periodo buono. Diciamo che durante l’anno ci sono 2/3 periodi con più fermento discografico quindi sono in attesa di questa nuova ondata di dischi e di cose che potrebbero succedere anche se poi continuo a lavorare quotidianamente>>.

Parliamo di musica, sei un autore che ormai naviga nel settore da più di 10 anni e che nell’ultimo periodo sta affermando sempre più il proprio prestigio sia tra gli artisti che nella critica. Come ti trovi in questa veste?

<<Ho firmato il mio primo contratto nel 2001, quindi sono passati un bel po’ di anni, e ho sempre voluto fare l’autore fin dall’inizio visto che non mi sento di essere un cantante: non sono uno di quelli a cui piace andare sul palco e metterci la faccia, come si usa dire, soprattutto perché non mi ritengo un gran cantante (e non per falsa modestia). Mi sento più portato per la scrittura e quindi quando qualcuno canta una mia canzone è sempre una bella emozione per me al di là del fatto che si sappia che quel brano è mio. Per rispondere dunque alla tua domanda, mi trovo benissimo in questa veste di autore perché è quella che ho voluto fin dall’inizio, poi, ovvio, ho fatto anche un disco mio ma che è stata una cosa che andava fatta almeno una volta pur senza velleità>>.

Non ti dispiace talvolta sentire qualcuno che attribuisce interamente ai cantanti il successo di brani che hai scritto tu, per il semplice fatto che gli autori oggi non sono molto considerati o esposti?

<<Ovviamente mi è successo tante volte ma non mi dispiace più di tanto perché penso che se un autore crede di avere notorietà vivendo di luce riflessa dopo aver dato una sua canzone ad un artista famoso allora sbaglia in partenza. Quello dell’autore è un ruolo che per antonomasia deve stare dietro le quinte ed è giusto così: chi vuole fare questo lavoro deve sapere che non gli spetterà la notorietà che, invece, è propria degli artisti>>.

Come nasce una tua canzone? C’è un momento particolare in cui ti piace scrivere oppure una logica sequenziale che ti fa partire prima dal testo o dalla musica?

<<Quando ho iniziato ero spinto dalla voglia di dire tante cose e quindi scrivere risultava una cosa molto genuina e spesso avevo una forma un po’ acerba e grezza. Con gli anni ho imparato ad affinarmi e ad avere più mestiere capendo anche come dire le cose che si hanno dentro: so che è poco romantico dirlo ma alla lunga diventa un lavoro e si perde quell’immagine fiabesca dell’ispirazione fulgorante che ti coglie di notte. Il segreto secondo me è vivere affianco a tante persone, fare e provare tante cose per farle entrare dentro le canzoni. Una cosa che faccio molto di più ora rispetto all’inizio è collaborare con altri autori che ritengo interessanti e che siano diversi tra loro e diversi da me per tirare fuori sempre un qualcosa di nuovo e stimolante>>.

A tal proposito, hai lavorato con tantissimi autori tra cui ricordiamo Federica Abbate, Dario Faini, Valerio Carboni, Giulia Anania, Marco Ciappelli e la lista potrebbe essere ancora lunghissima.

<<Caspita sei preparatissimo! Per tornare al discorso di prima, quando non sei proprio il protagonista, fa piacere che qualcuno ti segua. Al di là delle cose che sono uscite ci sono ancora tante canzoni che ho scritto con altri autori che ancora non hanno visto la luce quindi, in realtà, le collaborazioni sono ancora di più: ci sono canzoni, che spero usciranno presto, che ho scritto con Luca Chiaravalli, Zibba o con Roberto Casalino tra gli altri. Nel mio percorso ho cercato di scrivere con tutti coloro che reputavo interessanti>>.

C’è un tuo collega autore con cui non hai ancora avuto modo di collaborare ma con cui speri di lavorare in futuro?

<<Allora, mi piacerebbe molto lavorare con Ermal Meta. Non è per dire il nome che adesso va di moda ma è un autore di cui da sempre mi piace molto il linguaggio e il modo di scrivere. In realtà, ci conosciamo e abbiamo già co-firmato un brano insieme per Lorenzo Fragola, ma in quell’occasione la canzone (“Scarlett Johansson”) ha avuto vari momenti di realizzazione: quando l’abbiamo scritta eravamo io, Lorenzo e Valerio Carboni; Ermal ha aggiunto solo in un secondo momento delle parti di testo e, dunque, non abbiamo lavorato assieme nel vero senso della parola>>.

Come decidi a chi affidare un tuo pezzo? Parti con un’idea ben precisa, la scrivi e poi pensi a chi potrebbe essere adatta oppure lo proponi ad una serie di persone tra cui poi scegli?

<<In realtà tutte e tre le cose: ci sono canzoni che nascono con una direzione ben precisa perché ci sono artisti per cui devi scrivere appositamente perché hanno uno stile molto personale che non si può proporre ad altri; ma ci sono anche canzoni che si scrivono facendo semplicemente del proprio meglio e che una volta finite ci si chiede a chi potrebbero essere adatte. Poi è anche vero che se si vuole scrivere per un artista e si prende per riferimento un suo successo passato si compie un errore già in partenza, perché si andrebbe a ricadere in una copia di un qualcosa che già è stato scritto: a volte, è bello scrivere un brano interessante a prescindere e provare poi ad associarlo ad artisti che non hanno mai fatto una cosa simile, giusto per proporre anche un qualcosa di diverso>>.

E, invece, parlando di voci qual è che ti manca?

<<Eh ne mancano tanti (ride). Quando si fa questo mestiere, secondo me, il gusto personale non sempre può coincidere con le voci che cantano le canzoni che si scrivono: se fosse così io scriverei tutto il disco di Nicolò Fabi altrimenti. Talvolta bisogna anche mettersi al servizio di interpreti che, magari, non si seguono molto o non sono i propri preferiti: se dovessi scegliere un artista a cui dare una canzone per mio gusto personale penserei a Raf, un cantante che apprezzo proprio tanto per modo di scrivere e fare musica>>.

Hai scritto per tante voci importanti del nostro panorama da Francesco Renga ad Alessandra Amoroso passando per Nek, Loredana Errore e Marco Carta. Ti è mai capitato che un tuo brano fosse rifiutato?

<<Si si oh… Magari è difficile che si espliciti il rifiuto palesemente (fatto che comunque succede ogni tanto) ma è molto più frequente il fatto che non si risponda alla proposta lasciandola in qualche modo cadere. Una cosa che è successa anche a me alcune volte e che spesso accade per un autore è avere un brano già provinato, registrato, arrangiato e poi escluso all’ultimo momento da un album: quella è una situazione abbastanza brutta ma fa parte del gioco per cui è importante non farne mai un dramma>>.

Ti è mai capitato che poi, alcune di queste canzoni, finisse per essere interpretata da qualcun altro?

<<Si si assolutamente. E’ una cosa che penso sia normale e che è accaduta per moltissime canzoni. Pensiamo, per esempio, ad “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini che prima di arrivare a Mimì è stata rifiutata da Paola Turci e da Mietta>>.

Vorrei concludere facendo un piccolo gioco: ti dirò alcuni titoli di canzoni scritte da te e vorrei che insieme raccogliessimo qualche aneddoto o ricordo particolare che ti lega particolarmente a quel pezzo:

  • L’ULTIMA POESIA – Francesco Renga

E’ stata la prima canzone che ho scritto per qualcuno di importante ed è, forse proprio per questo motivo, uno di quei brani a cui sono più affezionato. Mi ricordo che quando uscì il disco di Renga e sentii per la prima volta uno dei miei pezzi nati nella cameretta, cantato da un artista che già seguivo da tanto tempo, provai una grandissima emozione. Il primo figlio (ride).

  • UN’ALTRA DIREZIONE – Nek

E’ una canzone che speravo avesse più fortuna perché secondo me è molto bella ed è sempre stata molto apprezzata dai fan malgrado non sia stata un singolo. E’ una delle canzoni che mi è venuta davvero di getto ed, infatti, è molto cristallina nella melodia.

  • SEMPLICE – Elodie

E’ una canzone per cui potrebbe succedere qualcosa di carino e interessante prossimamente… Parlando della canzone è il primo brano che ho scritto con Federica Abbate e mi piace molto che ci siano le nostre due anime musicali che sono molto riconoscibili.

  • COSE CHE DANNO ANSIA – Tommaso Pini

Ho sfiorato Sanremo tantissime volte e poi, sempre all’ultimo, ne sono rimasto fuori (a proposito del discorso che stavamo facendo prima). Quest’anno con Tommaso ci sono finalmente riuscito: lui è un ragazzo che definirei quasi un timido nella vita reale ma poi, come artista, si rivela un pazzo totale (ride). Bisognava fare qualcosa che lo rappresentasse al meglio e quindi questa canzone ci è sembrata la più giusta da proporre a Sanremo e non è una forzatura ma, effettivamente, la miglior rappresentazione di ciò che ama fare artisticamente lui. Sono contento di aver collaborato a questo brano perché in qualche modo ha dimostrato che non posso essere etichettato, come autore, solo in un determinato mondo musicale, che poi è quello del pop più tradizionale, ma che so fare anche altro.

  • SE DOMANI SEI CON ME – Loredana Errore

Quella è una di quelle canzoni che, al contrario di quanto ti dicevo prima, è una di quelle che è entrata nel disco all’ultimo momento: mancava del materiale per chiudere l’album e ho proposto questa canzone, scritta con Valerio Carboni e Marco Ciappelli, a Carlo Avarello (il produttore di Loredana) ed è piaciuta subito.

Nei giorni scorsi abbiamo proposto una sorta di sondaggio chiedendo quale, tra le tue canzoni più famose, fosse quella più amata dalle persone che seguono i nostri spazi

<<Cosa hanno risposto? “Contromano”, sicuramente>>.

No. Hanno scelto una tua canzone che non è stata estratta come singolo e non è decisamente “pop”.

<<Mh… Ovvero?>>

“Mi porti via da me”, il brano inserito nell’ultimo album di Alessandra Amoroso, “Vivere a colori”

<<(ride) Son contento! Quella canzone ricorda in me un misto di tanta felicità e un piccolo pizzico di amarezza: riuscire ad entrare in dischi così è una cosa molto difficile anche per noi autori e sono tanti anni che lavoro duramente per riuscirci. L’ho fatta sentire a Stefano Settepani (attuale compagno di Alessandra Amoroso nonché autore di “Amici di Maria de Filippi”) a cui è piaciuta davvero molto tant’è che il suo entusiasmo mi aveva, in qualche modo, convinto sarebbe stata una canzone importante per l’album. Poi non è stata singolo anche se, mi rendo conto, che con tanti bellissimi brani di Elisa e di altri autori importanti era difficile riuscirci ma, nonostante tutto, mi rimane la soddisfazione di essere presente in uno degli album più venduti del 2016 e questo mi rende molto orgoglioso>>.

Qual è la canzone che hai scritto tu e che faresti ascoltare a qualcuno che non ti conosce artisticamente e che pensi possa rappresentarti nel modo più completo possibile come autore?

<<E’ un po’ difficile buttare in una canzone tutto ciò che si è, però, un brano a cui sono molto legato e che è una sorta di chicca del mio repertorio è “Serenità”, un brano che diedi a Nek qualche anno fa. Lì c’è un po’ di quella malinconia e nostalgia che mi appartiene personalmente>>.

La canzone che, invece, non hai scritto tu ma che avresti voluto rubare a qualche tuo collega autore?

<<Eh, miliardi. E’ veramente difficile. Se andiamo nel passato si apre un mondo quindi lasciamo stare e guardiamo solo ai tempi recenti dove, la prima che mi viene in mente in questo momento è “D’improvviso”, brano cantato da Lorenzo Fragola e scritto da lui stesso insieme a Federica Abbate e Gianclaudia Franchini>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.