“Il tuo culo e il tuo cuore” di Roberto Vecchioni: te la ricordi questa?

Te la ricordi questa? Il tuo culo e il tuo cuore Roberto Vecchioni

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Il tuo culo e il tuo cuore” di Roberto Vecchioni

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1995 con “Il tuo culo e il tuo cuore” di Roberto Vecchioni.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “Il tuo culo e il tuo cuore” di Roberto Vecchioni

Ci sono canzoni che sfidano i pregiudizi, le mode e il politicamente corretto. Ne rappresenta un ottimo esempio “Il tuo culo e il tuo cuore” di Roberto Vecchioni, pubblicata nel 1995 all’interno dell’album “Il cielo capovolto”. Si tratta di un’ode anticonvenzionale alla bellezza femminile, non a caso l’ho scelta come canzone di oggi, 8 marzo, perché l’ho sempre trovata una dedica poeticamente onesta rivolta a una persona amata.

Un brano fuori dagli schemi, ironico, irriverente, ma al tempo stesso profondamente romantico. Non c’è retorica, non c’è ipocrisia, c’è solo il bisogno di cantare ciò che fa vibrare davvero il cuore e i sensi. E sì, in questa dichiarazione d’amore rientra anche l’adorazione per il corpo femminile. È il piacere di perdersi nello sguardo dell’amata, di osservarla camminare, di cogliere ogni sfumatura della sua essenza e dei suoi ondeggiamenti.

Nonostante questa non sia una delle canzoni più apprezzate dal Professore (che in un’intervista radiofonica di qualche anno fa aveva detto: “La canzone più brutta che abbia mai scritto? ‘Il tuo culo e il tuo cuore’ non era molto bella, era originale ma non bella”), dove ammettere che a livello sonoro la costruzione del brano è molto interessante, con tanto di special trascinante. Si lascia cantare, più di quanto in genere facciano le proposte musicali di Vecchioni.

Poi, è chiaro, se letta distrattamente questa canzone potrebbe essere mal interpretata, ma andando oltre una prima analisi spicciola, potremmo godere a pieni polmoni dell’aria fresca, originale e ispirata di questa cruda poesia pop del nostro tempo. In un’epoca in cui il politicamente corretto ha assunto proporzioni esasperate, “Il tuo culo e il tuo cuore” vuole essere un’orazione al corpo femminile, inteso non come semplice involucro, bensì come custodia di un’anima altrettanto ricca di fascino. 

Il testo di “Il tuo culo e il tuo cuore” di Roberto Vecchioni

La tua intelligenza non ha limiti
È fuori discussione
Io però con quella, amore scusami
Non ci faccio una canzone

Preferisco quel tuo modo unico
Di piangere e sognare
Ma confesserò che non sottovaluto
Di vederti camminare

Più del portamento
È quel modo di “sgabbiare”
Più che l’indumento
È quel modo di ondeggiare
Lento, lento, lento, lento

E tu ci sei, e tu mi fai
E passano negli occhi tuoi
Paesi lontanissimi
E un posto per sorriderti

Guardatela, la sua allegria
Di questa grande donna mia
Lasciatemela vivere
La gioia del suo culo e del suo cuore

Qando tu cammini sembri un angelo
D’incerta tradizione
Quando tu t’inchini è insostenibile
Disumana tentazione

Ci son notti che starei a guardartelo
Per ore ed ore, ed ore
Altre notti che vorrei farmi piccolo
Tra le pieghe del tuo cuore

E guardarci dentro
Per capire il tuo dolore
Il tuo sentimento
Quella voglia di sognare
Dimmi, dimmi, dimmi, dimmi

Che tu ci sei, che tu non vai
E passano negli occhi tuoi
Malinconie brevissime
E fuggitivo ridere

Ragazza mia
Grande donna mia
Non farti mai portare via
La gioia del tuo culo e del tuo cuore

Cos’avrò fatto mai di tanto strano
Perché tu capitassi proprio a me?
O sono di un gran bello io
O si era un po’ distratto Dio
Quel giorno

Abbracciami
Insegnami
Malinconie brevissime
E fuggitivo ridere

Ragazza mia
Grande donna mia
Non farti mai portare via
La gioia del tuo culo e del tuo cuore

Scritto da Nico Donvito