venerdì 22 Novembre 2024

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Il Turco: “Scrivo per bisogno, “Lontano” è nato da solo” – INTERVISTA

A tu per tu con il rapper romano fuori dal 3 maggio con il nuovo album Lontano

Il Turco, anche noto con Sparo Manero, rapper romano classe 1977, è fuori ovunque da venerdì 3 maggio con il suo nuovo album dal titolo Lontano (distribuito da Self per TAK Production), già anticipato da alcuni singoli, compreso Ultima spiaggia in collaborazione con l’amico Egreen. Un disco che lo stesso artista definisce “magico” raccontandolo dettagliatamente in questa intervista, dove ci ha svelato tra le altre cose anche la sua idea di rap, il suo rapporto con la città e numerose altre chicche. Uscito oggi anche il videoclip del pezzo Freddy Kruger, online su YouTube.

Cominciamo dal presente, come stai?

<<Sto abbastanza bene, devo dire che è un periodo abbastanza buono della mia vita rispetto ad altri, quindi non posso lamentarmi>>.

E’ appena uscito un nuovo progetto (Lontano ndr), da cosa nasce l’esigenza di pubblicarlo e di tornare così sul mercato?

<<Questo è un disco particolare perché paradossalmente non nasce dalla pretesa di fare un album. La mia volontà era quella di fare uscire alcuni singoli, che è una cosa anche più in linea con il mercato odierno. Dopo l’uscita del terzo singolo ho cominciato a fare i conti con quello che avevo già scritto e ho capito che di fatto c’era un album già pronto. E’ come se le cose si siano messe a posto da sole, sono andato a riperdere anche numerose strumentali che erano lì nel pc da tempo e che ho legato a quelle di Mr. Phill, con il quale lavoro insieme da tanto e in modo differente. Lontano è davvero nato da solo>>. 

A quale traccia di questo nuovo lavoro sei più legato?

<<Ce ne sono un po’, non vorrei essere banale ma sono affezionato a tutti i pezzi. Credo che questo sia uno dei miei dischi più completi, anche se è un disco corto e concentrato. Credo di aver spaziato di più tra mood differenti. Se devo scegliere ti dico “Aldilà” che è un pezzo molto personale>>.

La copertina di questo progetto è curiosa, cosa rappresenta?

<<Sulla copertina c’è un animale che è un ibrido tra un lupo e una tigre. L’idea nasce da un tatuaggio che volevo farmi tempo fa con un mio amico tatuatore di Ascoli di nome Cristiano. Per una cosa o per l’altra poi non sono riuscito a farlo ma nel momento in cui mi sono posto il problema della copertina ho pensato fosse l’immagine perfetta, visto che volevo qualcosa di impattante ma allo stesso tempo non volevo mie foto o cose del genere. Credo si leghi bene anche ai vari significati della parola Lontano. L’artwork è stato inviato proprio da Cristiano e poi proseguito e finito da Scarful, un altro grande artista>>.

Quanto è importante Roma, la tua città, per la tua arte?

<<Ha un ruolo fondamentale, anche perché nel rap ha sempre avuto importanza la personalità e il modo di essere. Caratteristiche che per forza di cose sono forgiate dal posto in cui si vive e dalle connessioni che si hanno nella crescita. Tra l’altro sono anche uno dei pochi che a Roma c’è rimasto, è una città molto difficile e con tante problematiche e spesso chi come me ha scelto questo percorso da qui se n’è andato. Io ho sempre voluto fare tutto qua>>.

Secondo te l’old school italiana si dire può ancora viva e vegeta?

<<Credo siano solo parole. Alla fine le vecchie guardie hanno un’importanza fondamentale. Il rap mi ha insegnato che non ci può essere un nuovo senza un vecchio, quindi sta anche al nuovo tenerlo in vita in qualche modo. Per tornare alla copertina, se si pensa al lupo non si può non pensare ai Colle Der Fomento, mentre con la tigre viene subito in mente Primo Brown e i Con Veleno. Più che old school io le chiamo radici. Se esiste ancora? Io mi reputo un po’ vecchia scuola e sono ancora vivo. Certe volte questo etichettare vecchio e nuovo crea solo confusione e motivo di discussione, sicuramente un certo tipo di suono è ancora vivo e si è visto con certe pubblicazioni degli ultimi mesi>>.

Il rap italiano come sta oggi?

<<Penso stia godendo di una buona salute, nella sua storia non era mai arrivato a questo tipo di importanza. Io non posso essere ipocrita, ho sempre gravitato all’interno di un meccanismo underground, ma posso dire che un’esposizione così importante ha giovato anche all’underground. Non si può criticare tutto quello che va in radio o in tv per partito preso, ovviamente ci sono lavori belli ed altri meno. Ultimamente sto sentendo un sacco di gente brava ed è una cosa che può farmi solo piacere. Vengo da un’epoca in cui noi eravamo totalmente incompresi, oggi la situazione è completamente ribaltata>>.

Un concetto che si ripete spesso nella tua carriera, al quale hai dedicato anche il titolo di un lavoro, è quello di “musica seria”. Che valore dai oggi a questo aggettivo?

<<Lo stesso che gli attribuivo nel 2006 proprio con il disco “Musica seria”. A quel tempo il rap era ancora in quella fase in cui cercava di farsi capire e il pubblico dalla sua non capiva assolutamente questo genere. Sono un rapper adulto che ha passato i 40 e ci tengo a dire che non sono un artista che scimmiotta un genere. Serietà perché mi sono innamorato di un genere nobile che porto avanti da tutti questi anni, con cultura ed allenamento>>.

Dopo tutti questi anni di carriera cosa ti spinge ad entrare ancora in studio a registrare?

<<Sinceramente non lo so, è magia. Sono una di quelle persone che si esprime e scrive per sfogo, è un bisogno, un’urgenza. Come dicevo prima il disco si è composto da solo, non decido mai premeditatamente di scrivere o cosa scrivere ma mi lascio guidare dal momento. Poi c’è anche un sacco di gente che crede in me, ma anche se non ci fosse lo farei comunque proprio perché non posso non farlo. Il mio problema è che appena scrivo un pezzo per me è finito e vorrei buttarlo fuori e odio aspettare i cosiddetti tempi burocratici e di produzione. Questo disco ad esempio è stato registrato in un take, praticamente in tre giorni. Credo molto nell’immediatezza anche perché vivo con molta ansia l’attesa>>.

Cosa significa essere libero nel mondo dell’hip hop di oggi? Tu ti consideri libero?

<<Per ora ancora sì, proprio per le ragioni di cui ti parlavo prima. Scrivo per sfogo e per liberarmi senza seguire le logiche del mercato. Il vantaggio di non lavorare con una grande etichetta è proprio la possibilità di scegliere personalmente, essendo anche libero di sbagliare>>.

All’interno dell’album troviamo il featuring con Egrenn. Com’è nata questa collaborazione?

<<E’ nata su un beat che casualmente Phill aveva fatto sentire anche a Nicholas, gli spiegai la situazione e l’idea di fare un singolo insieme e da lì è nato tutto. Lui è un artista che trovo molto hip hop e coerente, la sua attitudine mi ha sempre affascinato, negli anni è nato un bel rapporto. Se non ci fosse stato lui non ci sarebbe stato nessun altro proprio perché come suggerisce il titolo dell’album in questo ultimo periodo mi sono parecchio allontanato>>.

Succede spesso che gli artisti crescendo si allontanino.

<<Si è vero. Il mio allontanamento nasce da varie dinamiche, in questo momento sto facendo una vita più tranquilla, sto cercando di concentrarmi anche su altre cose come la famiglia. Sono un po’ uscito dal quell’idea collettiva di rap in cui devi per forza collaborare con tutti. Imparare anche a stare da soli è importante anche per trovare la propria strada. Quando sei piccolo credi che alcuni legami siano indistruttibili, mia madre mi diceva “guarda che gli amici prima o poi non ci saranno più” e io ci litigavo, oggi devo dire che nonostante tutto anche lei aveva le sue ragioni… Il rap per com’è fatto tende a sottolineare quest’idea di gruppo però è anche vero che questa cosa molte volte è trattata con banalità. Spesso è difficile tenere tante teste insieme>>.

Tre dischi che ti hanno segnato particolarmente.

<<Se parliamo del nostro paese non posso non citare Neffa, per tutto quello che ha fatto e rappresentato nel mondo rap. Se guardo oltreoceano dico “Fear of a Black Planet” dei Public Enenmy che mi ha fatto veramente vedere “un’altra cosa” e “Ready to die”, un grande classico di Notorius B.I.G.>>.

Il futuro cosa prevede?

<<Sicuramente vorrei cercare di portare in giro il live con una band, è una cosa che vorrei fare da un po’. In ogni caso suoneremo il disco live e poi credo che continuerò a lavorare in questa maniera, senza farmi troppe paranoie… Quando un disco deve arrivare arriva e nel mi caso devo dire che succede abbastanza spesso>>.