Disponibile in radio a partire dal 13 settembre il nuovo ipnotico singolo del cantautore romano
Mettersi nei panni di qualcun altro, conoscere a fondo il suo punto di vista, praticare un po’ di sano altruismo, questo il messaggio denso di significato che si cela tra le righe di “Io sono l’altro”, l’inedito che segna l’atteso ritorno di Niccolò Fabi e che anticipa “Tradizione e tradimento“, il suo nono album in studio, la cui uscita è prevista per il prossimo 11 ottobre. Un brano posato e gentile, che arriva come un arcobaleno dopo un giorno di pioggia, a sorpresa, senza alcun preavviso. Non è facile descrivere a parole la bellezza e la serenità che trasuda un testo di questa entità, carico di intenzioni e sentimenti che non si sentivano da un bel po’ di tempo. Il risultato finale è pura meraviglia, qualcosa di prodigioso, etereo, onesto, percettibile ed emotivamente suggestivo.
Si avvertiva la necessità e l’urgenza di ascoltare un pezzo di questo peso, di questa entità, soprattutto in questa epoca così poco avvezza alla sensibilità e all’effetto tangibile che provoca sulle persone, come una carezza dopo un ceffone. Sempre più spesso, tendiamo a puntare il dito contro chi ci sta intorno, ad osservare ciò che non ci piace, a giudicare senza nemmeno tentare prima di capire, perché il diverso ci spaventa, il contrario ci impaurisce, ciò che non comprendiamo ci spinge a stare sulla difensiva e, all’occorrenza, a sentenziare senza concedere alcun beneficio del dubbio.
“Quelli che vedi sono solo i miei vestiti, adesso facci un giro e poi mi dici” è la frase che racchiude il senso di “Io sono l’altro“, canzone che raccoglie al suo interno contenuti di estrema rilevanza umana e sociale, come la condivisione, la solidarietà e l’integrazione. Sussurra Niccolò Fabi, lo fa in maniera posata, con la delicatezza di chi non ha bisogno di gridare per non passare inosservato, perché le parole hanno un ruolo e un peso specifico, soprattutto se utilizzate in maniera ispirata e garbata, come in questo caso. In tal senso, possiamo considerare il cantautore romano come un soldato che ha deciso di non combattere il proprio nemico, bensì di rispettarlo e onorarlo con una delle più belle canzoni mai composte. Una poesia di cui, francamente, ne avvertivamo un po’ tutti il bisogno.
Io sono l’altro | Video
Io sono l’altro | Testo
Io sono l’altro
sono quello che spaventa
sono quello che ti dorme nella stanza accanto
io sono l’altro
puoi trovarmi nello specchio
la tua immagine riflessa, il contrario di te stesso
io sono l’altro
sono l’ombra del tuo corpo
sono l’ombra del tuo mondo
quello che fa il lavoro sporco
al tuo posto
Sono quello che ti anticipa al parcheggio
e ti ritarda la partenza
il marito della donna di cui ti sei innamorato
sono quello che hanno assunto quando ti hanno licenziato
quello che dorme sui cartoni alla stazione
sono il nero sul barcone
sono quello che ti sembra più sereno
perché è nato fortunato o solo perché ha vent’anni in meno
quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso facci un giro e poi mi dici
Io sono il velo
che copre il viso delle donne
ogni scelta o posizione che non si comprende
io sono l’altro
quello che il tuo stesso mare
lo vede dalla riva opposta
io sono tuo fratello, quello bello
Sono il chirurgo che ti opera domani
quello che guida mentre dormi
quello che urla come un pazzo e ti sta seduto accanto
il donatore che aspettavi per il tuo trapianto
sono il padre del bambino handicappato che sta in classe con tuo figlio
il direttore della banca dove hai domandato un fido
quello che è stato condannato
il presidente del consiglio
quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso vacci a fare un giro
e poi mi dici
Nico Donvito
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