Ivan Cattaneo: “L’arte è il mio nutrimento” – INTERVISTA

Ivan Cattaneo

A tu per tu con Ivan Cattaneo, che si racconta in occasione dell’uscita del progetto multimediale “Due.I”. La nostra intervista al cantautore

C’è un momento, nella carriera di ogni artista, in cui si sente il bisogno di riordinare il proprio mondo e restituirlo al pubblico con autenticità. Ivan Cattaneo, artista poliedrico, provocatorio e visionario, lo ha fatto a modo suo: con “Due.I”, un progetto mastodontico e coraggioso che unisce musica, arte visiva, scrittura e video in un unico scrigno multimediale, in uscita venerdì 31 ottobre solo in formato fisico per Azzurra Music.

Un’opera bifronte composta da quattro CD, un DVD e un libro, che racconta la sua storia e le sue visioni attraverso due anime: “Titanic-Orkestra”, un concept album narrativo e surreale che dà voce a 24 passeggeri immaginari del celebre transatlantico, e “Un mammifero che canta”, un’autobiografia libera che mescola aforismi, racconti, poesie, quadri e fotografie con tutta la forza della sua immaginazione.

In questa intervista, Ivan Cattaneo ci racconta come è nato il progetto, il ruolo del suo alter ego Cattivan, il rapporto tra arte e tecnologia, la necessità di lasciare un segno tangibile in un mondo ormai liquido e digitale. Con la consueta ironia e un pizzico di follia, ci guida all’interno del suo universo, dimostrando che, nonostante l’incedere del tempo, la creatività può continuare a non avere confini.

Ivan Cattaneo presenta il progetto “Due.I”, l’intervista

In questo progetto multimediale c’è davvero di tutto: canzoni, racconti di vita, aforismi, poesie, quadri, un romanzo… Come nasce questa opera così vasta?

«Il progetto nasce in realtà 20-30 anni fa. Ho sempre scritto racconti, poesie, fatto video, creato materiale che poi lasciavo nel cassetto. A un certo punto, però, ho sentito che tutto questo rischiava di diventare una “gravidanza isterica”. Avevo bisogno di far uscire questo mondo, ma non trovavo nessuno che volesse rischiare su un progetto così unico. Quando l’ho raccontato a Marco Rossi di Azzurra Music, inizialmente era spiazzato. Gli ho portato un prototipo con copertine appiccicate: un libro dentro un altro libro, un racconto nel racconto. Alla fine si è convinto e ha deciso di crederci. Non volevo solo il dischetto da cliccare su Spotify: volevo un’opera totale».

L’editore Marco Rossi mi ha raccontato che durante i firmacopie completerai per il pubblico le opere grafiche incompiute contenute nel libro. Una cosa geniale

«All’inizio non ci avevo pensato, ma sì: all’interno ci sono dei quadri miei non finiti che completerò per ogni persona durante i firmacopie. Invece della classica firma, chi compra il libro avrà una mia opera unica. Non posso dipingere, ovviamente, perché rovinerei le pagine, ma userò pennarelli colorati per aggiunte e dettagli. L’idea è che ognuno abbia qualcosa di autentico, non scaricabile, non replicabile. È una follia, sì, ma bella».

In questo progetto c’è anche Cattivan, il tuo alter ego, che canta 24 brani legati al romanzo. Com’è stato scrivere e musicare tutto questo mondo parallelo?

«Cattivan è un Ivan Cattaneo di 100 anni fa, che nel 1911 canta all’Hotel Des Bains di Venezia. Da lì parte con un’orchestrina che salirà sul Titanic. Il direttore dell’orchestra, Wallace, chiede a Cattivan di scrivere 24 canzoni e 24 ritratti per i passeggeri, personaggi strambi e affascinanti. Le loro storie si intrecciano, a volte anche con elementi storici veri. Solo alla fine si scopre la verità. Due brani non sono inediti: “La carezza che mi manca”, che cantò Patty Pravo, e “Abbaio alla luna”, cantata da Al Bano».

All’interno del libro ci sono oltre 300 aforismi. Ce n’è uno che consideri manifesto del tuo pensiero?

«Ce ne sono tanti. Uno che mi diverte ma trovo vero è: “Se è solo sesso e non è amore, appena vieni vuoi andare”. Un altro è: “L’uomo è una scimmia che ha fatto carriera”. Racchiude bene questa corsa alla civiltà, alla tecnologia, che ci allontana dalla natura. E poi ce n’è uno che ho già detto in tv: “Ormai, svegliarsi carichi di energia succede solo ai cellulari”. È tristemente vero».

Ci sono 24 inediti e due dischi di reinterpretazioni: come ti sei rapportato alla tua musica dopo tanti anni?

«Ho giocato molto con gli arrangiamenti. Il mio modo di cantare oggi è diverso: più sintetico, minimalista. Nei due dischi ci sono esperimenti che mi soddisfano molto. “Madame Satan” è venuto benissimo, e anche “Kiss me I’m Italian”. È un lavoro di cui sono orgoglioso anche come oggetto fisico: oggi tutto è digitale, ma questo è un libro che puoi avere, sfogliare, ascoltare con calma».

Per concludere: in un’intervista di qualche anno fa mi dicesti: “L’arte è consolatrice”. Oggi, oltre a conforto, cosa pensi di aver tratto concretamente dall’arte?

«L’arte è il mio nutrimento. Mi ritengo una persona solitaria, e l’arte mi fa sentire vivo. Quando scrivo, dipingo, suono, sono felice, mi sento in pace. Picasso diceva che l’artista fa arte per sé stesso. Se poi piace agli altri, tanto meglio. Ma il punto di partenza siamo sempre noi. O almeno per me è così: l’arte mi consola, mi diverte, mi rende utile, anche solo per me stesso».

Scritto da Nico Donvito
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