A tu per tu con l’artista casertano, in uscita con il singolo “Mentirosa mia”, estratto dal disco “Ingranaggi 2.0”
A un anno e mezzo di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo Ivan Granatino per parlare del suo nuovo progetto discografico “Ingranaggi 2.0“, doppio album che raccoglie il meglio della sua recente produzione con l’aggiunta di sette brani inediti, tra cui l’ultimo singolo estratto “Mentirosa mia”. Con piacere lo ospitiamo nuovamente tra le nostre pagine per approfondire la personale e ispirata visione di vita e di musica.
Ciao Ivan, bentrovato. Partiamo da “Mentirosa mia”, ci racconti la genesi di questo pezzo?
«Intanto grazie a te per l’opportunità di parlare del mio lavoro ma soprattutto della mia passione più grande: la musica. Partiamo dal fatto che io amo sperimentare perché non amo le “etichette” o essere etichettato in un cliché. Per me la musica è musica e basta… e “Mentirosa mia” è proprio questo…intanto mi piace parlare delle vite vissute sia mie sia di persone che vedo e che vivo… Mentirosa mia è la classica storia di uno che si innamora della donna sbagliata, perché non solo le donne trovano l’uomo sbagliato…insomma quando uno dei due dà di più e nonostante questo continua a dare anche se sa benissimo che lo sta dando alla persona sbagliata. Capita. Il racconto di un amico mi ha ispirato e ho voluto raccontarlo».
Cosa aggiungono a livello narrativo le immagini del videoclip diretto da Bruno Cirillo?
«Ha saputo “estremizzare” e rendere evidente il senso di sentirsi in gabbia dentro una storia che non ha futuro ma nonostante questo si fa finta di nulla perché si è ciechi per amore. Devo dire anche che questo video, oltre alla regia di Cirillo, ha anche tutta una parte di produzione curata per la prima volta da mia sorella Giurita, che così debutta ufficialmente nella produzione di video clip. Per me questo è sinonimo di orgoglio perché lei è la “piccola” di casa».
Il brano rappresenta uno degli inediti presenti nel doppio album “Ingranaggi 2.0”, che raccoglie il meglio della tua recente produzione. Qual è il tuo personale bilancio di questi anni di vita e di musica?
«Se devo calcolare gli ultimi due anni il bilancio non è il massimo seppur, nonostante io abbia fatto più cose importanti nel 2021 che negli altri anni di carriera, come: Sanremo con Gigi D’Alessio e l’Arena di Verona, Gomorra, il film con la Gerini…. però la musica, come ho detto all’inizio, è la mia passione più grande e come tutte le passioni fanno anche soffrire. In ogni caso, devo dire che posso ritenermi molto fortunato perché sono dieci anni che faccio musica professionalmente anche se questa passione è iniziata all’età di nove anni. In dieci anni ho fatto 4 dischi, milioni di streaming, milioni di views, tanti live e tanti appuntamenti importanti. Ma quello che mi dà più soddisfazione è il mio pubblico… che ogni giorno, passo dopo passo, aumenta e soprattutto non mi abbandona in tutti i miei continui esperimenti».
Dal punto di vista musicale, pensi di aver raggiunto il sound che più ti rappresenta oppure, più semplicemente, ti reputi uno sperimentatore e non ti precludi in futuro di percorrere anche altre strade sonore?
«Bravissimo, mi piace questa definizione di “sperimentatore”, perché amo sperimentare. C’è chi fa pop, chi rock, chi rap, chi indie io faccio musica. Può piacere o no ma faccio sempre e solo musica e come detto non amo essere etichettato perché non ho un genere identificato come quelli detti sopra…per forza bisogna sempre etichettare un genere, un Mood, un momento… chi è musicista come me credo ami la musica e basta e quello che un determinato sound può ispirargli in un certo pezzo. Ma se vogliamo per forza darmi una connotazione, utilizzo il tuo termine e aggiungo “sperimentatore urban”».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica sino ad oggi?
«Mi piacciono queste tue domande perché mi danno la possibilità di esprimere concetti profondi .. non sono le solite domande sul disco, i brani, il video… La lezione principale che mi ha insegnato la musica è che si deve essere sempre convinti di ciò che si fa, restando fedeli alle proprie idee, senza guardare numeri e classifiche perché altrimenti se ne diventa schiavi e soprattutto che alla fine chi la dura la vince. Sempre».
Nico Donvito
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