Jacopo Sol: “Con Amici la realtà ha superato ciò che ho sempre sognato” – INTERVISTA

A tu per tu con Jacopo Sol per parlare del suo primo Ep “Dove finiscono i sogni?”, disponibile dal 23 maggio. La nostra intervista al cantautore pugliese che abbiamo seguito ad Amici 24

Tra i talenti più puri dell’ultima edizione di AmiciJacopo Sol si è distinto per carisma e trasporto. Il giovane cantautore pugliese ha pubblicato il suo primo Ep ufficiale, “Dove finiscono i sogni?”, disponibile per Island Records / Universal Music Italy dallo scorso 23 maggio. Un debutto che è anche una dichiarazione di intenti: sette tracce che raccontano senza filtri la sensibilità di un ventiduenne che ha scelto di mettersi a nudo attraverso la musica.

Brani come “Complici”, “Di tutti” ed “Estremo”, già presentati durante il percorso televisivo, hanno evidenziato una scrittura autentica, capace di trasformare il dolore e la fragilità in canzoni intime ma potenti. In “Dove finiscono i sogni?” convivono tenerezza e inquietudine, sogno e disillusione, tra cantautorato moderno, riflessi urban e un’identità vocale ben precisa.

Con questo lavoro, Jacopo Sol compie un primo, importante passo discografico, rimanendo fedele a sé stesso e offrendo al pubblico un progetto che non rincorre le mode, ma racconta con coraggio ciò che sente davvero. Ecco cosa ci ha raccontato.

Jacopo Sol racconta l’Ep “Dove finiscono i sogni?”, l’intervista

Quali riflessioni e stati d’animo hai voluto racchiudere in questo tuo biglietto da visita discografico?

«L’Ep parla di me a 360 gradi. Ci sono davvero tante sfaccettature e racconta il mio modo di pensare. Sono sempre stato una persona che sogna tanto e con l’esperienza di Amici ho avuto la sensazione che quello che stavo vivendo superasse ciò che avevo sempre sognato. Dentro ci sono la mia parte più dolce, come in “Bambini”, quella più sofferente come in “Ghiaccio” e quella più leggera, quasi spensierata, di “Estremo”. Volevo fosse un progetto reale, che mi rappresentasse del tutto».

Parliamo dei tre brani che il pubblico ha già conosciuto ad Amici: “Complici”, “Di tutti” ed “Estremo”. Quale senti che racchiude meglio l’anima dell’Ep?

«Domanda difficile, sono legato a tutti e tre. “Complici” e “Di tutti” forse sono più vissuti. Ti direi “Di tutti” perché mi emoziona tantissimo cantarlo. Racconta qualcosa di realmente accaduto e, anche dal punto di vista sonoro, non è un brano semplice. Sono stato felice nel vedere che, nonostante questo, sia arrivato e abbia toccato le persone».

“Quelli come me” apre l’Ep con una grande intensità. C’è questo amore “lui all’inferno, lei in paradiso”, poi quasi si invertono i ruoli. Una riflessione sulla fragilità, sull’errore, sull’umanità. Cosa volevi raccontare?

«Hai centrato il punto. Parla di un amore tormentato, come spesso mi è capitato. Ma soprattutto parla di me. C’è un identikit, un’analisi. Ho voluto rappresentare le persone che si sentono come me e questo è anche un po’ il centro della mia musica»

“Bambini” è una traccia molto evocativa. Che rapporto hai con la tua infanzia? E che bambino è stato Jacopo?

«Sono stato un bambino molto felice. A San Severo ho vissuto un’infanzia bellissima, circondato da amici e parenti. Ricordo momenti semplici e speciali: la neve che chiudeva le scuole, le dita arricciate dopo il mare… Ho voluto raccontare tutto questo. E l’ho legato a una persona che ti fa tornare bambino, che ti fa sentire così tanto al sicuro da riscoprire quella purezza. Non c’è nostalgia, ma tanta gratitudine».

Il tuo nome d’arte nasce proprio da un momento dell’infanzia: il primo accordo, il Sol maggiore. Ci racconti quella scena?

«Avevo otto anni e ho costretto mia madre a iscrivermi a un corso di chitarra. Ero piccolo, la chitarra era enorme e il Sol maggiore è stato appunto il primo accordo che ho imparato. È da lì che è cominciato tutto. Quel momento ha dato il via al mio percorso e per questo ho scelto il nome Jacopo Sol. È il simbolo dell’inizio».

“Ghiaccio” è forse la traccia più cruda. Ci porta in una relazione estrema, un’oscillazione continua tra luce e buio.

«Sì, “Ghiaccio” è una situazione estrema, piena di immagini forti ma reali. C’è tanto dolore. L’ho scritto con sincerità. Il sound mi rappresenta molto. E volevo che nell’EP ci fossero tutte le mie anime: quella più dolce e quella più tormentata. Sono tutte parte di me».

Nel 2023 ti abbiamo conosciuto a Sanremo Giovani con “Cose che non sai”, un brano sull’overthinking. Ascoltandoti oggi, sembra che tu abbia fatto pace con quei pensieri. È così?

«Sì, è così. Anche grazie ad Amici. Lì non potevo far altro che pensare tanto, farmi domande e arrivare a una nuova consapevolezza. Oggi mi sento più sereno. Ho una direzione più chiara. Ho capito che non bisogna fuggire dai pensieri, ma imparare a conviverci».

Cosa ti ha lasciato, di concreto, l’esperienza di Amici? Sia umanamente che artisticamente?

«A livello tecnico ho studiato tantissimo, mentre a livello umano ed emotivo ho vissuto una montagna russa. Ho scoperto altre parti di me, ho imparato chi sono e cosa voglio essere. Voglio tenermi stretta questa consapevolezza e non dimenticare chi sono».

Tra tutte le cover che hai cantato ad Amici, qual è quella che rende più soddisfatto?

«Senza dubbio “Hotel California”, per questo ho deciso di inserirla nel disco. Mi porta in un’altra dimensione, mi diverte e mi emoziona. Ma ho amato anche “Almeno tu nell’universo”. Studiare quei brani mi ha fatto scoprire la loro bellezza in profondità».

Hai affrontato grandi classici ma anche brani contemporanei. Pensi che la tua musica possa arrivare e unire persone di età diverse?

«È un mio obiettivo. Mi piacerebbe fare concerti con bambini, ragazzi, adulti. Raccontare qualcosa a tutti, in modo diverso. Ho sempre ascoltato musica di ogni epoca, e lo stesso cerco di fare nei miei pezzi».

E se potessi tornare a parlare col bambino che eri, cosa gli diresti? E, soprattutto, quale brano di questo Ep gli faresti ascoltare per primo?

«Gli direi di credere in quello che fa, di non tarparsi le ali. Gli direi di vivere la musica senza pensare a cosa funziona o no. E gli farei ascoltare “Complici”: il primo brano nato per questo Ep, quello in cui mi sono messo davvero a nudo. Gli direi: “Guarda, un giorno, insieme, arriveremo a fare questo. Quindi credici”».

Scritto da Nico Donvito
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