Jacopo Sol: “Voglio fare musica reale” – INTERVISTA
A tu per tu con Jacopo Sol, che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Luci spente”. La nostra intervista al giovane cantautore
Dopo l’esperienza ad Amici e il debutto discografico con l’Ep “Dove finiscono i sogni?“, Jacopo Sol inaugura una nuova fase del suo percorso artistico con “Luci spente”, un singolo intenso e personale uscito lo scorso 24 ottobre per Island Records.
Una ballad emozionale che segna il primo brano scritto da Jacopo dopo la scuola: un momento di verità, senza maschere, dove a parlare sono le fragilità, le paure e la voglia di essere finalmente sé stessi. Prodotto da Cripo e costruito a partire da un’idea al piano del compositore Emiliano Blangero, “Luci spente” rappresenta uno spartiacque: un brano che mette a nudo l’anima dell’artista e lo proietta verso nuove sonorità, sempre in bilico tra delicatezza e potenza emotiva.
In questa intervista, Jacopo Sol si racconta con sincerità, parlando del cambiamento interiore vissuto dopo Amici, del bisogno di scrivere per non avere paura e del desiderio, oggi più che mai, di fare musica vera, che arrivi dritta al cuore.
“Luci spente” arriva pochi mesi dopo il tuo Ep di debutto. Cosa rappresenta per te questo nuovo singolo, sia dal punto di vista artistico che umano?
«“Luci spente” rappresenta un momento di consapevolezza, sento che avevo bisogno di mostrare alle persone delle parti di me che non avevo ancora raccontato, e questo singolo mi ha dato la possibilità di farlo».
Hai dichiarato che “Luci spente” nasce in quel momento in cui restiamo spogli dalle maschere. Quanto hai dovuto scavare in profondità per raccontare questo stato d’animo?
«In realtà sono sempre stato una persona con difficoltà a scavare dentro le proprie insicurezze, ma in questo caso è successo tutto in modo molto naturale. L’esperienza ad Amici mi ha dato la possibilità di farmi delle domande che non mi ero mai posto e una volta uscito il processo di risposta è stato spontaneo, da questo è nata “Luci spente”».
Questo è il primo brano che hai scritto e che pubblichi dopo l’esperienza ad Amici. In che modo la scuola ha influenzato il tuo modo di scrivere e raccontarti?
«Sicuramente vivere per 6 mesi in un posto che ti aiuta a raccontarti mi ha insegnato tante cose, in primo luogo a non avere paura del giudizio della gente perché ci sarà sempre qualcuno che la pensa diversamente da te. Inoltre la scuola mi ha aiutato ad avere più consapevolezza su quello che sono e su quello che voglio trasmettere alle persone».
Nei tuoi brani c’è sempre una grande attenzione all’equilibrio tra fragilità e forza. È qualcosa che ti viene fuori consapevolmente o è un flusso naturale?
«È il modo in cui ho sempre vissuto tutti gli eventi che sono capitati nella mia vita, vivo in un equilibrio tra forza e fragilità da sempre: mi è sempre venuto più facile nella vita di tutti i giorni mostrarmi forte e tranquillo e non sono riuscito a esternare la mia parte più fragile per molto tempo, fino a quando non ho capito il ruolo che potessero avere la musica e la scrittura. Quando mi sono reso conto che l’unico modo in cui riuscivo a non avere paura di dire quello che davvero provavo era fare musica è stato tutto più semplice: ogni mio pezzo è un flusso naturale, cerco sempre di non forzare niente».
Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato in studio sulla ricerca del sound di “Luci spente”?
«La produzione nasce da un giro di piano fatto emiliano Blangero, un musicista incredibile, successivamente il mio produttore Cripo ha fatto un lavoro di produzione aggiungendo anche degli elementi elettronici e rendendo il brano oltre che introspettivo anche pungente in alcune parti (come nello special), alla fine io ci ho aggiunto delle chitarre elettriche».
Per concludere, in che direzione senti stia andando la tua musica?
«Con la fine del tour si è chiuso un viaggio bellissimo ma se ne è aperto uno nuovo: sto scrivendo tantissima musica nuova e infatti non ho potuto fare a meno di suonare qualche spoiler durante i live. Il mio obiettivo ora è solo quello di fare musica reale, sentita e che faccia provare qualcosa. Sto scrivendo su tanti generi diversi: rock, pop, blues… mi sento cresciuto e non vedo l’ora di farlo vedere a tutti».