James Senese: addio alla leggenda del sax, voce e anima di Napoli

James Senese

Si è spento a 80 anni uno dei più grandi protagonisti della musica italiana: pioniere del Neapolitan Power, James Senese ha trasformato la rabbia e la poesia partenopea in un suono universale

La musica italiana e napoletana perde una delle sue anime più potenti, autentiche e rivoluzionarie. È morto oggi, mercoledì 29 ottobre, James Senese, sassofonista, cantante e compositore, padre del Neapolitan Power e figura chiave della musica italiana degli ultimi cinquant’anni. Aveva 80 anni.

Ricoverato dal 25 settembre all’Ospedale Cardarelli di Napoli per una grave infezione polmonare, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni, fino al decesso avvenuto questa mattina.

James Senese, abile interprete del suono di una città

Nato nel 1945 nel quartiere di Miano da madre napoletana e padre afroamericano, Gaetano Senese, in arte James, ha saputo portare in musica la complessità delle sue radici e l’anima di una città spesso dimenticata. «Il mio sax racconta la gioia e il dolore di una vita vissuta a Napoli», amava dire. E in effetti, il suo suono era un fiume impetuoso di groove, rabbia, poesia, lotta e libertà.

Senese ha tracciato un percorso unico, mescolando jazzfunksoul e rock mediterraneo, con testi che parlavano di emarginazione, braccianti, migrazione e dignità, spesso in dialetto napoletano. Con Mario Musella, suo grande amico, fondò gli Showmen negli anni Sessanta, portando per la prima volta in Italia il soul cantato con accento del Sud. Ma è con i Napoli Centrale, fondati nel 1974 con Franco Del Prete, che Senese definisce la propria rivoluzione: unire il jazz elettrico americano al vissuto partenopeo, con album come “Napoli Centrale”, “Mattanza” e “Qualcosa ca nu’ mmore” diventati veri e propri manifesti del movimento.

Il Neapolitan Power fu molto più di una corrente musicale: fu una presa di parola collettiva, una forma di riscatto identitario. James Senese, insieme a Pino DanieleTullio De PiscopoEnzo AvitabileJoe Amoruso e altri, creò un linguaggio che permise a Napoli di dialogare con il mondo.

Nel 1990, al leggendario Apollo Theater di New York, venne acclamato come “Brother in Soul”, appellativo che sottolineava l’intensità spirituale del suo suono. Eppure, non ha mai voluto abbandonare Napoli, nemmeno nei momenti più duri: «Napoli è la mia radice e la mia condanna. Da qui vengo, qui voglio restare».

Il sodalizio con Pino Daniele è stato uno dei più importanti della musica italiana: insieme a De Piscopo, Zurzolo, Vitolo e Amoruso hanno dato vita a “Vai mò” e a un suono che ha fatto scuola. «Con Pino eravamo sulla stessa onda – raccontava – lui scriveva, noi dipingevamo la sua tela».

Addio a James Senese, l’eredità e i messaggi di cordoglio

Anche negli ultimi anni, Senese non ha mai smesso di suonare. Nel 2016 ha vinto la Targa Tenco per l’album “O sanghe“, e nel 2025 ha pubblicato “Chest nun è ‘a terra mia“, considerato il suo testamento artistico. Fino all’ultimo, ha portato il suo sax nei club, nei teatri, sui palchi di tutta Italia, continuando a trasmettere un’urgenza musicale e civile rara.

A rendergli omaggio in queste ore amici e colleghi. Enzo Avitabile, fraterno compagno d’arte, ha scritto: «Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un grazie! Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico. Per sempre».

Anche Clementino, legato a Senese da profonda stima, ha postato una foto insieme e un messaggio commosso: «Ciao Maestro James. Grazie per tutto quello che ci hai insegnato. Fai buon viaggio e salutami a Zio Pino».

Con la scomparsa di James Senese si chiude una delle pagine più autentiche della musica italiana. Il suo sax non era solo uno strumento: era una voce che gridava giustizia, appartenenza, verità. Un Coltrane napoletano, come lo ha definito Avitabile. Un artista che ha saputo raccontare Napoli al mondo senza mai tradirla, trasformando il dolore in bellezza, il margine in centro, il dialetto in poesia.

Scritto da Nico Donvito
Parliamo di: