Il primo singolo dell’artista si chiama “Mondo Morbido” e conquista per due settimane consecutive il primo posto nelle classifiche radiofoniche pubblicate da Rockol.it e RepubblicaXL, come brano esordiente più trasmesso in ItalIl primo singolo dell’artista si chiama “Mondo Morbido” e conquista per due settimane consecutive il primo posto nelle classifiche radiofoniche pubblicate da Rockol.it e RepubblicaXL, come brano esordiente più trasmesso in Italia. Il 24 ottobre 2014 esce il secondo singolo “Vita vera”, l’anteprima del video viene pubblicata sul sito ufficiale di MTV
Nel 2015, Jo M viene notato dalla Tillie Records di Simona Virlinzi mentre a novembre esce il quarto singolo “Da un pensiero” con la produzione artistica di Roberto Vernetti e gli arrangiamenti per l’orchestra di Fabio Gurian. Ottobre 2016, il brano “L’uragano non ci prende” viene selezionato tra i 60 candidati per il festival di Sanremo sezione nuove proposte.
Recensiamo Musica ha avuto il piacere di intervistarlo.
R: Diciamo che nulla sarebbe nato se non avessi avuto esperienze. Ho sempre suonato e fatto musica quindi riuscirei a produrre qualcosa anche solo per il gusto di farlo, non per forza attraverso vita vissuta ma questo disco è un documento di esperienze particolari, da cui deriva anche il titolo.
D: Come nasce “L’Uragano non ci prende”?
R: È nato molto velocemente, avevo una grande esigenza di scrivere delle cose poi le riascoltavo e mi stupivo del fatto che le avessi scritte. Trasformo le emozioni da negative in qualcosa di positivo e pieno di vita.
D: Nel pezzo ti vediamo anche cimentarti con una parte simil-rap. Come è venuta fuori? Fa parte della tua cultura?
R: Non si può definire esattamente rap, è una metrica creativa. Questo tipo di musica non fa parte della mia cultura però ho iniziato suonando la batteria avvicinandomi ai concetti di accento e ritmo e questo può assomigliare ad un rap ma non è così. Però è un effetto molto apprezzabile.
D: Quali sono le tue ispirazioni musicali principali?
R: Non mi sono affezionato a nessuno in particolare, sono stato influenzato un po’ da tutto quello che ho ascoltato, tutto il caos musicale che mi ha circondato.
D: Quanto è importante la scrittura per un artista?
R: Non posso essere obiettivo facendo anche io parte del popolo scrivente però posso dire che il cantautore è come se fosse un agriturismo della musica perché viene tutto prodotto in casa e buttato direttamente in pasto al consumatore. È un interprete che pensa e che scrive, cosa molto importante. Nonostante ciò non sono assolutamente contro coloro che non scrivono purché sappiano dare una propria personalità al pezzo rendendolo unico.
D: Quale pezzo del disco consiglieresti a qualcuno per far conoscere la tua musica?
R: È una fase continua, al momento sarebbe il singolo di apertura “L’uragano non ci prende”.
D: Quale canzone della musica italiana avresti voluto scrivere?
D: Cosa pensi del mondo dei talent?
R: Io sarei totalmente fuori luogo in un talent, non ci sarebbe spazio per persone come me, non vedo di certo artisti come Dalla e Jovanotti uscire fuori da uno di questi programmi però è indubbio che abbiano partorito anche diverse cose interessanti.
D: Si può nel 2017 vivere della propria musica?
R: Certo che si può vivere di musica ma non è affatto una passeggiata. Servono diversi ingredienti: produzioni ben fatte, una buona presentazione del proprio lavoro e puntare tantissimo sui live. Per i giovani artisti è difficilissimo se non impossibile, anche se oggi fare musica è diventato più “facile” grazie anche al mondo del web dove si può trovare una buona fetta di pubblico.
D: Che consiglio daresti ad un giovane emergente?
R: Puntare tutte le proprie risorse sulla promozione, perché è importantissimo farsi conoscere. Ovviamente do per scontato che tu abbia qualcosa da dire, altrimenti si perde il senso stesso di fare musica. Una volta fatto questo si possono cercare anche strade non convenzionali come appunto il web e, di conseguenza, studiare tantissimo web marketing perché al giorno d’oggi devi sapere ancora di più come venderti nell’era digitale.
Nicolò Giusti
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