venerdì 22 Novembre 2024

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“La libertà è (ancora) sacra come il pane”, Fabrizio Moro torna live a Milano – RECENSIONE CONCERTO

Il cantautore arriva a Milano dopo le tre date romane della scorsa settimana

Ore 21.15. Siamo a Milano, il pubblico c’è. Il palco è praticamente vuoto: un paio di chitarre, un pianoforte e una bottiglia di vino da stappare. Fabrizio Moro sale sul palco del Carroponte per il suo tour estivo Canzoni nella stanza – percorso unplugged con il sorriso stampato il faccia. “È banale da dire, ma mi siete mancati tanto”, lo ripeterà più volte, tra una canzone e l’altra, in questa formazione ridotta all’osso che prevede al suo fianco Danilo Molinari alla chitarra e il fedele maestro Claudio Junior Bielli al pianoforte. Moro torna a Milano dopo la tripla data romana e a due anni di distanza dal suo primo Forum di Assago.

Le canzoni in scaletta sono spogliate e proposte in una nuova veste acustica e intima. Moro stavolta sceglie di non saltellare da una parte all’altra del palco, come accade di consueto nei suoi spettacoli, ma imbraccia la sua chitarra acustica e canta a pieni polmoni davanti a un pubblico voglioso di provare (di nuovo) emozioni. Si parte con la potenza di Libero e poi pian piano vengono sparate tutte le cartucce che il buon Fabrizio ha accumulato in oltre vent’anni di carriera. C’è spazio anche per qualche chicca, come il brano Respiro, scritto nel 2011 per il programma Sbarre che lo stesso cantautore ha condotto su Rai 2. “Ho capito quanto è importante respirare la libertà, cosa che non deve essere mai banalizzata”.

Col passare dei minuti e delle canzoni, si crea un atmosfera sempre più intima e allo stesso tempo sempre più intensa. Al netto dei più grandi successi come L’eternità, Eppure mi hai cambiato la vita, Portami via, Pensa e Il senso di ogni cosa, l’apice emotivo lo si raggiunge con la forza di Sangue nelle vene e soprattutto con Acqua, gioiello nascosto che raramente Moro ha proposto live, ma che sembra scritta apposta per questo tour. Il cantautore a questo punto appoggia la chitarra e si siede davanti al suo pubblico che canta con lui, dove dice di sentirsi protetto. Momento toccante è anche l’esecuzione di Filo d’erba, brano che l’artista romano ha scritto pensando al figlio Libero, rivedendosi in lui. “Rivedo un piccolo Fabrizio, incosciente del mondo, e questo mi spaventa”, racconta nel brano che si chiude con un augurio speciale: “crescere non è facile… ma non devi avere mai paura”. 

La paura, Fabrizio Moro, in questi mesi difficile dove ha cercato di impegnarsi anche attività extra musicali come l’esperienza da regista nel film Ghiaccio, ha imparato a non nasconderla più. “So che è stato difficile, ma essere qui vuol dire tantissimo – ripete – siete degli eroi”. La chiusura del concerto viene affidata alle note di Parole rumori e anni, prima di regalare al pubblico Portami via e salutarlo con Pace. C’è tempo anche per un bis fuori scaletta, ma acclamato da tutto il pubblico. “Rifacciamo questa, dai”. Parte Libero e i fan milanesi hanno così l’occasione di nuovo di poter abbracciare virtualmente Fabrizio. Un’ora e quarantacinque minuti di musica suonata, senza pause. Non l’aveva mai fatto così, senza momenti rock e schitarrate violente, ma Moro dimostra di avere l’esperienza e la forza per regalare al pubblico uno spettacolo intenso e ben pensato in ogni sua nota. In attesa di un tour dove potersi di nuovo scatenare, che arriverà quasi sicuramente nel 2022 dopo il nuovo album di inediti al quale il cantautore è già al lavoro, Canzoni nella stanza supera la prova milanese con merito.