giovedì, Marzo 28, 2024

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La ripartenza, l’anima dell’uomo ed Anna Oxa – Pensieri confusi sul futuro

L’invito ad andare avanti ripartendo da sè

Qualche giorno fa vi avevo deliziato (o annoiato, dipende se avete compreso o meno il messaggio) con dei pensieri confusi su quelli che tutti, in queste settimane, ci stanno proiettando davanti come il futuro che ci vedrà nuovamente protagonisti come esseri umani migliori di quelli che eravamo.

Lo avevo fatto sfruttando, ovviamente, una canzone che secondo me ben rappresentava quel mio flusso di coscienza notturno, ‘L’America non c’è’ di Anna Oxa. Un brano che, come vi dicevo (qui per recuperare l’articolo), cela tra i propri versi esattamente il pensiero che mi attanagliava in quei giorni: il fatto che tutti abbiamo il diritto di sognare la nostra America, il nostro domani migliore, ma che non è detto che, in realtà, questo esista davvero e che, se invece fosse reale, questo spazio angelico vada conquistato con la conoscenza di sé per giungere alla piena realizzazione di ciò che banalmente definiamo “migliore”. Perché, d’altronde, per andare occorre sapere da dove si parte.

Nel secondo capitolo di questa mia trilogia di pensieri confusi sul futuro ho scelto di continuare la narrazione appoggiandomi, ancora una volta, ad un brano della Oxa (e lo farò, poi, anche per il capitolo conclusivo di questa saga). Non lo faccio a caso ma lo faccio perché da sempre è lei l’interprete musicale italiana che meglio di chiunque altro incarna l’attesa per il domani, la ricerca delle nuove frontiere, la trasformazione, il divenire, l’abbattimento dei dogmi del pensiero presente per la costruzione dei nuovi stilemi di domani.

Dicevo del partire, dell’andare verso un futuro tutto da costruire e da determinare con coraggio, senso dell’avventura e voglia di conoscersi per conoscere. Dicevo di una canzone capace di raccontare tutto questo e non potevo che scegliere quella La mia anima d’uomo che nell’ultima comparsa sanremese di Anna Oxa (finora, si spera) metteva in luce proprio questo senso di scoprire il domani e di costruirlo nuovo, diverso e migliore partendo dal proprio io piuttosto che dagli altri. Conoscersi per conoscere, migliorarsi per migliorare per l’appunto.

https://www.facebook.com/333oxa/videos/350622508932356/

Si riparte da un punto, da una linea qualunque e non serve una meta né una stella cometa” recitava esordendo il testo del brano firmato oltre che dalla stessa Oxa anche da Lorenzo Imerico e Roberto Pacco su di una melodia crescente capace di coinvolgere l’orchestrazione intera costruendo un travolgente gioco d’archi che ne esaltavano l’intera struttura arzigogolandola attorno alla voce che si fa portatrice di un messaggio. Ed il messaggio, in questo caso, è proprio quello dell’andare, del ripartire prendendo come nuovo inizio quel punto dal quale ogni cosa del nostro domani trarrà origine lasciandosi il proprio passato alle spalle (“senza scuse o retaggi“). E per questa ripartenza, nuova e sorprendente, spazio al coraggio, all’intraprendenza e alla voglia di scoprire senza essere guidati o consigliati da un punto d’arrivo prestabilito o da un regime di pensiero che detti i nostri passi. Il futuro è lì, davanti a noi, e come un’orizzonte libero, quell’orizzonte che nasconde l’America sognata, ci invita a farsi scoprire senza barriere alcune, senza limiti imposti, senza ostacoli da aggirare. Finalmente l’uomo, nella sua dimensione più individuale, può essere libero, libero davvero, di costruirsi il proprio domani azzerando tutto e ripartendo da sé.

Ci lasciamo alle spalle un “assurdo deserto in un finto mercato rionale” e ci dirigiamo là, verso quel domani che tutti ci stiamo augurando in questi giorni, provando ad immaginarlo secondo i nostri ideali più veri. Il nostro oggi “dove tutto ci sembra diverso, dove tutto è patetico e uguale” ci abbandona e ci libera metaforicamente dalle catene che, fino a poco prima, ci tenevano prigionieri di una realtà divenuta troppo più grande di noi.

“Si riparte da adesso, o per mare o per terra, costeggiando pensieri, scavalcando binari, o per terra o per cielo” il tutto per ricercare una nuova casa, un nuovo mondo e una nuova società pronta ad accoglierci e a ricostruirsi partendo dalle proprie ceneri ed elevandosi, finalmente, più in alto. E allora andiamo, prendiamoci quel “sogno più vero” che ci aspetta e che per ora abita soltanto nelle nostre menti ma che abbiamo il diritto di conquistare e di fare nostro oggi più che mai. Oggi che abbiamo finalmente la possibilità di ripartire davvero. Oggi che si parla tanto di riapertura. Facciamo sì che il mondo non riapra le porte della vecchia stanza ma abbia quel coraggio di andare oltre, di fare un salto nel vuoto verso quel domani che ci risulta essere ancora “una favola vuota che ti mostra la sua copertina” con su scritto: futuro. Ed è un futuro tutto da scrivere se davvero l’uomo avrà il coraggio di rischiare, di comprendersi e di andare alla riscoperta di quella “mia anima d’uomo”  che ancora una volta ci può ispirare nella svelamento del velo di Maya che nasconde, sin dalle origini, quel capolavoro che è la nostra vita.

E allora andiamo. Al di là dell’orizzonte c’è la nostra America da costruire e da scoprire ma per raggiungerla avremmo bisogno, questa volta più che mai, di ripartire nel senso più profondo della parola. Ricominciare da capo è possibile, l’uomo lo può scegliere nel proprio io!

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.