venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

La Scapigliatura: “Fare musica è un laboratorio culturale, sociale e politico” – INTERVISTA

Intervista al duo cremonese, fuori dallo scorso 26 novembre con il nuovo album intitolato “Coolturale

Un manifesto sociale ed estetico, questo e molto altro ancora è Coolturale, il secondo progetto discografico di Jacopo e Niccolò Bodini, in arte La Scapigliatura. In questo lavoro ritroviamo la loro cifra stilistica: dalla melodia alla scrittura all’italiana, passando per il pop francese e l’elettronica berlinese. Un’evoluzione onesta e coerente, figlia di riflessioni e citazioni importanti. A pochi mesi dalla nostra precedente intervista, ritroviamo il duo cremonese per approfondire la conoscenza della loro nuova musica.

Ciao Jacopo e ciao Niccolò, bentrovati. Partiamo da “Coolturale”, a cosa si deve la scelta di questo titolo così curioso?

«Il titolo è nato da una maglietta di un ragazzo che abbiamo incontrato dopo un nostro concerto, c’era scritto: “il problema è culturale”. Successivamente abbiamo entrambi approfondito questo argomento, concentrandosi sull’evoluzione della cultura, da un lato concepita in maniera noiosa e dall’altro intesa come fenomeno di tendenza legata a certi stereotipi. Abbiamo ragionato su questo concetto un po’ ambivalente, sulla trasformazione del mondo della cultura».

Quali skills artistiche pensate di aver acquisito rispetto al vostro precedente e omonimo disco rilasciato nel 2015?

«Sicuramente il disco precedente rappresentava il nostro modo di suonare, con gli strumenti tradizionali in mano. Avendo girato parecchio e realizzato tantissimi concerti, alla fine ci siamo resi conto l’elettronica poteva essere usata a nostro vantaggio, una soluzione utile per replicare un sound completo e che ci permettesse di suonare in due. Col tempo i nostri ascolti si sono arricchiti. Diciamo pure che si è trattata di un’esigenza, ma anche e soprattutto di un piacere, che ci ha permesso di trovare una quadra sperimentando suoni che ci affascinavano tantissimo e che ci hanno letteralmente pervaso».

Per concludere, a proposito di vita e di filosofia, la vostra musica offre sempre un sacco di spunti concettuali sull’era contemporanea. Quali domande e quali risposte vi ponete nel quotidiano? Quali sono le riflessioni più importanti che hanno ispirato le tracce di questo disco?

«Sicuramente tante, noi le cataloghiamo in tre influenze principali, a partire dalle città, perchè ci sono un sacco di canzoni che parlano di luoghi in cui abbiamo vissuto. Poi ci sono i sentimenti, sempre abbastanza presenti, intesi anche come occasione di incontro con gli altri. Infine, il terzo tema è quello delle canzoni-autoriflessive, ci siamo chiesti che senso ha fare canzoni oggi. Dopo aver fatto già un disco e averlo portato in giro, questa domanda ci si è posta davanti. Fare musica è un laboratorio culturale, sociale e politico. Ascoltiamo ogni giorno quintalate di musica, molte playlist sono create da un algoritmo e tutto questo riflette la direzione dell’attuale società».

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.