Dopo la pubblicazione del nuovo album della band, Colore alieno, Mattia Del Forno ci racconta il nuovo progetto
Allora Mattia, partiamo dal fatto che “Colore alieno” è un album che arriva a 9 anni di distanza dal precedente progetto: non è un tempo così abituale nel panorama discografico italiano d’oggi giorno. Che cosa è successo in questo intervallo di tempo nel vostro percorso e nella vostra musica?
<<Si, certo 9 anni sono un periodo lungo ma non sono stati anni in cui siamo stati fermi: abbiamo collaborato in molti progetti soprattutto al fianco di Ron con il quale abbiamo scritto molti brani e con il quale siamo in tour da ormai tre anni. Ormai due anni fa abbiamo iniziato a produrre il suo album, La forza di dire si, che è stato un “colossal” nella produzione che è durata quasi sei mesi. Contemporaneamente, ovviamente, abbiamo continuato a metter da parte e a scrivere brani nostri ma, attualmente, la parte più difficile è proprio promozionare adeguatamente la propria musica. E’ per questo che cercavamo un’occasione importante per presentare questo nostro progetto e per questo abbiamo atteso il decennale della band, ricorso il dicembre scorso, per il quale abbiamo fatto uscire un primo singolo e festeggiato con due concerti molto importanti a Roma e Milano>>.
All’interno di questo album dunque sono confluiti diversi momenti anche dal punto di vista della scrittura immagino
<<Si, ci sono brani composti anche diversi anni fa in Texas dove, nel 2012, siamo andati a fare un viaggio musicale (e non) e dove abbiamo scritto diverse tracce del disco che, poi, abbiamo concluso in Italia. Essendo, poi, particolarmente perfezionisti abbiamo lavorato parecchio alla stesura definitiva che, alla fine, è arrivata quasi come se fosse una liberazione. Ci sono, però, già tante altre tracce pronte per evitare di dover aspettare ancora altri 9 anni. La cosa importante è che questo album è un disco del quale siamo molto orgogliosi arrivato dopo un periodo di lavoro rilassato>>.
A proposito di anni, ovviamente, in tutto questo tempo il panorama musicale è cambiato moltissimo anche a livello di suono: come si colloca questo vostro di disco all’interno di questo universo musicale che oggi strizza l’occhio all’electropop e alle tendenze urban?
<<Noi siamo sempre stati una mosca bianca nel panorama pop italiano perchè abbiamo sempre creduto, e continuiamo a credere, in quello che ci rende unici a livello di suoni e arrangiamenti. Abbiamo sempre tentato di non omologarci al suono più commerciale ma non perchè volevamo essere per forza “alternativi” ma perchè, per noi, la musica è un qualcosa di talmente vasto che è un errore non permettere a ciascuno di dare spazio alle proprie idee. L’essere, forse, così lontani dalle tendenze c’ha messo probabilmente non sempre in posizioni favorevoli rispetto a radio o case discografiche ma tutto ciò non ci ha mai obbligato ad una qualche forma di reverenza per poterci garantire qualcosa con più facilità: questo ci da gioia e ci fa sentire bene. La nostra forza è sempre stata quella di non snaturarci e continueremo sempre a farlo. E poi, sinceramente, vedo che negli ultimi tempi rispetto a questo electropop sono in atto dei cambiamenti: la gente riconosce una sincerità e la premia prima o poi>>.
Nel presentare questo progetto hai usato un’espressione che mi ha colpito particolarmente. Hai detto che questo disco prende il nome da due diverse tracce e ti soffermavi poi a riflettere sul concetto di “alienazione” dicendo che è merito/colpa di ciò se “siamo arrivati a questa società”. Ecco, dove ci ha portato concretamente l’alienazione?
<<Ci ha portato sicuramente all’omologazione e al fatto voler emulare a tutti i costi dei canoni. Tramite i social abbiamo tutti l’opportunità, malata a mio avviso, di poter dare un giudizio su tutto senza nemmeno comprendere davvero ciò che si sta andando a criticare. Mi spiace sempre vedere come chiunque si permette di criticare da una tastiera chi ha il coraggio e la forza di creare e portare avanti un progetto: fare dell’aggressività verbale il proprio status vivendi è un qualcosa che mi tocca sempre particolarmente. Bisognerebbe, a mio avviso, ritrovare la curiosità nel riscoprire le cose più semplici davanti a cui sorprendersi per trovare una meraviglia in ogni dettaglio: questo è l’alieno di oggi. Noi ci vogliamo provare attraverso la musica senza badare al mercato ma guardando alla bellezza di una nota o di una parola che, ormai, quasi nessuno guarda più>>.
Cosa consigli ai giovani e alla nuova generazione, dunque?
<<Mi sono confrontato con tanti ragazzi che magari studiano canto e che vogliono prima o poi andare a fare il provino per il talent della situazione ma che dimenticano quanto, in realtà, sia più importante suonare prima dal vivo, migliorarsi e farsi le ossa anche perchè poi quando arriveranno i primi inevitabili “no” non si può cadere in depressione e andare dallo psicologo per curarsi. Ho visto tanti ragazzi talentuosi distrutti da certi tipi di meccanismi e per questo ci riteniamo molto fortunati ad aver iniziato a suonare quando tutto ciò non succedeva ed esistevano soltanto i locali con 15-20 persone disinteressati a guardarti. Bisognerebbe tornare a dare importanza ad imparare a suonare uno strumento, ad esibirsi dal vivo, allo scrivere canzoni su canzoni>>.
Anche qui torna sicuramente quel concetto di alienazione che, nella filosofia contemporanea, Hegel ha definito come l’uscire fuori da se stessi per tornare a un qualcosa che si è stati e che ora non si è più
<<Esattamente, è proprio questo quello che intendo>>.
Dal punto di vista dei live avete già in programma qualcosa per la promozione di questo album?
<<Si stiamo programmando un bello spettacolo per la prossima primavera anche perchè una band come noi che nasce suonando dal vivo non prescindere dal live. Stiamo programmando due date a Roma e a Milano e vogliamo, anche in questo caso, dare un senso importante e non scontato a questi appuntamenti. Un concerto per noi deve essere una festa imperdibile ed indimenticabile sia per noi che per la gente che viene a vederci>>.
A proposito di band quanto è difficile rimanere insieme malgrado un periodo così lungo? Mi viene da pensare, ad esempio, ai Negramaro che qualche settimana fa hanno raccontato come effettivamente anche loro siano stati ad un passo dallo sciogliersi
<<In tutte le band si vivono quei momenti difficili in cui risulta difficile mettere insieme i pensieri e le opinioni di 4 o 5 persone. Si va avanti e si superano questi attimi trovando l’energia necessaria dal gruppo stesso, dagli altri componenti e dall’amicizia che lega per forza di cose le persone che condividono così tanto tempo insieme. Noi da questo punto di vista siamo molto fortunati perchè siamo sempre stati uniti tra noi. Quando ho letto l’intervista fatta a Giuliano mi ci sono molto riconosciuto e sono stato felice di poter ascoltare oggi un nuovo album dei Negramaro che mi piacciono tantissimo musicalmente ma anche personalmente per il modo di pensare>>.
Hai in programma di tornare a scrivere in un futuro prossimo per un altro artista come hai fatto in questi anni per Ron?
<<Mi piace scrivere a prescindere per cui se dovessi capire che un brano non è adatto a me lo potrei proporre sicuramente a qualcun altro. Ho avuto tante proposte nel corso degli anni di scrivere per qualche giovane ragazzo ma deve arrivarmi anche l’idea di voler accompagnare con le mie parole quella figura. Con Ron è stato così e da lui ho imparato tantissimo riuscendo a crescere. Rimango comunque aperto a questa prospettiva senza essere eccessivamente geloso dei miei brani perchè non è vero che tutti possono cantare tutto>>.
Ilario Luisetto
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