Come i testi delle canzoni hanno raccontato il tema dell’appuntamento
C’è un ‘prima’ e un ‘dopo’, sempre; anzi, certe volte. In questo caso, sarebbe più opportuno dire, forse. Un appuntamento può essere, infatti, unico e irripetibile e diventare un vero e proprio spartiacque nella vita di chi si incontra; può essere l’inizio di un nuovo capitolo o la fine, in cui si scorrerà l’indice delle motivazioni che l’hanno determinata. Nei testi della musica italiana, compare poche volte questa tematica, quasi un appuntamento mancato con le varie declinazioni che potrebbe avere la parola, e quando viene trattato, spesso, si tratta del tradizionale incontro amoroso. Il ‘prima’ di un appuntamento è come un grande campo di ansia e batticuore, che prevede la cura di certi dettagli, che potremmo definire ‘intimi’.
Se Max Pezzali si sofferma sul “deodorante appena preso che fa molto chic Appuntamento alle nove e mezza ma io Per non fare tardi forse ho cannato da Dio”, Gigi D’Alessio arricchisce il rituale preparatorio, “una bella doccia calda Scelgo la camicia e il maglione Metto questo pantalone Primo appuntamento a cena Sto sudando per l’emozione Meglio esser puntuale Ecco arriva lei La vedo un bacio e poi mi siedo”. Incanto che si realizza? O andrà a finire come per Ornella Vanoni, che “ho sbagliato tante volte ormai che lo so già Che oggi quasi certamente Sto sbagliando su di te Ma una volta in più che cosa può cambiare Nella vita mia. Accettare questo strano appuntamento È stata una pazzia”.
Non si dà per vinta Loretta Goggi, pronta a farci sapere che “e intanto invento il mio prossimo amore Gli do appuntamento e già un po’ me lo sento A un passo dal cuore”. Per lei, non si tratta del classico proverbio <morto un Papa se ne fa un altro>, perché nutre una speranza di miglioramento, che le fa cantare “sarà più grande, il mio prossimo amore Sarà notti chiare che pochi conoscono Che importa il nome che avrà quando e come sarà Sarà più grande, il mio prossimo amore Ci passo le ore anche quando non passano”. Gli appuntamenti con l’amore la portano a stringere un rapporto, più adulto e maturo, con chi le sarà accanto, per cui “se la prima volta era un re ora è quello che è Ma assomiglia un po’ a me”.
E se la vita dovesse separare chi si ama? Ci consolino le parole schiette e sincere di Federica Carta “avrò cura del tuo ricordo Il mio riparo se crolla il mondo Quando gira tutto e non afferro niente, e un posto non c’è Io ti sento da qualche parte Ma ti perdo continuamente”. In fondo, “non c’è niente che duri tanto Ho un appuntamento con il tuo sorriso Ma il posto qual è Mi devi ancora un giorno Almeno dammi un segno Dove sei, dove sei Che mi manchi da sempre”. Ce lo racconta Peter White, “e i semafori sono le stelle di chi ha perso la sua fantasia e non alza mai gli occhi al cielo per il peso della nostalgia”; per questo, “ci diamo appuntamento e poi finiamo nudi vestiti sul parquet le ombre sopra i muri e fuori poi si gela ma noi restiamo nudi vestiti sul parquet le ombre sopra i muri”.
Di grande effetto, l’uso dell’antitesi “nudi vestiti” che, accostando due aggettivi opposti, rafforza l’intensità di un incontro fra chi si ama e si manca nello spazio e nel tempo. Quello spazio e quel tempo tanto caro a Francesco Gabbani, quando canta l’importanza delle piccole cose nella vita quotidiana, dove “nella confusione Miliardi di persone” si chiedono cos’è l’istante da vivere: “è solo una follia Un salto nel vento Un’ora nello spazio Un punto nel tempo È un giorno che va via Un appuntamento Un battito perpetuo Che dura un momento”. E come in un cerchio che si chiude, soltanto in apparenza, impariamo da Marco Masini che “in questa vita che ha fretta Di vivere (…) Se ti accontenti di te”, il senso “è tutto qua… è qua È come un appuntamento Con la casualità Vivere cadere vivere e rialzarsi vivere Ricominciare”, dandoci l’occasione per nuovi, impensabili, appuntamenti e correndo anche qualche rischio, fuori dalla solita routine.
Così esposti e predisposti, potremmo ipotizzare con gli Ex-Otago, “avrei un appuntamento In capo al mondo Ma mi sono perso Da qui non me ne vado Io resto qua nascosto Io entro in letargo Scusami ritardo, non so se arrivo Facciamo un altro giorno (…) In ufficio, in comune Una vita così non vale Il tempo è fuggito ed è sempre latitante Passo col rosso Andate all’inferno Non mi avete convinto, no Avrei un appuntamento In capo al mondo Ma sono già stanco”.
Francesco Penta
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