A tu per tu con l’artista pescarese, in uscita radiofonica con il nuovo singolo intitolato “Macerie“
A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo Laura Ciriaco in occasione della pubblicazione del nuovo singolo “Macerie”. Il brano, composto a sei mani con Stefano Paviani e Andrea Tripodi, inneggia la forza del popolo aquilano, a dieci anni di distanza dal violento terremoto del 6 Aprile 2009, una data che l’Abruzzo e l’Italia intera non dimenticano facilmente. Nonostante la tematica, non si tratta affatto di un pezzo triste, bensì rappresenta una sorta di invito a rialzarsi dopo le cadute, a reagire, a saper disinfettare le varie ed eventuali “sbucciature della vita”. Ringraziando Radio Marconi per l’ospitalità, vi proponiamo la nostra intervista alla giovane e talentuosa cantautrice.
Ciao Laura, bentrovata su RecensiamoMusica. L’ultima volta che ci siamo sentiti telefonicamente, alla vigilia di Sanremo Giovani, ci siamo lasciati con la promessa di risentirci in occasione del lancio di un tuo nuovo progetto discografico, per far sì che a rispondere sia sempre e soltanto la musica. Detto questo, promessa mantenuta, siamo qui per parlare di “Macerie”, che significato ha per te questo tuo nuovo singolo?
«Per me è un brano molto importante perché racconta un’esperienza vissuta da me e dalla mia regione, l’Abruzzo ed è uscito il 6 aprile 2019, a dieci anni di distanza dal sisma. Ho voluto rendere omaggio alla forza delle persone, pur raccontando una vicenda triste ho cercato di sottolineare il prezioso valore della speranza. Dal punto di vista sonoro mi sono trovata perfettamente a mio agio, Andrea Tripodi (che ha curato gli arrangiamenti, ndr) ha saputo trovare la giusta connessione tra quello che volevamo dire e il modo in cui avevamo intenzione di affrontare questo delicato argomento. Non abbandoniamo la classicità del sound, seppur rivolgiamo uno sguardo al moderno, per cui sono molto contenta di poter lavorare sia con lui che con Stefano Paviani».
In un’epoca in cui è molto più comodo arrendersi, demoralizzarsi, dare la colpa a qualsiasi cosa, dalle istituzioni all’oroscopo, qual è il messaggio che ti senti di rivolgere a chi sta affrontando un momento di sofferenza?
«La canzone vuol proprio dire questo, ogni volta che ci troviamo davanti a qualcosa di brutto non bisogna mai piangerci addosso, abbandonare la nave, arrendersi alle difficoltà. Il mio messaggio è che dopo un periodo buio arriva sempre la luce, per chiunque, lo diceva anche Tiziano Ferro ne “Il sole esiste per tutti”».
Credi nel valore terapeutico delle canzoni? Pensi che attraverso la musica si possa ancora trasmettere dei valori importanti?
«Secondo me sì, ho trovato molto spesso conforto e aiuto nella musica, tutti possiamo trovare un rifugio perché ogni brano può essere interpretato in maniera personale da ognuno di noi. Trasmettere dei valori e dei messaggi positivi attraverso l’arte in generale dovrebbe essere la prima regola, nelle attuali proposte musicali cerco sempre di trovare il buono in ciò che ascolto, anche se a volte è davvero difficile (sorride, ndr). Trovo interessanti le proposte piacevoli sia a livello sonoro che per quanto riguarda la sfera testuale, insegnando canto a tanti giovanissimi cerco di trasmettere loro l’importanza delle parole e quel che si vuole dire, al di là del ritmo».
“Macerie” è anche un videoclip diretto da Brace Beltempo, girato nei comuni di Fagnano Alto (il paese di tuo nonno) e L’Aquila. Anche se il senso è abbastanza chiaro, cosa avete voluto trasmettere attraverso quelle immagini?
«Innanzitutto ho voluto ripercorre dei luoghi molto cari sia a me personalmente che a tutti gli abruzzesi, alcuni posti simbolo come la Basilica di Collemaggio, piazza Duomo, la fontana luminosa, il castello. Non ci siamo soffermati molto sulla distruzione perché, come ti raccontavo prima, ho voluto trasmettere un messaggio di ricostruzione, infatti parliamo di opere che sono state tutte messe a nuovo. Anche la bambina ha un senso, rappresenta me da piccola ma anche un segnale di speranza».
Per concludere, quale messaggio ti piacerebbe trasmettere al pubblico, oggi, attraverso “Macerie” e la tua musica in generale?
«Come si può dedurre anche attraverso le precedenti “Qualcosa di speciale” e “L’inizio”, attraverso i miei brani cerco sempre di lanciare messaggi positivi, a prescindere dall’argomento. Mi piace pensare che, nonostante i tanti problemi che ci sono in giro per il mondo, chiunque possa ascoltare in tre minuti un mio pezzo e possa ricevere la giusta dose di speranza e freschezza».
Nico Donvito
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