Recensione del nuovo album d’inediti della cantante romagnola
La Laura Pausini che ne esce è quella di ieri e quella, forse, di domani: una Laura che, però, inevitabilmente non si può che trovare spaccata a metà tra due mondi, una Laura che la risposta alla propria domanda probabilmente non l’ha ancora trovata. Non a caso la tracklist parte con Non è detto, autentica ballata pop d’amore in cui l’artista nell’inciso intona, prima con delicatezza e poi con potenza, “non è detto che mi manchi sempre, le cose cambiano improvvisamente che certi angoli di notte non avranno luce mai” quasi volendo preannunciare una lettura diversa da quella più scontata della storia d’amore: una ballata che pare potersi rivolgere a se stessa, a quella musica che da 25 anni accompagna Laura Pausini, esclamando a gran voce la voglia di cambiamento o, per meglio dire, la volontà di portare alla luce ciò che al buio dei tempi precedenti non avrebbe potuto emergere. Ed, infatti, ecco che in questo album che invita a farsi sentire senza paure o dubbi trovano spazio delle autentiche sorprese inaspettate come Nuevo e E.sta.a.te. che, per chi conosce il repertorio dell’interprete romagnola, suonano come delle autentiche outsider. La prima, tutta in spagnolo, va a parare apertamente in inadatti territori reggaeton estremizzando la strada aperta nell’album precedente da Innamorata che in molti avrebbero voluto vedere già sbarrata da un avviso di “strada chiusa”. La seconda già si candida, ahimè, per la prossima colonna sonora trita-m****i del cornetto Algida trasportando il tutto nella dimensione italiana e continuando a risultare fin troppo distante dal territorio d’appartenenza legittima di una voce e di una carriera di una donna adulta come la Laura nazionale, fin troppo lontana dai facili motivetti confezionati a tavolino per conquistare le radio e un pubblico distante dal proprio di riferimento. D’altronde si sa, a stare troppo sotto il sole battente dell’estate si rischia un’insolazione. Molto meglio ricordarsi che “in questa notte d’estate un po’ di freddo ci vuole” come si canta con eleganza e misura nella sussurrata ed intima La soluzione in cui le firme di Massimiliano Pelan, Giulia Anania, Fabio de Martino e Stefano Paviani portano l’interprete romagnola a rinunciare alla sua grande potenza e dinamica vocale per donarsi dolcemente ad una ballata che dimostra quale davvero sia la sua comfort zone musicale richiamando, ancora una volta, quella ricerca di “nuovi confini”.
Dal zoccolo duro del team autorale a cui la Pausini da più tempo si affida, invece, ben poche novità e cose degne di nota arrivano ad esclusione della bellissima, potente e pienamente “pausiniana” Frasi a metà che costituisce l’unico autentico episodio all’interno del progetto in cui Edwyn Roberts e Niccolò Agliardi consentono all’interprete di Solarolo di mettere in campo tutta la sua vocalità sul bel tappeto sonoro costruito dall’arrangiamento ritmico che, a tratti, avrebbe potuto essere esasperato ulteriormente affiancando la potenza vocale.
Laura ci mette la firma oltre che la voce in questo album collaborando spesso anche alla scrittura dei brani come avviene in L’ultima cosa che ti devo, tradizionale ballata prevedibile nella sua destinazione finale, e nell’internazionale No river is wilder, in cui l’effetto-Adele è il chiaro riferimento ma la voce decisamente più delicata e chiara ed una produzione inspiegabilmente italiana allontanano il tutto dall’obbiettivo.
Niccolò Agliardi co-firma con Laura Zona d’ombra che rispetto a Non è detto e Frasi a metà rappresenta il passo falso del trittico con un ritornello che invece di lasciarsi andare nell’esplosione electropop che le strofe prontamente potevano preparare si lascia scorrere in un leggero canto melodico in inglese poco valorizzante e che solo nel finale mostra un’evoluzione interessante che, però, arriva troppo tardi. Fantastico (fai quello che sei), invece, rappresenta l’episodio più riuscito della scrittura di Virginio Simonelli (firma anche di E.STA.A.TE. e Il caso è chiuso) in questo lavoro: una buona ballata 2.0 in cui la produzione più contemporanea entra finalmente in gioco riempiendo il vuoto lasciato da questo album sul piano delle nuove sonorità sintetiche.
Fatti sentire ci restituisce, sicuramente, una Laura Pausini per certi versi più a fuoco di quanto l’avevamo ascoltata nei suoi ultimi lavori ma ce la mostra ancora in cammino verso quel riottenimento d’equilibrio non ancora conquistato definitivamente. Ci sarà da sperare che la parte 2 di 2 del progetto possa costituire un ulteriore passo in avanti. Per ora “work in progress”…
MIGLIORI TRACCE: Non è detto – Frasi a metà – Le due finestre – Il coraggio di andare
VOTO COMPLESSIVO: 7++/10
VIDEO-RECENSIONE: (in aggiornamento)
Ilario Luisetto
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