Album Amarcord, i dischi più belli da riascoltare: un viaggio nel tempo nei ricordi di progetti che hanno lasciato il segno e che vale la pena riportare alla nostra attenzione
Rabbia, dolcezza, scazzo e tenerezza: questo l’altalenante tessuto emotivo che accompagna le tracce contenute all’interno di “Resta in ascolto”, il settimo disco in studio di Laura Pausini, album dei record pubblicato il 22 ottobre del 2004 e che quest’anno festeggia il suo ventesimo compleanno. Considerato da molti il capolavoro indiscusso dell’ugola di Solarolo, questo progetto ha varcato i confini nazionali fino a raggiungere oltre 5 milioni di copie vendute nel mondo, anche grazie alla fortunata versione in spagnolo “Escucha” che ha fatto incetta di riconoscimenti, tra cui il celeberrimo Grammy Award nella categoria “Miglior album pop latino dell’anno”, gratificazione che al nostro Paese mancava dai tempi di “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno.
Per comprendere al meglio il valore che questo disco ha avuto sia nella carriera di Laura che per l’intera musica leggera italiana, bisogna fare un passo indietro nel tempo e contestualizzare il tutto. Reduce dalle straordinarie avventure discografiche degli anni ’90, la Pausini si ritrova catapultata nel nuovo millennio in un mercato fortemente gravato dalla pirateria e dopo il suo primo insuccesso commerciale, ovvero l’album in inglese “From the inside” che non ottiene Oltreoceano i risultati sperati, nonostante il buon livello e i positivi riscontri europei/sudamericani. Ma è anche grazie a quell’esperienza se, un paio di anni dopo, vede la luce “Resta in ascolto”, un disco sofferto quantomai autentico.
In varie occasioni, la cantante romagnola ha raccontato di aver messo più volte mano ai testi, che hanno subito numerose rivisitazioni sino ad arrivare al risultato finale che conosciamo, ossia un mix di emozioni tra loro contrastanti che descrivono due passaggi di vita completamente differenti. Sì, perché questo lavoro è stato concepito e partorito in due diversi momenti, per cui al suo interno possiamo ritrovare sia la rabbia e il dolore tipici della fine di una relazione, sia le farfalle nello stomaco che caratterizzano la fase dell’innamoramento. Si parte con “La prospettiva di me”, manifesto dell’indipendenza e dell’autonomia affettiva, per proseguire con “Vivimi”, ballatona romantica firmata da Biagio Antonacci divenuta, già dopo un paio di ascolti, uno dei suoi più grandi classici. L’amore che ti sorprende e non ti fa più avere bisogno niente, quello che ti illumina d’immenso fuori e dentro, che toglie importanza al tempo e allo spazio per focalizzare tutte le proprie energie in un irrefrenabile “qui ed ora”.
Una consapevolezza maturata grazie alla sofferenza, la stessa che traspare come un grido disperato nell’omonima title-track “Resta in ascolto”, il brano con cui Laura ha interrotto il proprio silenzio discografico con una grinta tale da consolidare e convincere all’unanimità la propria fanbase e, contemporaneamente, acquisire nuovo pubblico. Composta come la maggior parte del disco insieme a Cheope e Daniel Vuletic (gli autori che meglio l’hanno saputa valorizzare, insieme a Niccolò Agliardi), in questa canzone viene fuori un lato inedito di Laura, quel carattere che non aveva ancora mostrato attraverso la sua musica, fino a quel momento caratterizzata da buoni sentimenti, abbandoni struggenti, amori che vanno e vengono. A questo giro scatta qualcosa, ci si rende conto di esserne usciti definitivamente, di essere guariti dalla dipendenza e di aver ritrovato la strada maestra.
Il cammino verso la rinascita corrisponde quasi sempre con un nuovo incontro, spesso fondamentale anche se non dura quanto avremmo voluto, forse perché non ci sentiamo ancora pronti per donarci completamente, la diffidenza è un vetro infrangibile che solo il tempo può scalfire. “Il tuo nome in maiuscolo” è la dedica che ci sentiamo di rivolgere a chi ci ha salvati e porteremo nel nostro cuore per sempre, a prescindere da come andrà realmente a finire, ci sono persone che hanno contribuito alla nostra rinascita, che ci hanno fatto stare bene senza freni inibitori o calcoli. Una ballata delicata e romantica che fa da contraltare all’ardente “Benedetta passione“, firmata da Vasco Rossi su musiche di Gaetano Curreri e Saverio Grandi, in cui emergono stati d’animo discordanti, come la gelosia, la malinconia, il fastidio e la paura, che descrivono tutta quanta la bellezza di un sentimento, con i suoi difetti e le sue magagne.
Meriterebbe una laurea con lode e con tanto di abbraccio accademico “Come se non fosse stato mai amore”, probabilmente l’episodio migliore della saga musicale pausiniana, un brano che mette in risalto le doti interpretative di Laura, spesso offuscate dalla potenza di una voce che in questo caso viene calibrata a regola d’arte, in un crescendo di sensazioni e suggestioni che sviscerano la tematica del distacco, della conseguente sofferenza che ci offusca la vista e ci induce a cancellare pagine di vita, sia belle che brutte, per puro istinto di sopravvivenza. Tutto ciò che in un determinato momento ci appare insopportabile, a distanza di tempo lo ricorderemo solo come un attimo di forte nostalgia, come raccontato in “Così importante”, brano più leggero e spensierato dal sapore estivo, che parla del riuscire a lasciarsi nuovamente andare tra le braccia di qualcun altro. E poi c’è “Parlami”, una dichiarazione d’amore e d’intenti nei confronti di chi abbiamo mancato di rispetto, perché è quando stiamo per perdere una persona che ci rendiamo conto del suo reale valore.
Tra le perle del disco non può mancare “Dove l’aria è polvere”, la canzone che non ti aspetti che andrebbe assolutamente rivalutata e rilanciata, perché affronta una tematica che sarà purtroppo sempre attuale. Un brano ispirato dalla storia di Ismai Abbas, un ragazzino di dodici anni che a causa del conflitto in Iraq ha perso la famiglia e le braccia, divenuto un simbolo dei tragici effetti che il vento di guerra porta con sé abbattendosi sulle popolazioni civili. Uno dei testi più belli cantati da Laura. L’ascolto prosegue con “Amare veramente”, che analizza le convinzioni di un rapporto stabile ma che non si lascia graffiare dalle insidie dell’abitudine. Chiude il disco “Mi abbandono a te”, composta da Madonna e Rick Nowels, intitolata originariamente “Like a flower” e destinata all’album “Ray of light” della popstar statunitense. L’adattamento in italiano, realizzato dalla stessa Pausini, parla della ricerca della pace interiore, fondamentale in qualsiasi percorso di rinascita.
Un viaggio verso una nuova percezione di vita e dei rapporti, così potremmo definire “Resta in ascolto”, un disco che parla un linguaggio universale e che, proprio per questa ragione, non potrà mai sfiorire. Attraverso i suoi punti di vista trasversali e le sue geometrie, questo lavoro è riuscito a sorreggere emotivamente numerose persone oltre che permettere alla stessa Laura Pausini di ritrovare se stessa, sia umanamente che artisticamente parlando e questo si sente, anche a distanza di vent’anni. Perché è proprio dalle delusioni che traiamo il nostro carburante, non bisogna mai sottovalutare il dolore. Ogni situazione che viviamo, anche la più terribile, diventa utile per tirare fuori il meglio. Andiamo fieri delle nostre cicatrici perché, una volta rimarginate, ci ricorderanno per sempre chi eravamo e chi siamo stati in grado di diventare.
Resta in ascolto | Tracklist e stelline
- La prospettiva di me
(Laura Pausini, Cheope, Daniel Vuletic) - Vivimi
(Biagio Antonacci) - Resta in ascolto
(Laura Pausini, Cheope, Daniel Vuletic) - Il tuo nome in maiuscolo
(Laura Pausini, Cheope, Daniel Vuletic) - Benedetta passione
(Vasco Rossi, Gaetano Curreri, Saverio Grandi) - Come se non fosse stato mai amore
(Laura Pausini, Cheope, Daniel Vuletic) - Così importante
(Laura Pausini, Cesare Chiodo) - Parlami
(Laura Pausini, Cheope, Daniel Vuletic) - Dove l’aria è polvere
(Laura Pausini, Cheope, Antonio Galbiati) - Amare veramente
(Laura Pausini, Cesare Chiodo) - Mi abbandono a te
(Madonna, Laura Pausini, Rick Nowels)
Nico Donvito
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