giovedì 10 Ottobre 2024

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Laura Pausini, venticinque anni di “Laura”

Album Amarcord: i dischi più belli da riascoltare

Strofa, ponte, inciso, strofa, ponte, inciso, special, inciso. Negli anni ’90 non serviva altro per dare un senso musicale alle emozioni, ne rappresentano un ottimo esempio le dieci tracce racchiuse all’interno del secondo progetto discografico di Laura Pausini, intitolato semplicemente “Laura”, pubblicato il 26 febbraio del 1994.

A venticinque anni dall’uscita, le sonorità delle canzoni e la vocalità dell’interprete romagnola sembrano ormai lontane dai canoni estetici dell’odierna discografia, sempre meno votata alle emozioni, a contenuti semplici e quotidiani vicini al cuore delle persone. In tal senso, questo disco fotografa un’epoca e un’intera generazione, molto più di quanto possano fare volumi di pedagogia sull’amore e sul disagio adolescenziale.

Ne rappresenta il giusto manifesto Strani amori, brano che ha anticipato l’uscita dell’album partecipando alla 44esima edizione del Festival di Sanremo, classificandosi al terzo posto, osannato dal pubblico ma accolto freddamente dalla critica che lo definisce melenso, troppo tradizionale, banalotto e sentimentaloide. A distanza di cinque lustri è ancora considerato un evergreen, nonostante la disapprovazione iniziale della stampa e il mancato trionfo rispetto ai favori della vigilia.

Quel Festival la Pausini non lo vincerà, ma si porterà a casa un premio molto più importante: la consacrazione su scala internazionale. Un ruolo fondamentale lo gioca questo disco prodotto da Angelo Valsiglio, che non si discosta di molto dall’album d’esordio dell’anno precedente e questo è un bene, perché cambiare radicalmente nel giro di pochi mesi dal debutto rischia di destabilizzare il proprio pubblico di riferimento.

Riesce a consolidare le proprie intenzioni Laura Pausini, a sottolinearle con l’evidenziatore, nel caso in cui non fossero chiare. Complici le canzoni che seguono la stessa linea tracciata da “La solitudine”, figlie dello stesso team autorale. Tra i pezzi meglio riusciti spicca Lettera, uno di quei brani che se venissero riarrangiati oggi avrebbero di sicuro ancora qualcosa da dire, così comeUn amico è così, altro pezzo che non merita di stazionare nel girone di seconda categoria del vasto repertorio pausiniano.

Si lascia ricordare Gente, secondo singolo estratto e buon successo estivo, riproposto negli anni dalla cantante in diverse salse, dalla versione “ordinary people” del 2001 alla proposta etno-folk del 2013, sulla falsariga di una giga irlandese. Di buon livello Lui non sta con te“, “Il coraggio che non c’è e Amori infiniti, mentre si aggiudicano il fanalino di coda Ragazze che“, “Cani e gatti e Anni miei, di meno impatto sia a livello testuale che dal punto di vista dell’interpretazione, un po’ troppo Mietta-style.

Per concludere, “Laura” è un disco cult, altamente rappresentativo degli anni ’90, che va a chiudere un cerchio rappresentando la sintesi perfetta della “duologia fanciullesca” di Laura Pausini, in attesa di dare una definitiva sterzata alla propria carriera, intraprendendo un nuovo ciclo che la vedrà assoluta protagonista dell’intero decennio, grazie ai successivi “Le cose che vivi”, “La mia risposta” e “Tra te e il mare”, lavori che la consegneranno di diritto e di fatto alla storia della musica leggera italiana. Tutto merito di questi incompresi, mal interpretati, fragili, prigionieri e liberi strani amori adolescenziali.

Laura | Tracklist e stelline

  1. Gente 
    (Cheope, Marco Marati, Angelo Valsiglio)
  2. Lui non sta con te
    (Cheope, Marco Marati, Roberto Buti, Angelo Valsiglio)
  3. Strani amori
    (Cheope, Marco Marati, Francesco Tatini, Roberto Buti, Angelo Valsiglio)
  4. Ragazze che 
    (Cheope, Marco Marati, Robeto Buti, Angelo Valsiglio)
  5. Il coraggio che non c’è 
    (Cheope, Marco Marati, Angelo Valsiglio)
  6. Un amico è così
    (Cheope, Marco Marati, Roberto Buti, Angelo Valsiglio)
  7. Amori infiniti 
    (Cheope, Stefano Jurgens, Roberto Buti, Angelo Valsiglio)
  8. Cani e gatti
    (Cheope, Giuseppe Carella, Angelo Valsiglio)
  9. Anni miei 
    (Cheope, Marco Marati, Salvatore Monetti, Angelo Valsiglio)
  10. Lettera 
    (Cheope, Marco Marati, Giovanni Salvatori, Angelo Valsiglio)

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.