Lazza è il “Re Mida” del rap italiano? – RECENSIONE
Recensione dell’ultimo lavoro del rapper milanese, Re Mida, che ha debuttato al primo posto nella classifica Fimi

D’altro canto, per confermare l’affermazione fatta sopra, basta sbirciare nella tracklist per accorgersi del peso di certi ospiti: oltre agli amici, e di fatto coetanei, Izi e Tedua, ecco che troviamo (tolti Giaime e Kaydy Cain presenti unicamente nella deluxe edition) Fabri Fibra, Guè Pequeno e Luchè, ovvero tre pesi massimi della generazione rap precedente a quella dell’artista milanese.
Con questo nuovo album Lazza si autoproclama Re Mida, ovvero colui che trasforma in oro ogni cosa che tocca: un’affermazione tosta e, per certi versi (come per altro da lui stesso dichiarato), anche presuntuosa. E la presunzione nel disco si trova eccome, non quella del ragazzino spocchioso però, bensì quella di un ragazzo che a furia di “cercare il suo posto nel mondo” alla fine si prende con sudore quello che gli spetta e per il quale ha lavorato duramente per due anni.

Rapper da più facce dunque, ma che nel complesso riesce a mantenere tra le 17 tracce una coerenza sonora che mette in mostra ancor di più il lavoro musicale nelle produzioni, curate per l’occasione dallo stesso Lazza (che fa valere qui tutta la sua esperienza musicale maturata negli anni di conservatorio nello studio del pianoforte) insieme al socio e ormai pilastro nel campo delle produzioni hip hop Low Kidd.
Voleva un disco che rappresentasse un upgrade rispetto allo scorso Zzala il rapper classe 1994 e così è stato. Forse a mancare qui è solamente quella scintilla magica che avrebbe “spaccato” del tutto. In ogni caso Re Mida rimane l’insieme di tante belle cose che si uniscono e che convincono, in cui Lazza riesce forse come mai prima a mostrarsi interamente per quello che è a 360°, trovando la sua perfetta dimensione musicale. Possiamo dire che Lazza oggi, dopo questo album, è ufficialmente diventato grande.
Miglior traccia: Morto mai, Catrame
Voto complessivo: 7+/10