“Le cose in comune” di Daniele Silvestri: te la ricordi questa?

Le cose in comune Daniele Silvestri

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare. Oggi parliamo di “Le cose in comune” di Daniele Silvestri

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1995 con “Le cose in comune” di Daniele Silvestri.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “Le cose in comune” di Daniele Silvestri

Con “Le cose in comune”, Daniele Silvestri firma uno dei brani più brillanti e originali della canzone d’autore italiana anni ’90. Estratto nel 1995 dall’album “Prima di essere un uomo“, il brano vince la Targa Tenco come miglior canzone dell’anno, grazie a un equilibrio perfetto tra leggerezza, ironia e profondità emotiva.

Il punto di partenza è una dichiarazione d’amore fuori dai canoni: un elenco dettagliato – quasi scientifico – delle affinità tra due persone, contate con precisione millimetrica (“Le cose che abbiamo in comune sono 4850”). Ma dietro questa ironia aritmetica si cela una riflessione più complessa sul significato dell’intesa, sull’illusione che basti condividere gusti, abitudini e preferenze per essere fatti davvero l’uno per l’altro.

Il protagonista crede che la quantità di cose in comune possa essere la prova definitiva di un’unione destinata a funzionare. Ma la dissonanza è tutta racchiusa in quell’ultima strofa amara: “Quando io piango, tu ridi”. Lì cade l’equilibrio, si spezza l’illusione, e Silvestri – con una frase secca e micidiale – rivela che l’armonia non è sempre simmetrica.

“Le cose in comune” è una canzone apparentemente leggera, ma in realtà tagliente e intelligente. Daniele Silvestri mette a fuoco la fragilità del sentimento con sarcasmo e dolcezza, disegnando una fotografia universale di tutte quelle relazioni in cui “tutto combacia”… tranne l’unica cosa che conta davvero. Una dichiarazione d’amore spiazzante, tenera e crudele allo stesso tempo, che ha resistito al tempo e ancora oggi riesce a parlare con lucidità e ironia di quella cosa misteriosa e complicata che chiamiamo amore.

Il testo di “Le cose in comune” di Daniele Silvestri

Le cose che abbiamo in comune sono 4850
Le conto da sempre, da quando mi hai detto
“Ma dai, pure tu sei degli anni ’60?”
Abbiamo due braccia, due mani, due gambe, due piedi
Due orecchie ed un solo cervello
Soltanto lo sguardo non è proprio uguale
Perché il mio è normale, ma il tuo è troppo bello

Le cose che abbiamo in comune
Sono facilissime da individuare
Ci piace la musica ad alto volume
Fin quanto lo stereo la può sopportare
Ci piace Daniele, Battisti, Lorenzo, le urla di Prince, i Police
Mettiamo un CD prima di addormentarci
E al nostro risveglio deve essere lì

Perché quando io dormo, tu dormi
Quando io parlo, tu parli
Quando io rido, tu ridi
Quando io piango, tu piangi
Quando io dormo, tu dormi
Quando io parlo, tu parli
Quando io rido, tu ridi
Quando io piango, tu ridi

Le cose che abbiamo in comune
Sono così tante che quasi spaventa
Entrambi viviamo da più di vent’anni
Ed entrambi comunque da meno di trenta
Ci piace mangiare, dormire, viaggiare
Ballare, sorridere e fare l’amore
Lo vedi, son tante le cose in comune
Che a farne un elenco ci voglio almeno tre ore, ma

Allora cos’è
Cosa ti serve ancora
A me è bastata un’ora

“Le cose che abbiamo in comune”
Ricordi, sei tu che prima l’hai detto
Dicevi, “Ma guarda, lo stesso locale
Le stesse patate, lo stesso brachetto”
E ad ogni domanda una nuova conferma
Un identico ritmo di vino e risate

E poi l’emozione di quel primo bacio
Le labbra precise, perfette, incollate
Abbracciarti, studiare il tuo corpo
Vedere che in viso eri già tutta rossa
E intanto scoprire stupito e commosso
Che avevi le mie stesse identiche ossa

Allora ti chiedo, non è sufficiente?
Cos’altro ti serve per essere certa
Con tutte le cose che abbiamo in comune
L’unione fra noi non sarebbe perfetta?

Quando io dormo, tu dormi
Quando io parlo, tu parli
Quando io rido, tu ridi
Quando io piango, tu piangi
Quando io dormo, tu dormi
Quando io parlo, tu parli
Quando io rido, tu ridi
Quando io piango, tu ridi, ma

Allora cos’è
Cosa ti serve ancora
A me è bastata un’ora
A me è bastata un’ora

Le cose che abbiamo in comune sono 4850
Le conto da sempre, da quando mi hai detto
“Ma dai, pure tu sei degli anni Sessanta?”
Abbiamo due braccia, due mani, due gambe, due piedi
Due orecchie ed un solo cervello
Soltanto lo sguardo non è proprio uguale
Perché il mio è normale, ma il tuo

È troppo bello
Troppo bello
E vai
E vai

Quando io dormo, tu dormi
Quando io parlo, tu parli
Quando io rido, tu ridi
Quando io piango, tu ridi
Troppo bello

Scritto da Nico Donvito
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