Recensione del brano che ha trionfato al Festival di Sanremo 2023
Conscio ed inconscio formano l’intero che Marco Mengoni ha voluto raccogliere dentro le sue “Due vite” presentate trionfalmente all’ultimo Festival di Sanremo 2023. Al termine della kermesse canora il cantante di Ronciglione è riuscito ad alzare il secondo leoncino d’oro in carriera ma, soprattutto, a ribadire il suo attuale status di big della musica italiana da classifica. Uno status conquistato a suon di canzoni ma anche di un lavoro compiuto su di se stesso per trovare quell’equilibrio a cui la canzone, in qualche modo, fa riferimento.
La dimensione narrativa |
Rispettando ampiamente la liturgia sanremese “Due vite” può tranquillamente apparire come una rassicurante canzone pop d’amore. Il testo, d’altronde, è pieno di un continuo ponte tra l’io ed il tu rendendo facilmente intuibile che l’interlocutore sia l’altra metà del sentimento amoroso che si sta raccontando. In realtà è stato lo stesso Marco Mengoni a spiegare che la cornice narrativa di questo testo è assai più individualista di quanto si potrebbe credere: il dialogo che le parole instaurano è sostanzialmente quello interiore tra sogno e ragione, tra “i mostri e le fate” o tra reale ed irrazionale.
In questo quadro è il rapporto tra le due dimensioni a farla da protagonista del filone narrativo. “Sarò lì a dirti che sbagli, ‘ti sbagli e lo sai'” pare voler dire l’una all’altra parte dell’io raccontando quell’inquietudine che tutti proviamo quando ci troviamo in difficoltà nel dover scegliere a quale componente dare ascolto.
Il valore aggiunto di Marco Mengoni |
Le “Due vite” che Marco Mengoni ha concepito con il supporto autorale di Davide Petrella e Davide Simonetta rispondono a tutte le logiche della scrittura pop. In un lento crescendo che confina l’ingresso della dimensione ritmica alla seconda metà del brano (dopo ben 1 minuto e quaranta secondi), il brano si caratterizza per una scrittura testuale che sfrutta l’influenza contemporanea nell’andare alla ricerca di immagini quotidiane non scontate ma concrete e per una linea melodica che, al contrario, sappia sposare i criteri della tradizione. Ne esce una canzone perfetta per le esigenze dei Sanremo di oggi in cui, però, il vero valore aggiunto è dato dallo stesso interprete.
Mengoni, come spesso ci ha abituato in questi quasi quindici anni di carriera, sa come approcciarsi alle canzoni. Ha imparato a farlo con misura mettendo da parte un certo istrionismo iniziale che, però, di tanto in tanto recupera per dar forma a dei guizzi indispensabili per alzare l’asticella interpretativa. Anche in questo caso sono proprio questi guizzi a rendere speciale “Due vite”. Non fosse per quel crescendo vocale del bridge finale la dinamica del brano risulterebbe troppo schiacciata su se stessa e la canzone correrebbe il rischio di confondersi.
La voce di Marco Mengoni è un qualcosa di speciale capace di rendere prezioso anche un brano lineare come questo. Talmente prezioso da riuscire a convincere tutti nel contesto del Festival di Sanremo facendo leva su una scrittura priva di barriere generazionali, un’interpretazione sentita ed una vocalità che, quando usata al di fuori del normale anche solo per qualche guizzo, sa rendere distinguibile ogni sua prova. C’è da sperare che Mengoni se lo possa ricordare anche per il futuro. Il suo vero punto di forza sta nelle proprie corde vocali, un dono da sfruttare e non lasciare confondere tra mode, suoni o giochi di sottrazione.
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Ilario Luisetto
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