Intervista al giovane musicista nostalgico
Salito alla ribalta grazie all’ultima edizione di X-Factor Italia Leo Gassmann è sicuramente una delle nuove promesse della musica pop italiana di stampo tradizionale e, contemporaneamente, di contaminazione estera. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente dopo un’estate particolarmente ricca (anche musicalmente) per parlare insieme del suo percorso fino a questo momento, del suo percorso di crescita ed evoluzione artistica e del suo prossimo futuro per il quale ha in programma un disco ed il sogno del palco dell’Ariston.
Ciao Leo, intanto partiamo da un classico ma necessario come stai? Come hai passato quest’estate che ormai si è conclusa o quasi?
<<Sto benissimo, grazie! Quest’estate l’ho passata in giro per l’Europa in tenda con la ragazza, il cane e la chitarra. Ho passato la mia estate a scrivere e a cercare un contatto con la natura che, ai giorni nostri, manca un po’>>.
Siamo qui per parlare di musica e quindi direi di partire dal tuo ultimo episodio musicale, “Dimmi dove sei”, un brano che quest’estate ha confermato le tue doti di cantautore legato alla tradizione musicale italiana pur proponendo degli elementi nuovi nella scrittura soprattutto melodica. Che pezzo è per te e come lo collochi nel tuo percorso artistico?
‘Dimmi dove sei’ è un brano più leggero rispetto ai due precedenti: è un pezzo più estivo per il quale ho cercato di utilizzare degli schemi più inglesi. Per esempio le risposte che ci sono hanno riferimenti sonori che io ho apprezzato soprattutto nella musica inglese. E’ un brano che punta si ad andare verso il cantautorato italiano ma che cerca di adottare anche delle sonorità inglesi di cui io sono un grandissimo fan>>
Prima di questo singolo c’erano stati “Cosa sarà di noi?” e “Piume”: due brani che indubbiamente ti presentavano come un artista particolarmente dedito a quella malinconia musicale che da sempre appartiene ai grandi del pop all’italiana. Ti ci rivedi in questa definizione sia in quanto artista nella tua scrittura che in quanto ragazzo nel tuo modo di vivere e di essere?
<<Me lo dicono sempre di essere un rappresentante di questa malinconia di cui parli. Come dico sempre sono una persona molto fortunata e per questo cerco di essere portavoce (pur non essendone consapevole fin dal principio) di quelle persone che magari non hanno la possibilità, come me, di esprimere le proprie sensazioni, i propri sentimenti.
Personalmente, invece, sono un malinconico dentro di me perchè quando sono fuori cerco sempre di essere positivo. E’ un dato di fatto, comunque, che la malinconia e la sofferenza siano dei sentimenti che caratterizzano di più l’uomo e che più facilmente permettono di sviluppare il lato artistico delle cose>>.
Oggi nel sistema discografico e radiofonico assistiamo alla tendenza di voler superare questo paradigma che da sempre costituisce l’essenza della musica melodica italiana. La trap, il rap, l’indie ne sono un lampante esempio. Come valuti queste nuove correnti e come, invece, pensi si possa ridare lustro al nostro pop più tradizionale che effettivamente appare un po’ in crisi?
<<Credo che ognuno debba esprimersi a modo suo e che ci siano dei cicli grazie ai quali un genere spopoli e dopo un po’ scompaia in penombra. Il pop credo sia impossibile che possa scomparire essendo un genere di musica molto diretto ma se guardiamo al rock, per esempio, grazie a degli esperimenti innovativi sta tornando in voga. Achille Lauro, per esempio, si è messo a fare il rock portandosi a casa un tentativo molto riuscito e che sta dando nuovo spazio a quel genere di musica che gli stessi Maneskin o Salmo stanno contribuendo a riscoprire in Italia.
Personalmente mi piace molto ascoltare quel tipo di musica e spesso ritrovo influenze di tanti diversi generi musicali dentro a ciò che scrivo. La nostra nuova generazione, poi, non ama definirsi perchè ormai i confini, anche dentro la musica, sono superati e superabili>>.
Quali sono i miti musicali con cui sei cresciuto e quelli che, invece, ti accompagnano ora nel tuo presente?
Parlando, invece, di futuro non hai fatto mistero di aver da parte tanti altri brani e che, in un modo o in un altro, punti anche al palco del Festival di Sanremo. Quali sono i progetti che davvero ti attendono da qui ai prossimi mesi?
<<In questo momento sto pensando ad un ipotetico album perchè le canzoni che ho scritto stanno iniziando ad essere molte. Nell’album ci saranno molti brani dedicati agli altri più che a me stesso: storie che ho sentito, che ho preso a cuore e che spero di valorizzare per le tematiche importanti che racchiudono.
Riguardo al Festival di Sanremo ancora non ho pensato in modo concreto a questa possibilità ma, indubbiamente, se mi si dovesse presentare quella possibilità non mi tirerò indietro perchè per me, come per ogni artista italiano, quel palco è un sogno.
L’album rimane, al momento, la priorità oltre all’avvio di una serie di concerti in giro per l’Italia che spero di poter realizzare in questa seconda parte dell’anno con un nuova band che abbiamo costruito in questi ultimi mesi>>.
Bene, per concludere ho pensato ad un piccolo gioco che ci permette anche di capire meglio qual è l’universo musicale che ti sta attorno e quello che più ti rappresenta per cui ho selezionato una serie di momenti e di stati d’animo a cui vorrei tu associassi la prima canzone che ti viene in mente, quella che ascolteresti in quella precisa situazione:
– la mattina appena alzato: Love You – Woodkid
– la notte prima di chiudere gli occhi: Yellow – Coldplay
– piove e sei in casa da solo: La verità – Brunori Sas
– ad una festa al mare fai da dj e non puoi non mettere: Polynesia – Gazzelle
– la tua canzone preferita: Kurt Cobain – Brunori Sas
– la canzone che canticchi di più sotto la doccia: Fango – Jovanotti
– la colonna sonora di un bacio romantico in spiaggia: These streets – Paolo Nutini
Ilario Luisetto
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