Recensione del primo inedito del cantautore pugliese ad ‘Amici’
“Amici“, si sa, è da diversi anni fucina di rivalse discografiche per giovani artisti che, nell’ imbuto della discografia odierna, sono stati lasciati per strada, quasi sempre dispersi, tante volte irrimediabilmente. E’ stato il caso di Irama prima, di Gaia dopo, ultima vincitrice del talent show (il più longevo della televisone italiana) firmato da Maria De Filippi.
Questo sembra essere l’anno, invece, di Leonardo Lamacchia, e (glielo auguriamo) per lui ci sarà una rinascita discografica a partire da questo nuovo esordio che è rappresentato da “Via Padova“, brano scritto e composto da lui e prodotto artisticamente niente di meno che da Michele Canova Iorfida, il Re Mida della discografia in Italia di un lungo periodo a cavallo tra le prime due decadi del nostro secolo e artefice, tra gli ultimi, della rinascita discografica di Marco Mengoni, oltre che già produttore quasi per l’intera carriera di Tiziano Ferro e di tutti i cantanti pop di successo che vi possano venire in mente da adesso fino ai prossimi trenta secondi.
“Via Padova” è una fotografia di una delle vie più particolari e “spagnole” di Milano, in cui la multi etnia si unisce alla vita ed ai colori, quasi un mondo nel mondo, descritto nella canzone in maniera attenta e del tutto lucida. La narrazione del brano entra in medias res: è l’estate 2020, un ragazzo siede ad un bar e vive il parallelismo tra le mancanze dentro e fuori. Quando l’amore ci avvelena serve un bacio all’amuchina o del ghiaccio nel bicchiere, per dirla parafrasando una frase del testo che riesce a farci entrare perfettamente dentro un aperitivo in via Padova e l’arsura estiva di Milano con tutte le immagini che più ci tornerebbero alla mente dell’estate trascorsa ormai da tempo, dove non c’è stato attimo che potesse eludere la presenza di un gel disinfettante per le mani e che Lamacchia trasforma nell’antidoto contro l’amore che ci fa male, quando ti lascia l’amaro in bocca e ti fa voglia di bere qualcosa di forte. Come in tutte le storie che finiscono col “veleno in bocca”, ci si lascia trasportare dagli eventi e dalle distrazioni per agevolarne l’ oblio.
Il testo è una disillusione che sfocia nella voglia di andare avanti, nella rabbia che diventa forza, e nella lucidità effimera di un sentimento che si può razionalizzare. Siamo davanti a non un esperimento, ma ad un primo successo del cantante e concorrente/alunno di Amici 20 che subito si colloca una spanna avanti rispetto ai suoi compagni. C’è del professionismo e si vede, ma c’ è soprattutto la “fame” di chi ha negli occhi la voglia di rivalsa sopra ogni cosa.
D’altra parte non pochi si saranno chiesti come mai un ragazzo dalle doti cantautoriali così “vivide” fosse stato messo all’angolo dopo la partecipazione al Festival di Sanremo nella sezione “Nuove proposte” del 2017 (qui il link all’intervista che realizzammo in quell’occasione). Già allora era riuscito a distinguersi con “Ciò che resta“: una ballad bellissima, una voce fuori dal coro e una scrittura “dritta” verso il cuore che faceva ben sperare in un futuro in ascesa.
Arriva solo tre anni dopo la conferma e il grande lancio grazie a “Via Padova” e certamente grazie all’intuizione di “Amici” che si sa, riesce più di tutti a mettere d’accordo discografia, radio e pubblico, con un’attenzione in questo senso ormai esclusiva ma mai superficiale.
Il brano convince critica e gusto collettivo (le classifiche e gli stream lo confermano in pieno) e si fa certamente notare per un accostamento cantautoriale al mondo del pop, cosa che certamente ne determina il successo: niente giri e “vuoti” di parole, sguardo serio e parole oneste: l’ approccio vocale di Leonardo “serve” il testo e non le capacità dello strumento in sé mentre l’arrangiamento e l’incalzare ritmico e del fraseggio ricordano talvolta il mondo di Tiziano Ferro nelle sonorità e nell’ approccio artistico della produzione che è comunque riuscita a dare un segno distintivo ed un vestito nuovo all’artista.
Il testo, la sua schiettezza e la “freddezza” con cui racconta una storia che riesce ad indentificare chiunque è senza dubbio ciò che fa di “Via Padova” un brano vincente dal primo ascolto. Possiamo dire che non manca il pathos ma al contempo non è una canzone patetica, dalla facile benevolenza emotiva seppure celi un’emozione che dalla superficie scava più a fondo, scorrendo veloce e lasciando la voglia di rimettere play ad ogni fine riproduzione.
Via Padova | Testo
Via Padova è una spiaggia
sono qui anche stasera
la luna è piena
mi brucia tutta la schiena
Tanto so già che sei con qualcuno
a bordo piscina a bere prosecco
prima sarei impazzito
avrei spaccato tutto
il tuo silenzio è una bomba al tritolo
sotto il cuscino non mi fa dormire
nulla ha più senso
devo lasciarti andare
Cerchi conforto nel letto di un altro
fingi di amarlo
avevo ordinato altro
dovrei fare reclamo
mai chi lo fa
Via Padova è una spiaggia
sono qui anche stasera
la luna è piena
mi brucia tutta la schiena
Granita all’amarena
l’amore ci avvelena
un bacio all’amuchina
le labbra bruciano ancora
vorrei del ghiaccio nel bicchiere
per favore…
Dove finiscono le cose che perdi
quando è troppo tardi
nelle tasche degli altri
di chi non conosci
o in una discarica di un cuore a pezzi
E voglio ancora vedere l’America
toccare il cielo dell’Africa
dormire nudo su un’amaca
dovrei fare reclamo
ma chi lo fa
Via Padova è una spiaggia
sono qui anche stasera
la luna è piena
mi brucia tutta la schiena
Granita all’amarena
l’amore ci avvelena
un bacio all’amuchina
le labbra bruciano ancora
vorrei del ghiaccio nel bicchiere
per favore
per favore
Cerchi conforto nel letto di un altro
vorrei del ghiaccio nel bicchiere per favore
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