venerdì 22 Novembre 2024

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L’epopea di Sanremo 2021: da Festival “della rinascita” a quello “del divieto”

Il Festival si farà ma il prezzo è alto

Alla fine pare che si siano decisi: il Festival di Sanremo 2021 si farà, dal 2 al 6 marzo, senza pubblico. Dopo settimane di polemiche, di continue e bizzarre ipotesi spesso in contraddizione i nodi sono venuti al pettine e, di fatto, non si sono sciolti nella direzione che la Rai e, soprattutto, l’organizzazione e la direzione artistica della kermesse si sarebbero augurati fin dall’inizio.

Niente pubblico in sala al Teatro Ariston. Ma nemmeno manifestazioni collaterali in giro per la città come nemmeno trasmissioni satelliti della kermesse per riempire il piccolo schermo della prima rete di Stato con una all-news continua direttamente dalla città dei fiori. Insomma, Sanremo 2021 sarà costituito unicamente dallo show delle cinque serate con una durata monstre di circa 300 minuti (5 ore) a puntata.

Da qualche giorno la Rai ha consegnato al CTS nazionale (Comitato Tecnico Scientifico) il protocollo elaborato per la gestione delle dirette. Salvo sorprese, dunque, sarà questa la versione definitiva a cui l’intera macchina del Festival dovrà fare fede. Distanze di sicurezza tra conduttori, artisti ed orchestrali in scena, mascherine fin dietro al palcoscenico, carrelli per la consegna di premi o fiori prudentemente igienizzati, niente camerini tradizionalmente intesi ma artisti già vestiti e truccati nei propri rispettivi alberghi e poi ancora la tendenza a ridurre il più possibile l’andirivieni di ospiti diversi o il sovraffollamento del palco come del backstage.

Teatro Ariston

In sostanza, del Festival della rinascita prospettato e desiderato da Amadeus e la sua squadra autorale non ci sarà nulla. In scena, sul palco del Teatro Ariston, andrà in onda, piuttosto, il Festival del limite del divieto. Già sono prevedibili le polemiche che sui social si scateneranno al minimo tocco o sfioramento tra i protagonisti sul palco o ad ogni eventuale violazione delle norme sanitarie stabilite come ripetutamente è accaduto in più occasioni televisive nel corso di questi mesi. D’altronde siamo umani ed il contatto è quanto di più naturale possa esistere.

Il prezzo da pagare sarà alto. Realizzare Sanremo 2021 costerà sforzi artistici incredibili. Se gli ascolti premieranno comunque tali fatiche non è detto che il risultato possa andare nella medesima direzione. Qualcosa, però, potrebbe aiutare a raggiungere una parvenza di coerenza che, è innegabile, in situazioni simili va mantenuta: se il Festival per così come lo conosciamo da sempre non si potrà mettere in scena inutile far finta che tutto vada bene o che tutto sia come lo si avrebbe voluto o potuto realizzare, si punti, piuttosto, a mettere in scena soltanto l’essenziale rendendo la kermesse realmente e concretamente partecipe delle limitazioni dell’Italia di oggi. D’altronde se è vero che Sanremo è lo specchio del Paese quale migliore occasione per dimostrare questo assunto? Se Festival del divieto dev’essere tanto vale non provare nemmeno a nasconderlo e sviluppare, giustappunto, la sua epopea narrativa.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.