sabato 23 Novembre 2024

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Letteratura a 45 Giri: “Cosmetica del Nemico” e “I mostri che abbiamo dentro”

Un Libro, Una Canzone: Insieme

Repressione e oblio in Cosmetica del nemico

Lei crede ancora che io stia cercando di influenzarla, mentre io le sto mostrando quale potrebbe essere la sua strada naturale, il suo destino cosmetico. Vede, io sono un colpevole.

Cosa succede quando l’essere umano fa qualcosa di cui si pente, si vergogna, si rammarica? Qualcuno cerca di fare ammenda come può, qualcun altro si dispera e cerca il perdono, qualcun altro ancora sceglie la strada della rimozione e della negazione. Quest’ultima tipologia di individuo comincia a raccontarsi belle storie sulle proprie virtù, sulla propria onestà, e si impegna fino al punto da convincersi dell’irreprensibilità della propria condotta di vita. Intanto l’ombra, il mostro, la perversione, rimangono nascosti, minacciosi, motori di un qualche pensiero sconvolgente e represso o di qualche tic difficile da allontanare.

Sono appunto il mostro e la perversione i protagonisti del libro di cui parliamo oggi, breve quanto denso, nato dalla penna di un’autrice molto amata dal grande pubblico. Parliamo di colpa, di cecità e di dualismo. Parliamo di Cosmetica del nemico, di Amélie Nothomb.

La trama su cui si fonda l’opera è presto detta: nella sala d’attesa di un aeroporto Jérôme Angust, uomo d’affari di mezza età, viene importunato da uno strano individuo che non smette un attimo di parlare, deciso a raccontargli i suoi segreti e i suoi peccati più atroci. Lo strano soggetto si presenta come Textor Texel, e obbligherà la propria sfortunata vittima a fare i conti con un passato e con una versione di sé che da tempo aveva sepolto.

I mostri che abbiamo dentro

Nothomb scava nelle profondità dell’animo umano con l’ormai ben nota sagacia e con quella punta di ironia che è divenuta la sua cifra stilistica, ricordandoci, come fa anche Giorgio Gaber con I mostri che abbiamo dentro, che l’essere umano è doppio e smemorato, soprattutto quando vuole e ha bisogno di dimenticare la propria miseria.

Fa un certo effetto non capire bene
Da dove nasce ogni tua reazione
E tu stai vivendo senza sapere mai
Nel tuo profondo quello che sei
Quello che sei
I mostri che abbiamo dentro
Che vivono in ogni uomo
Nascosti nell’inconscio
Sono un atavico richiamo
I mostri che abbiamo dentro
Che vagano in ogni mente
Sono i nostri oscuri istinti
E inevitabilmente dobbiamo farci i conti

Cosmetica del nemico ci racconta di una presa di coscienza, della scoperta della propria meschinità, della propria pochezza, e lo fa con delle linee di dialogo frizzanti e acutissime. Così, mentre leggiamo di un uomo che sprofonda nel proprio io peccatore, anche noi prendiamo consapevolezza del nostro lato più terribile. E lo facciamo attendendo una redenzione che, ahimè, non può arrivare.