Un libro, una canzone: insieme
“Che sarebbe l’amore senza l’eterna mortale ostilità dei sessi?”
A ripensarci, hanno di bello anche il titolo, i libri di Hermann Hesse. Immaginate di essere lì, in una libreria, a scrutare gli infiniti pertugi illuminati come lampi nella notte, delle copertine, degli autori, e delle trame che mentre le leggi ci sono, il secondo dopo non esistono più. Dopo un attenta e minuziosa analisi dell’architettura della libreria, ti rimangono i libri, e con essi i pensieri. Per i primi secondi si mira obiettivamente a sceglierne uno, di libro, ma è un obbiettivo che dura poco. Così ci si da un’occhiata ai soliti titoli per poi lasciarsi trasportare da un flusso di pensieri di ben poca poetica. Di solito di lavoro: fare questo, chiamare quello, si compilano volenterose agende mentali. Poi si vira sul filosofico, con qualche acuta riflessione sul senso della vita, destinato a sfociare in qualche attenta analisi sulla propria vita sentimentale, cosa che induce ben presto a deviare sul reparto “varie”: la crisi dell’Inter, chissà se è arrivato quel bonifico, dovrei comprarmi una sedia apposta per la schiena, ma sbaglio o quel cliente mi sta seguendo?, potrei anche invitare la mia ragazza per un aperitivo, chissà come è finita ad X-Factor, che giorno è oggi. Dannazione, devo scrivere l’articolo. E lì, fosse per noi, andremmo avanti in eterno. Ma poi l’occhio cade su un titolo che non può passare inosservato: Narciso e Boccadoro.
Capite bene che tra bonifici, inter, problemi di schiena ed X-Factor; l’accostamento con un libro così, non ha paragoni. Perciò ti fermi un attimo e ti fai l’unica domanda che ha senso porsi: posso io non prendere un libro con un titolo così bello? La risposta è immediata: ovvio che no. Infatti lo prendi.
Poi, se proprio si è impavidi e resilienti, capita anche di leggerlo. La storia è semplice: la vita di due amici monaci – uno devoto allo studio, l’altro alla vita passionale e artistica – dalla loro gioventù fino alla vecchiaia. Ci sono pindarici voli di pura letteratura sul senso della vita e sul nostro crescere e soffrire vivendo. Mi perdoneranno i colti lettori se non viro a parlare di ciò. Perché quello che più mi ha destabilizzato (eh sì, ora ho scoperto che i libri hanno anche questo potere) è il modo in cui Hermann Hesse racconta il sesso. Prima premessa: ce n’é moltissimo. Seconda premessa: è scritto dannatamente bene. Riporto qui un esempio. Boccadoro – l’amico più passionale dei due – sta scoprendo le gioie del sesso tramite la conoscenza intima di una donna in un campo di grano di notte. Uno dei problemi grossi nello scrivere una scena di sesso è quali parole usare. Sembra una sciocchezza, ma provateci. O si è troppo volgari, o si finisce per non capirci nulla. Beh, guardate un po’ cosa fa qui quel genio di Hermann.
“Quando si chinò sul volto di Lisa e cominciò a baciare nel buio le sue labbra, vide a un tratto gli occhi e la fronte di lei rilucere in un mite chiarore, osservò stupito e s’accorse che la luce crepuscolare si diffondeva s’intensificava. Allora comprese e si voltò: dal margine dei boschi neri e immensi saliva la luna. Vide la luce bianca e dolce spandersi meravigliosamente sulla fronte e sulla gote, sul collo chiaro e florido della donna, e mormorò: “Come sei bella!”. Lei sorrise come di un dono; lui si drizzò a sedere, le scostò delicatamente la veste dal collo, l’aiutò a liberarsene, finché le spalle e il seno brillarono nel fresco chiarore lunare. Con gli occhi e con le labbra seguì estasiato le ombre delicate, contemplando e baciando; vinta dal fascino, rimaneva immobile, con lo sguardo chino e un’espressione solenne, come se in quel momento la sua bellezza si rivelasse per la prima volta anche a lei”.
Bum. Provate a togliere la luce della luna sul seno di lei e la sua consapevolezza finale: cosa rimane? In parole povere – utilizzando un linguaggio leggermente distaccato da quello di Hermann Hesse – rimangono due che scopano. Invece qui è bellezza. È musica. È fiamma viva che ti divora di desiderio, di passione, di poesia. È un bacio di un’amante sul collo dopo che le hai appena decantato il tuo eterno amore. Ho cercato quale musica italiana conoscessi capace di unire intimità, seduzione e arte in un tutt’uno. Ci ho messo un po’ ma l’ho trovata: Ho amato tutto di Tosca.
Se non godete degli ultimi secondi e dell’ultimo suono pronunciato da Tosca, allora non siete mai stati totalmente persi negli occhi di un’altro. Nel corpo, nella voce e della fragile sensualità dell’altro. Perché in quel momento, laddove ogni logica salta, là dove rimane l’istinto puro e semplice di perdersi nell’altro; lì, in quell’esatto momento, non c’è parola o mondo che tenga. Ci sono solo due corpi che fanno di tutto per essere uno. Due anime che fanno di tutto per vincere il dolore, nell’estasi dell’amore.
Il libro è pieno di queste descrizioni. E sono tutte delicate, sul filo della poesia ma sempre ancorate al terreno. Uno legge questo libro e cresce in lui il desiderio di andare a prendere la mano della persona che ama, e di portarla sotto la luna e godere assieme a lei del creato, del firmamento e del potere che hanno due corpi quando si danno in dono e in bellezza all’altro.
Poi, vuoi per il covid, vuoi per il rischio di ricevere una denuncia, non lo fai. Però quel desiderio e quella poesia intanto li hai uniti, e comprendi che il sesso è molto di più di godimento e piacere. È una musica, è un’armonia che suona in tutto il corpo. È la consapevolezza di Dio di aver fatto, tutto sommato, un bel lavoro qua sulla terra. Alcuni scrittori amici di Hermann Hesse hanno detto che i suoi libri sono come danze passionali. E le scene di sesso come fossero caschè. Classe pura. Per dire: io non so nemmeno come si scrive.
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