Un Libro, Una Canzone: Insieme
Le “ombre” di Sogno di una notte di mezza estate
Se noi ombre vi abbiamo irritato,
non prendetela a male, ma pensate
di aver dormito, e che questa sia
una visione della fantasia.
Non prendetevela, miei cari signori,
perché questa storia d’ogni logica è fuori:
noi altro non v’offriamo che un sogno;
della nostra indulgenza abbiamo bisogno.
Una notte, una foresta, un matrimonio reale da organizzare e due giovani amanti in fuga. Spiriti orgogliosi, una rozza compagnia teatrale e il leggendario folletto Puck. E ancora pene d’amore, inganni e filtri magici. Tutti questi sono gli elementi che caratterizzano il mondo, o sarebbe meglio dire “i mondi”, di Sogno di una notte di mezza estate, celeberrima commedia di William Shakespeare.
Lo scontro di tre “universi narrativi”
Nel caso di questa commedia è più corretto parlare di “universi narrativi” al plurale perché essa si compone di un elaborato intreccio di mondi che si contrappongono: il mondo “reale e terreno”, che è quello delle coppie di giovani amanti e dei promessi sposi Teseo e Ippolita, il mondo “metateatrale”, ovvero quello della sgangherata compagnia di ateniesi impegnati nella messa in scena del dramma Piramo e Tisbe, e quello “ultraterreno”, composto da fate, folletti e spiriti che popolano il bosco durante la notte.
Sarà proprio durante una notte di mezza estate che il destino di questi tre mondi verrà ad incrociarsi, portando a una serie di inconvenienti, fraintendimenti e buffi avvenimenti che i personaggi dovranno man mano fronteggiare.
Il mondo delle “ombre”
Vi avverto cari lettori, se mai leggerete Sogno di una notte di mezza estate non dovrete aspettarvi di cadere dalla sedia dalle risate. No, non è quel genere di commedia. O almeno, al giorno d’oggi non lo è. Non è quella l’ironia che incontra la sensibilità della nostra società. Ma se cercate un mondo magico, fatato, con descrizioni e linguaggio a metà tra realtà e sogno, ecco questa è la lettura che fa per voi.
Quando si legge Sogno di una notte di mezza estate si entra in un mondo senza tempo, un mondo fatto di leggende entrate nel patrimonio di popoli interi e allo stesso tempo raccontate a bassa voce, di padre in figlio, come dice Ivano Fossati in una strofa di C’è Tempo:
C’è un tempo perfetto per fare silenzio
Guardare il passaggio del sole d’estate
E saper raccontare ai nostri bambini quando
È l’ora muta delle fate
Un consiglio
Infine, un consiglio cari lettori: se ne avete la possibilità, andate a vedere questa commedia a teatro. Io l’ho fatto, ed è stata una delle rappresentazioni teatrali più belle a cui abbia mai assistito. Regalatevi dunque questa possibilità, anche se a teatro non ci andate mai, anche se lo ritenete noioso quanto una versione di greco antico il venerdì mattina. Non penso possiate pentirvene. Dopotutto, come dice il personaggio di Teseo nella commedia: “A teatro, anche le cose migliori non sono che ombre”.
Redazione
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