A tu per tu con la cantautrice siciliana, in uscita con il suo quarto album intitolato “Magmamemoria“
Tempo di nuove soddisfazioni professionali per Claudia Lagona, alias Levante, artista che non ha mai avuto paura di mostrare se stessa attraverso la musica, mostrando i suoi stati d’animo in molteplici sfumature. Dopo aver reso l’idea con “Manuale distruzione”, “Abbi cura di te” e “Nel caos di stanze stupefacenti”, la cantautrice conferma le proprie intenzioni con il suo quarto progetto discografico intitolato “Magmamemoria”, disponibile nei negozi tradizionali e negli store digitali da venerdì 4 ottobre. Un lavoro importante, il primo con Warner Music Italy, anticipato dai singoli “Andrà tutto bene“, “Lo stretto necessario“ in duetto con Carmen Consoli e “Bravi tutti voi“.
Ciao Claudia, partiamo da “Magmamemoria“, com’è nato questo progetto?
«Ho sempre fatto musica in maniera molto istintiva, questo disco è nato come tutti gli altri, la differenza con i precedenti è la maturità, nel senso che sono inevitabilmente invecchiata (ride, ndr). Non ho mai avuto paura di dire quello che penso, anche in riferimento all’attualità come ad esempio ho fatto in “Andrà tutto bene”, come una sorta di elenco apocalittico di tutto quello che sta accadendo attorno a noi. Tutt’oggi non so se si tratta realmente di un grido di speranza, oppure di puro sarcasmo, di humor nero».
Quali tematiche e che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Fil rouge del disco è questo continuo rincorrersi di passato, presente e futuro, sia per quanto riguarda le tematiche che dal punto di vista musicale, perché le sonorità richiamano gli anni ’90 seppur in chiave moderna. E’ l’album della consapevolezza e del cambiamento, soprattutto rispetto a quello che ho fatto prima, nonostante io rimanga sempre molto fedele al mio linguaggio e alla mia grammatica estetica. Non mi lascio trascinare dalle correnti, non sono una banderuola al vento, cerco di essere io il vento. Scelgo sempre con cura le parole che decido di cantare, ho una grandissima passione per la scrittura, laddove non riesco a star dentro ad una canzone, mi esprimo con i romanzi. Spero di aver reso bene l’idea con questo disco».
Non hai mai nascosto la tua ammirazione nei confronti di Carmen Consoli, com’è stato lavorare con lei?
«Avevo già incontrato Carmen diverse volte, la conosco da circa un paio d’anni, ma avevo paura di chiederle di collaborare, temevo qualsiasi sua risposta, così ho lasciato fare ad altri. Quando ho sentito per la prima volta “Lo stretto necessario” con la sua voce ho pianto per circa mezz’ora, non riuscivo a trattenermi, è stato incredibile. Lei per me è davvero la “regina madre” (sorride, ndr). Ho pianto sia per la bambina che l’ascoltava in camera, sia per la ragazza che oggi ha cantato con lei. Per me è stata l’apoteosi della felicità, non ricordo di aver mai pianto così tanto di gioia nella mia vita, ho sicuramente versato più lacrime di dolore, lo si può capire facilmente ascoltando le mie canzoni (ride, ndr)».
Riguardo al tuo ultimo singolo “Bravi tutti voi”, un brano così ricco di riferimenti all’attuale società, pensi che avresti potuto scriverlo anche in un altro periodo storico? In poche parole, credi che questa fiera delle vanità sia peggiorata con l’avvento del web e dei social?
«Non l’hanno peggiorata, credo l’abbiamo amplificata. Mi riferisco a persone che, in tutti gli ambiti, ognuno di noi può aver incontrato, almeno una volta nella vita siamo inciampati in presuntuosi, convinti di poterci insegnare qualcosa senza davvero avere le capacità di poterlo fare, oltre che la preparazione. I social ci stanno mostrando la società per come, probabilmente, l’abbiamo ignorata per moltissimi anni. Una volta c’erano i discorsi da bar, adesso quelli da social, è semplicemente cambiato il luogo, le stesse persone si sono spostate da un posto all’altro. “Bravi tutti voi” non è stata pensata per descrivere l’attuale società, l’ho scritta come una sorta di critica a delle persone che ho incontrato e che mi hanno fatto sentire piccola, pur senza alcun motivo. Ogni tanto lasciamo pure che gli altri riescano ad ergersi a maestri e noi a meri osservatori, a ricettori di questi “grandi insegnamenti”».
Il 23 novembre debutterai al Forum di Assago, un bell’appuntamento?
«Eh sì, ho un’ansia addosso (sorride, ndr). Sarà sicuramente molto bello, stiamo progettando uno spettacolo unico. E’ la prima volta che salgo sul palco del Forum, sarà una serata speciale, ci saranno degli ospiti, una scaletta molto ricca, sicuramente ci saranno tutte le canzoni di “Magmamemoria”, perché ho bisogno e voglia di presentarle al pubblico. Tutti i giorni mi sveglio con un briciolo d’ansia in più, pur sapendo di riuscire dal punto di vista tecnico a gestire un palco così importante, emotivamente sarà sicuramente un pugno nello stomaco. Mi auguro che tutto vada per il meglio e che la risposta sia positiva da parte di tutti».
A proposito di palchi importanti e di “prime volte”, come la mettiamo con Sanremo? Ogni anno il tuo nome circola puntualmente…
«Vero? (ride, ndr). sì, dal 2013! Mah, questa è la prima volta dopo sei anni in cui effettivamente sto riflettendo. Caratterialmente credo di essere una persona forte, ma non so se riuscirei a gestire l’emozione di un Sanremo e tutto quello che ne comporta, che non è solo l’esibizione o l’esposizione mediatica, bensì tutto il contorno e la pressione che orbitano intorno al Festival. Mi è stato raccontato che è abbastanza stressante per gli artisti, per cui ho un po’ paura di entrare in questo vortice. Certo è che il prestigio e la storia di questa kermesse sono importanti, penso che sia un’esperienza da fare almeno una volta nella vita».
Poi, la prossima sarà la 70esima edizione, dato il tuo interesse per la cabala è sicuramente un numero importante…
«Beh sì, non so esattamente cosa rappresenti per i tarocchi, ma è un numero tondo che traccia un traguardo importante per il Festival. Per essere onesta fino in fondo, ti dico che non ho scritto alcun brano, non ho nulla di pronto, è davvero solo un pensiero lontano. Da qui a dirti che ci sarò… chi lo sa!».
Nico Donvito
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