“L’ho voluto io” di Lele Esposito: te la ricordi questa?

Lele Esposito L'ho voluto io

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “L’ho voluto io” di Lele Esposito

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 2016 con “L’ho voluto io” di Lele Esposito.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “L’ho voluto io” di Lele Esposito

Tra le tracce contenute all’interno di “Costruire”, il primo album di Lele Esposito, spicca “L’ho voluto io”, un brano dal forte valore evocativo che si distingue come una dichiarazione potente di identità, fragilità e determinazione.

Con un testo viscerale e una scrittura diretta, Lele compone un monologo interiore che esplora il dolore, la solitudine, la ricerca di sé, ma anche la forza di chi non si arrende, anche quando tutto sembra spingerlo a farlo.

L’amore, in questo scenario, è ciò che si perde e si rincorre allo stesso tempo: “Ti perderò / perché non so restare / ma poi ti cercherò / perché non sai passare”. È un dualismo struggente tra l’incapacità di tenere stretto qualcuno e la condanna di non riuscire a lasciarlo davvero andare.

“L’ho voluto io” è una confessione generazionale, un atto di vulnerabilità trasformato in forza. Lele, con parole semplici ma cariche di significato, racconta il dolore, l’identità, la lotta per restare integri in un mondo che spesso cerca di ridefinirti. È una canzone che parla a chi è caduto, ma ha scelto di rialzarsi con le proprie gambe. Perché sì, forse l’ha voluto Dio. Ma soprattutto, l’abbiamo voluto noi.

Il testo di “L’ho voluto io” di Lele Esposito

Non chiedermi più come va
Che anche oggi piove forte dentro
Che solo nel silenzio ho combattuto il mio tormento
Che solo con la rabbia che c’ho dentro mi difendo
Che nonostante i pugni presi ancora non mi arrendo
Un altro inverno, il tempo scorre sempre più veloce
Chissà se mai riascolteranno ancora la mia voce
E se potrò mai dimostrarti quanto mi dispiace
E dire quello che ho da dirti in una notte, e invece

È che non parlo mai
E cammino da solo
È che non sai chi sei
Ed io non so chi sono
È che questa città mi spacca come un tuono
Libero l’anima
Salgo sul primo volo
È che ti perderò
Perché non so restare
Ma poi ti cercherò
Perchè non sai passare
Per ogni volta che hai giurato
Al mondo di star bene
Solo quando nelle vene c’era il mio sapore

C’è chi si vende il nome mio
Per restare in piedi
Io resto forte
Perché vinci solo se ci credi
Mio padre m’ha insegnato
“Credi solo a ciò che vedi”
Mia madre
“Che sei forte solo se c’hai a terra i piedi”
La gente mangia sogni
Senza chiedere mai il conto
Non se ne importa quante volte
Ti ha segnato il volto
Ma non mi tocca più
Ho le valigie pronte
E I sogni già a destinazione
Non conta più la tua opinione
E non ho mai chiesto a nessuno
Di pagare il mio
Se c’ho qualcosa è solo perchè
L’ha voluto Dio
O l’ho voluto io o l’ho voluto io

È che non parlo mai
E cammino da solo
È che non sai chi sei
Ed io non so chi sono
È che questa città mi spacca come un tuono
Libero l’anima
Salgo sul primo volo
È che ti perderò
Perché non so restare
Ma poi ti cercherò
Perchè non sai passare
Per ogni volta che hai giurato
Al mondo di star bene
Solo quando nelle vene c’era il mio sapore
È che non parlo mai
E cammino da solo
È che non sai chi sei
Ed io non so chi sono
È che questa città mi spacca come un tuono
Libero l’anima
Salgo sul primo volo

Scritto da Nico Donvito
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