“Liberatemi” di Biagio Antonacci: te la ricordi questa?

Liberatemi Biagio Antonacci

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Liberatemi” di Biagio Antonacci

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1992 con “Liberatemi” di Biagio Antonacci.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “Liberatemi” di Biagio Antonacci

Con “Liberatemi“, brano del 1992 che dà anche il titolo all’omonimo album, Biagio Antonacci compie una delle sue prime vere dichiarazioni d’intenti artistiche, affermandosi con voce potente e personale nel panorama della musica leggera italiana. Prodotta e arrangiata da Mauro Malavasi, la canzone viene presentata al Festivalbar e al Cantagiro dello stesso anno, riscuotendo subito un forte successo popolare.

“Signor Capitano, mi liberi le mani” è l’incipit drammatico e simbolico di una preghiera laica, di un appello disperato e rabbioso contro ogni forma di prigionia esistenziale. Non è una prigione fisica quella in cui si trova il protagonista, ma una condizione mentale e sociale di costrizione, dove la libertà viene negata sotto forma di noia, paura, indifferenza, falsità.

Il testo si muove tra invettiva e confessione, denuncia sociale e introspezione personale. Antonacci costruisce un monologo acceso, in cui il protagonista si rivolge a un interlocutore, il “Capitano”, figura autoritaria e simbolica, nel tentativo di ottenere giustizia, ascolto, verità. Ma soprattutto, chiede liberazione: da un’esistenza sterile, da una società cieca e distante, da una quotidianità che spegne i sogni. “Le mie mani devono applaudire” diventa allora un grido di riscatto, la voglia di tornare a vivere con pienezza, emozione, partecipazione.

Ancora oggi, “Liberatemi” conserva intatta la sua carica emotiva e attuale. È un brano che parla della necessità di non cedere all’abitudine, all’omologazione, al silenzio, e che rivendica il diritto di vivere con consapevolezza, emozione e soprattutto con le mani libere, pronte ad applaudire ciò che vale davvero.

Il testo di “Liberatemi” di Biagio Antonacci

Signor Capitano mi liberi le mani
Non ho fatto mai del male a nessuno
Sono piegato di fronte a questa vita
Io sono, sono un prigioniero

E poi non vede, non vede la mia pena
Non capisce i miei pensieri
Non vede come viviamo, non vede che non amiamo
Signor Capitano dove sono le risposte alle tante lettere spedite

E poi mi dica, mi dica dove siamo
E che stiamo ancora aspettando
Non vede come viviamo, non vede cosa facciamo
Non vede, non crede

Liberatemi, liberatemi dalla noia e dalla confusione
Liberatemi, liberatemi, le mie mani devono applaudire
Liberatemi, liberatemi dalle mille più di mille paure

Signor Capitano ho i sogni tra le mani non ho fatto mai del male a nessuno
Domande facili, difficili risposte quanto falso e quanta indifferenza
E dai piccoli diavoli sono quelli che fanno più male
Non vede non respiriamo, non vede stiamo morendo
Non vede, non crede

Liberatemi, liberatemi le mie mani devono applaudire
Liberatemi, liberatemi qui c’è buio non so quando è domani
Liberatemi (liberatelo), liberatemi (liberatelo)
Liberatemi

Bisogna dire la verità
Nessuno dice la verità
Ho una gran voglia di vivere, desiderare, decidere
Mi hanno rubato la libertà, è a pochi metri la libertà
Sono innocente è un equivoco, fatemi uscire da qui
Fatemi uscire da qui

le mie mani devono applaudire
(Liberatemi, liberatemi) qui c’è buio non so quando è domani
Liberatemi (liberatelo)
Liberatemi (liberatelo)

Scritto da Nico Donvito
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