giovedì, Maggio 2, 2024

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L’intervista, A Toys Orchestra, con Midnight Again la band da forma ai pensieri

Gruppo iconico del rock alternativo italiano del nuovo millennio, dopo aver infiammato centinaia di palchi in patria e all’estero con importanti partecipazioni a festival europei come l’Eurosonic Noorderslag in Olanda o il Reeperbahn Festival in Germania e aver accumulato decine di collaborazioni nel mondo del cinema e della tv, dalle colonne sonore di film e documentari alla presenza come resident band nel programma “Volo indiretta”(Rai3),…A Toys Orchestra interrompe la lunga pausa dalle scene per far scoccare di nuovo la propria mezzanotte musicale.

MIDNIGHT AGAIN–IL DISCO

Con questo nuovo lavoro discografico,“Midnight Again”,la band dà forma ai pensieri, agli spunti e alle suggestioni che si sono susseguiti in questi anni di stasi riportando indietro le lancette del tempo e chiudendo un percorso partito molto prima, in una sorta di “eterno ritorno musicale” Le diverse storie di vita vissuta vengono raccontate tramite ballate evocative, accenni di soul e brani blues-rock dall’andamento squadrato e cubista, mantenendo nei propri testi un approccio velatamente ironico e restituendo un quadro sonoro dalle atmosfere internazionali.

L’INTERVISTA

Avete girato mezza Europa, avete collaborato per cinema e TV, cosa vi aveva portato a staccarvi un po’ dalle scene e cosa ha fatto scoccare la scintilla per tornare a scrivere e pubblicare un album?

Si beh, un periodo di riflessione era, era fisiologico, era necessario. Noi siamo prossimi a
una cifra abbastanza importante di anni della nostra carriera, siamo quasi a 25 anni di A Toys Orchestra, direi che una pausa era qualcosa che serviva proprio a ristorarci, A
ridarci delle nuove suggestioni, un nuovo entusiasmo. Poi il tempo è beffardo. Insomma, è vero che sei anni, sono una pausa molto comoda. Però il tempo, appunto, come dicevo, è beffardo, alle volte scappa via veloce, alle volte si rallenta. A un certo punto è venuto fuori da sé questo disco. Io ho continuato comunque sempre a scrivere canzoni in questi sei anni. Il motivo per cui a un certo punto mi sono reso conto di avere il nuovo disco già tra le mani ed ecco che ci siamo riuniti e senza senza troppi fronzoli, ce ne siamo andati in studio a metter su queste queste canzoni di questo disco.

Midnight again è stato definito un eterno ritorno musicale, storie di vita vissuta che vengono raccontate tramite ballate evocative, un progetto interessante con un esito stupendo, come è partita l’dea? Come è nato Midnight Again ? – ⁠Le storie di vita vissuta raccontate nell’album prendono spunto da qualcosa di realmente accaduto?

Con Midnight again si va a formare quella che è la nostra trilogia della 00:00 era. Era un
pallino, era un qualcosa che stavo immaginando da un pezzetto e che probabilmente poi con l’arrivo di queste nuove canzoni ha preso un nuovo,  nuovo significato, perché comunque io la 00:00 la vedo sempre come una forma di limbo temporale particolare, perché? Quando sei a 00:00 sei stai vivendo ancora un pezzetto di ieri, sei ad oggi, sei già domani, insomma, sia in questo periodo incerto che ti riallaccia con il tuo presente passato futuro. Questo ovviamente in in maniera figurativa, però era un po quello che stava succedendo agli A Toys Orchestra, perché comunque avevamo avuto questa lunga pausa durata tanti anni tornando a scrivere musica, tornando a fare un disco fra virgolette alla vecchia, ci stavamo riconnettendo con un nostro modo di fare musica del nostro passato. I due Midnight, comunque, erano stati registrati o pensati in una maniera molto simile e quindi ci stavamo riallacciando al nostro futuro, lo stavamo facendo nell’oggi e quindi, inevitabilmente, anche con uno sguardo al domani, questa suggestione ha fatto sì che formare questa trilogia fosse abbastanza entusiasmante. Devo dire che poi quando mi sono
imbattuto nell’immagine di copertina di questo fotografo islandese che ha ritratto questo uomo con la testa di orologio che guarda al polso l’orario, insomma, ho pensato che era davvero il titolo, l’unico titolo per questo disco.

Per la registrazione dell’album vi siete affidati a una produzione per vasta scala analogica, relegando il digitale allo stretto necessario, come mai questa scelta? 

Beh, trovo che che l’utilizzo del digitale per questo disco non fosse la
scelta adatta, era un disco così come ti sto raccontando, dove c’era tanta realtà,
tanta verità. E’ più vero di un supporto analogico dove insomma registri sul
nastro E non hai molti escamotage per poi andare a fare ritocchi.
Insomma, quello che succede mentre registri è l’esatta verità, Mentre quando usufruisci dell’analogico inevitabilmente hai tanti modi per andare a edulcorare a ripulire a levigare. Ecco, secondo me questo disco, queste canzoni non avevano bisogno di questo maquillage, di questo trucco. Probabilmente anche l’elemento errore, fra virgolette, quello che
può essere un ronzio, una sbavatura, un rumore di fondo doveva essere parte
integrante di quello che raccontavano queste canzoni ed è lì che abbiamo deciso di
ridurre all’osso la tecnologia ma ma anche per quello che riguarda poi la
strumentazione, non abbiamo fatto cose troppo elaborate con microfona azioni
spaziali, abbiamo usato vecchi macchinari dal suono caldo, potente, che
fossero confacenti a quella che era la natura delle canzoni.

Sembra il Texas ma è Bologna, qui succede di tutto è tutto terribilmente vero, mesi e mesi chiusi in un casolare e la città in lontananza in movimento “ il bisogno di isolamento ed i ritorno alla semplicità del passato per meglio raccontare una storia?

Sì, sembra il Texas, ma è Bologna. In realtà poteva sembrare qualunque di quei luoghi
assolati ed isolati della parte bassa degli Stati Uniti. Perché il vacuum studio di Bruno Germano non è uno studio canonico, non so come definirlo, non ha quell’aspetto asettico che spesso hanno gli studi di registrazione, è ricavato da un vecchio casolare in campagna.  È perso nelle campagne emiliane, nella pianura, quindi il paesaggio sono queste grandissime distese di campi che lo rendano ancora più particolare e sullo sfondo c’è il
carcere della Dozza. Quindi sembrava davvero di avere queste suggestioni da
film americano. Io l’ho trovato perfetto come ambiente, per questa sua natura bucolica, questa sua natura casalinga, che ha fatto sì che non non ci sentissimo in uno di quegli studi
dove un po devi badare al al cronometro, all’orologio. Era qualcosa di molto più familiare. E casa di Bruno, a casa, nel suo studio questo ambiente così vissuto così domestico ha aiutato tantissimo il disco.

Midnight Talks nel 2010, Midnight (R)evolution nel 2011, ancora una volta dedicate il track title a un frammento di tempo, non crediamo sia casuale – ⁠Si tratta di un album variegato che spazia attraverso diverse atmosfere attraverso i suoi brani e che denota una sapiente maturità artistica, ci sono sonorità diverse dalla matrice wave che ha caratterizzato i vostri lavori precedenti, voglia di sperimentare, crescita personale, scelta stilistica o tutte queste cose?

Sì, probabilmente. Questo viene fuori proprio da da questa pausa di cui ti parlavo,
cioè era altrettanto fisiologico per noi a questo punto. Tornare, cioè, è venuto fuori da solo,
c’era questa esigenza che va sempre più forte. Spingere ancor prima di di essere registrato. C’era stato questo lungo arco di tempo dove c’è stato modo di far crescere una nuova voglia, un nuovo entusiasmo, delle nuove storie. Ecco poi sei anni, sono sono stati sei anni molto intensi, quindi c’era un vissuto da raccontare. C’erano delle forti suggestioni emotive da fare da carburante a tutto quello che che era la scrittura in quel momento. Più o meno l’iter è questo, poi non è facilissimo. Raccontare come vien fuori un disco, perché? Parte basilarmente da dalla forma di bozza, così da quando sono da solo a casa e scrivo col pianoforte e comincio ad immaginare quello che possono diventare le canzoni. E poi c’è tutto il processo, che è la parte più entusiasmante da questa immaginazione man mano si trasforma in realtà. E’ questa realtà alle volte aderente a quello che avevo immaginato, ma può anche prendere altre strade inaspettate che sono altresì entusiasmanti.

C’è un brano dell’album al quale siete particolarmente affezionati o legati da un aneddoto o da un ricordo?

No, non sono capace di preferire un pezzo ad un altro. Da buon padre di queste canzoni
amo allo stesso modo tutte le mie figlie diciamo così. Sicuramente alcune di queste sono
state più divertenti da registrare, ma mi riferisco, che so? Magari a quei brani dove
abbiamo dovuto utilizzare tanti fiati, trombe, archi e quindi il condividere la canzone
insieme ad altri musicisti. Lasciarci tanto spazio per improvvisare in studio ed
essere in tanti è stato veramente divertente quello. Ecco, ripensando magari a
certe registrazioni che so a Live Stars Tomorrow dove siamo veramente in 1000, a
registrare in quella canzone c’è di tutto di più e quindi anche le cose che succedevano. In
maniera molto estemporanea con i fiati, parlando tra di noi, confrontandoci qui, buttiamoci
un qualcosa un po stile New Orleans, così, tanto per fare un esempio. E le cose succedevano in tempo reale, questa roba qui era iper entusiasmante quando quando accadeva, così come quando riascoltando i pezzi, ci veniva l’idea, ma perché qua non non
mettiamo su delle percussioni africane? Perché non mettiamo un melotron o
comunque qualunque altra idea, e quindi ripensando a quella che è la realizzazione delle
canzoni, insomma c’è un grande legame affettivo.

Avete qualche punto di riferimento nelle band del passato? 

Beh, certo che abbiamo un legame con gli artisti del passato sarà anche per un fatto
anagrafico, voglio dire, comunque qualche anno cominciamo ad averlo ed è chiaro
che ci siamo formati con quelle che erano le band, ma anche banalmente senza andare a scomodare chissà qual quale nome super particolare, ma anche partendo da quelli che possono essere i Beatles, Nick Cave oppure quelli che abbiamo vissuto più in prima persona nelle nostre adolescenze che sono i Nirvana, i Melvins. Sonic EE tutti quelli che in una età importante come quella dell’ adolescenza, ci hanno veramente fatto le ossa. Ecco, sicuramente  da quelli che sono stati i nostri, senza i nostri ascolti io probabilmente non avremmo fatto questa musica.

Accettereste qualche feat e con chi? 

Beh, il featuring a mio modo di vedere hanno senso solo quando hanno senso Questa ripetizione è un po scherzosa, però in realtà è quello. Insomma, non farei un
featuring se non ci fosse un vero motivo per farlo. Se un giorno dovesse nascere una
collaborazione artistica sensata non vedo perché no, però non vedo neanche motivo di farlo a prescindere, siamo già in 5 nella band bella affollata, voglio dire. Non non non mi sento solo.

Live e progetti futuri, dopo le date di Bologna, Milano, Roma e Napoli ce ne saranno altre? Cosa vi piacerebbe fare?

Per adesso i nostri progetti futuri sono sono il nostro presente, cioè sono i nostri
prossimi concerti. Concentrarci su quello che è tutto il lavoro che c’è intorno a midnight,
intorno a questo disco e quindi ai concerti dal vivo, la promozione o quant’altro.
Preferisco sempre non andare troppo in avanti con i progetti ma cercare di
costruirseli giorno per giorno secondo me è uno dei migliori modi per per pensare al
proprio domani o almeno è il miglior modo che riesco ad applicare alla mia vita.