giovedì 21 Novembre 2024

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L’intervista, Ayle, il nuovo EP, obiettivo essere sè stessi

“La parte del mondo che non mi piace” è il nuovo EP di Ayle uscito venerdì 28 giugno, l’artista da poco uscito dalla scuola di Amici, considera questo lavoro un pò come una chiusura del cerchio, la fine di un ciclo e l’apertura di un nuovo percorso. Abbiamo raggiunto Ayle in call conference, ne è uscita una chiacchierata molto interessante sul suo EP e sulla musica di oggi, di seguito le nostre domande e le sue risposte.

“La parte del mondo che non mi piace” è il tuo EP uscito il 28 giugno, che è stato
anticipato da un singolo molto particolare Gli Zombi della notte che rispecchia un pò quella
che è stata la tua emotività che hai mostrato anche in Amici. Quanto c’è di te in
questo singolo e quanto c’è di te in questo EP?

“Guarda, tutto, tutto, perché sempre, comunque, nelle canzoni c’è un pò tutto di me. Io penso che in questo EP particolarmente ci sia una parte un pò più insicura di me, ma anche sincera, dove appunto spiego in questo EP, che non esiste questa corsa verso il successo, che è sbagliata, che questa società dove dobbiamo sempre apparire in un certo modo per essere all’altezza poi di non si sa cosa. Quindi parlo un pò di questo e sono molto sincero in quello che dico”.

Sincerità che è venuta fuori anche durante il tuo percorso ad Amici. Sei stato forse il più schietto, il più onesto, il più sincero

“A volte mi sono sentito anche a disagio in determinate situazioni perché ho dovuto
confrontarmi con dei miei retaggi del passato, delle cose che mi porto con me”.

Questo disco ti ha aiutato a superare queste situazioni, quelle tue esperienze?

In realtà questo disco è un pò la conseguenza di quello che ho passato. Secondo me certe cose riesci a raccontarle solo quando sono già comunque passate o comunque sono già a buon punto e sono già state metabolizzate. Altrimenti non sarei mai riuscito a scrivere queste cose”.

Ami cantare le tue canzoni, non sei amante delle cover,  però hai avuto anche i complimenti di Vasco Rossi per la tua interpretazione di Dio e la Luna. Pensi che nel tuo futuro ci possa essere anche qualche collaborazione con qualche cantante, lo metti in preventivo o per il momento vuoi portare avanti un discorso tuo personale?

“Sicuramente ci sarà la possibilità e se ci sarà un artista che è in linea con quello che
penso. Penso che queste cose arrivino comunque da sole e penso che delle collaborazioni
siano semplicemente rispetto tra artisti. Quindi non ti dico che non ci saranno, però al momento sono molto concentrato su quello che ho da dire e sulla mia musica.”

In questo EP sono presenti i due brani che hai presentato ad Amici e poi è presente il brano che è uscito la scorsa settimana e altri due. Sono tutti i tuoi brani?

“Sono tutti brani che comunque sono legati tra loro alla fine allo stesso significato, che appunto è questo. È quello di apparire come si è e di non cambiare o migliorarsi per qualcun altro.  Tutti i miglioramenti che vuoi fare su te stesso e devi farli per te.”

Questo è il messaggio. Tutte le cose che fai le devi fare per te, non per apparire agli altri. C’è un brano a cui ti senti particolarmente legato?

“Sicuramente io sono legato a tutti i miei brani, perché comunque sono tutti parte di me, sono tutti scritti da me, ogni parola, quindi sono legato a ogni parola di ogni canzone che scrivo.”

Hai partecipato a questo talent con i tuoi momenti di alti e di bassi, se dovessi ripetere
l’esperienza e dovessi ritornare indietro, a rifaresti o è stato molto
pesante?

“Come dico sempre, io non cambierei le cose come sono andate, perché così dovevano andare. Io sono una persona che affronta le situazioni di pancia e quando ho
un’emozione non riesco mai a controllarla. Tutto quello che è successo è successo proprio per il mio carattere e alla fine è una parte di me che io non voglio cambiare. Poi sicuro i ritmi erano altissimi ma lo rifarei perché è una scuola e in pochi mesi impari veramente tantissime cose. Io mi sento formato umanamente e artisticamente molto più rispetto a quando sono entrato. Quando esci noti proprio la differenza.”

Quindi tu consigli talent a chi vuole comunque fare musica?

“Io penso che ci siano persone adatte e persone meno adatte. Sicuramente un talent può darti una spinta, però io comunque credo che anche senza talent, se si è bravi, se la musica è forte, si può fare tranquillamente. Quindi non è l’unica strada, però è comunque una grande esperienza.”

Ci sono stati dei pezzi che hai lasciato fuori dall’EP che poi saranno inclusi in qualcos’altro in futuro? Hai dovuto fare una cernita o questo avevi a disposizione e questo hai inserito?

“Ho una quantità enorme di pezzi perché io scrivo tanto e produco tanto. Io ho scelto questi pezzi per questo EP perché penso che questo sia la fine di un ciclo. Quello che verrà dopo ancora non sappiamo cosa sia, ma sicuramente ho tantissimo materiale
nuovo”.

Nuovo e che rispecchia soprattutto chi sei adesso, perché penso anche che i pezzi
vecchi poi non siano neanche più attuali, non ti rappresentino proprio in pieno come quando li hai scritti perché comunque c’è stato un percorso di crescita personale

“Esatto, diciamo che questo EP lo vedo un po’ come la fine di questo ciclo che ormai per me
finisce stasera a mezzanotte (28 giugno ndr) Io sono già avanti con la testa e con le idee. Questi pezzi li ho fatti tempo fa quando ero pronto per scrivere queste cose.”

Farai delle date? Questa estate porterai in giro la tua musica?

Parleremo anche di questo, però al momento ci stiamo lavorando”.

Un consiglio a un ragazzo che ama fare musica, che si avvicina al mondo della
musica, se tu dovessi dare un consiglio a chi vuol cantare cosa gli diresti?

“Il consiglio che do, a parte di essere sempre originali, il più originali possibili, perché poi è quello che alla fine ti porta a emergere secondo me, è sicuramente di non pensare ai numeri e pensare solo al messaggio che si vuole mandare, prendere la musica come una persona a cui confidare i tuoi segreti, i tuoi pensieri, un pò come a uno psicologo. Io la vivo un pò come psicoanalisi la musica. Cerco di rispondere a delle domande che mi faccio interiormente. Cerco di rispondere con la musica”.

Hai parlato di numeri. Purtroppo siamo in un periodo in cui l’industria psicografica è legata
molto ai numeri. Si punta molto alla quantità più che alla qualità. Tu pensi che ci possa essere poi un cambiamento e che si cominci ad apprezzare più il prodotto?

“Sicuramente sì, però io posso prendere di esempio tranquillamente l’America, che è avanti a noi di anni, secondo me. Secondo me arriverà anche qui il giorno in cui parleremo soprattutto dei contenuti delle canzoni. Ci sono già stati periodi dove era molto importante il contenuto. In questo periodo storico, esattamente in questo, poi la musica è un pò come la moda, cambia in continuazione. Secondo me arriveremo anche a cambiare, però quello che sta succedendo al momento è veramente una rincorsa a chi esce per primo e chi fa più numeri. Al momento, dico purtroppo, è molto legato ai grandi numeri, la musica italiana.”

È difficile per un ragazzo entrare nel mondo musicale, restarci dentro?

“Per un ragazzo che ha un suo messaggio personale, che ha una sua idea, che vuole i suoi tempi anche per scrivere, per elaborare, in un mercato che ti chiede sempre prodotti nuovi, è difficile sopravvivere o bene o male poi… Io posso dirti che per me sì, perché io, come ho già detto, scrivo in continuazione. Ho questa fortuna di vivere una vita che mi permette di scrivere in continuazione cose nuove. Io cerco di prendere ogni cosa che vedo e scriverla, ogni sensazione che ho e scriverla. Quindi sicuramente devi avere tante idee. Al di là della quantità, io penso che si debba, in generale scrivere tanto. Quello secondo me è fondamentale, ma deve venire da te, cioè non deve essere un obbligo. Nessuno mi obbliga a scrivere, io lo faccio perché mi piace, perché non so come sfogo e scrivo molto e produco molto.”

E la scelta del titolo? Come mai “la parte del mondo che non mi piace”?

Esattamente quello che ho detto all’inizio, cioè è proprio tutta questa parte troppo competitiva, iper competitiva. La musica secondo me non è una competizione, ma questo lo sappiamo, non solo nella musica ma anche nella vita. Quante volte non ci siamo mai sentiti all’altezza di altre persone? Magari più fighe di noi o più, e abbiamo cercato di piacere, abbiamo cercato di cambiarci per piacere a queste persone. E’ sempre una rincorsa verso l’essere accettati, abbiamo sempre bisogno di sentirci apprezzati dagli altri. In questo disco parlo proprio di questo, il titolo parla esattamente di questo.”

In relazione a questo che hai detto, pensi che in questo periodo ci sono persone che scrivono che si snaturano un pò per andare incontro alla tendenza, che non rimangono sè stessi?

“Sì, penso di sì, questa è una roba che c’è da sempre, sono anche delle scelte, però sì, ci sono.”