Da venerdì 15 marzo è presente sulle piattaforme digitali e in tutti i digital stores “Rave” (Alka Record Label), il nuovo ep della band marchigiana La chance su
Marte. L’ep racconta i pensieri e le emozioni che 5 ragazzi di 28 anni provano nella loro
quotidianità. In brani come Rave, Tilt e Paranoie; si parla di ansia nelle sue
sfaccettature differenti e di come questa possa essere protagonista nella vita di tutti i
giorni. Ludo; tratta la tematica del giudizio della società e del peso che ne deriva, a
volte ci si ritrova soli senza volerlo, per qualcosa che nemmeno si è fatto.
Infine in “Diego e Frida” si racconta questa storia di amore malato, perché non ha
senso un rapporto d’amore senza la fiducia ed il rispetto della libertà dell’altro. Così
come non ha senso un palazzo senza una città o Parigi senza Notre Dame.
Incuriositi dopo l’ascolto dei brani abbiamo voluto incontrare la band, molto carinamente ci ha risposto in collegamento Federico Olivieri, uno dei 5 ragazzi che compongono il gruppo, è stata una occasione per parlare di “Rave”, ma anche della maturità musicale raggiunta e di quello che può rappresentare la musica oggi.
L’INTERVISTA
Questo incontro è per parlare di Rave che è il vostro ultimo EP che contiene 5 pezzi, in cui parlate un pò di quelle che sono le emozioni dei ragazzi della vostra età e anche un pò delle problematiche, parlate di ansia, parlate di amori tossici, giudizio della società verso di voi, e verso i giovani, parlateci della band, come nascete e come nasce questo progetto, come nasce questo EP, abbastanza particolare perché comunque parlate di temi molto importanti, quindi anche abbastanza vicini ai giovani che vi ascoltano.
“Sì, allora noi appunto siamo La Chance su Marte, siamo una band di Ancona, abbiamo tutti 28-29 anni perché siamo tutti del 1995 e sostanzialmente ci siamo conosciuti alle superiori che frequentavamo insieme, lo stesso liceo. Poi da un incontro in gita, perché in realtà eravamo classi diverse, è nata la volontà di fondare una band, visto che poi parlando, ognuno di noi già suonava uno strumento. Siamo tutti musicisti da tanti anni, già da piccoli, ognuno aveva iniziato a studiare musica e abbiamo iniziato poi quello che è spesso l’inizio di tante band, cioè un progetto di cover, ci occupavamo soprattutto di Beatles, di rock in inglese, anche se poi ecco già dopo i primi anni abbiamo iniziato a produrre qualche brano originale. Volevamo comunque scrivere, quindi anche se eravamo più piccoli e facevamo soprattutto cover, la volontà comunque di scrivere pezzi nostri c’era sempre stata. A quel punto, una volta consolidato il repertorio, abbiamo pensato di cercare una etichetta. E’ stato così che siamo venuti a contatto, con Alka Record Label, l’etichetta di Ferrara che ci segue insieme a Massimiliano Lambertini e Michele Guberti. La nascita del progetto attuale è stata quella, perché poi loro ci hanno invitati in studio, abbiamo iniziato a lavorare sui primi pezzi e poi insieme a loro si è deciso di passare alla scrittura in italiano, brani originali in italiano. Il progetto doveva un pò ricostruirsi e da lì abbiamo scelto anche il nuovo nome, La Chance su Marte, che viene proprio dal primo singolo. In realtà La Chance su Marte, se uno poi va a vedere, è il nostro primo brano pubblicato inedito,
questo nome che appunto è anche nel ritornello, ci ispirava, comunque in qualche modo ci
riconoscevamo in questa cosa alternativa, questa ricerca comunque di qualcosa di nuovo e
alternativo e abbiamo preso questo nome e siamo noi La Chance, allora è bello, ci piace dire ‘noi siamo La Chance’, siamo una occasione. Poi da lì, dal 2016 a oggi, insieme ad ARCA siamo cresciuti, abbiamo cambiato diversi studi, poi ci sono stati gli anni della pandemia, nel frattempo avevamo già pubblicato prima, e poi subito dopo la pandemia nel 2021 il secondo disco Incontri Ravvicinati. In questi due anni di stop dove ci siamo dedicati alla scrittura e alla crescita artistica siamo noi stessi siamo cresciuti, insomma siamo passati dai 18 fino ai 26-27 anni, una realtà che comunque cambia, anche se uno rimane sicuramente giovane viene in contatto con tante nuove realtà, quindi la ricerca di un lavoro, la fine degli studi, magari la ricerca anche di una indipendenza dalla famiglia. E qui mi ricollego ai temi che diciamo di Rave proprio con quelle emozioni più tipiche dell’;età adulta, ripeto il lavoro, la ricerca di una autonomia, di una indipendenza che però a volte non è facile da trovare subito, soprattutto adesso. E’ un desiderio che spesso non viene
subito accontentato quello di essere un pò più autonomi. Il giudizio che ci si trova addosso, quindi anche il doversi sistemare, sennò magari non si fa nulla perché magari sì ti sei laureato e non sai cosa fare, oppure hai scelto di non laurearti ma non lavori. Tutte queste emozioni per lo più anche negative, nel senso che poi vengono vissute con ansia da noi e da tanti giovani della nostra età, hanno portato insomma a questa scrittura più matura che è sfociata appunto in Rave, in un lavoro in studio, nel nuovo studio a Ferrara, il Natural Headquarters. Abbiamo lavorato con Manuel Fusaroli come nuovo produttore, con cui prima c’era stata una collaborazione sul primo disco, ‘Incontri ravvicinati’, lui aveva giusto lavorato un po’ al master, su questo invece disco lui si è messo proprio insieme a noi a tavolino e quindi abbiamo rielaborato tutto il sound. Insomma si può sentire, chi ha voglia di sentire qualche brano precedente e poi nuovi che stanno uscendo, che sono usciti. Con Rave, sicuramente al di là dei gusti si può notare una bella differenza, insomma è dovuta proprio a questo, questa crescita che è stata la nostra crescita, questo incontrare nuove situazioni, questa voglia anche di fare una musica altrettanto matura e tornare anche al suonato. Il bello secondo noi, a prescindere dai gusti, è proprio che a noi piace, perché è tornato molto musicale, noi prima utilizzavamo anche molto di più le basi, diciamo anche sonorità elettroniche oltre a quelle rock, su questo disco ci sono, sono rimaste ma in misura molto più ridotta, marginale, sono un accompagnamento, il resto è tutto suonato quindi è anche molto divertente per noi.”
Quindi c’è stata una evoluzione anche dal punto di vista musicale, a partire proprio dall’ascolto, una versione più matura di voi, quindi anche dal punto di vista degli strumenti, oppure avete voluto comunque fare il punto, dare un punto di vista globale di quelli che sono i problemi di una generazione?
“Noi essendo già cinque persone, anche se non siamo tantissimi, abbiamo già cinque realtà, quindi amicizie, tante conoscenze, prendiamo anche dal vissuto di noi e anche dalle persone con cui siamo insieme e che incontriamo. Sicuramente ci sono anche esperienze, quindi diciamo ci sono stati comunque dei momenti, anche delle relazioni forti, negli anni anche questo c’è stato. Diciamo la canzone un pò più diversa può essere “Ludo” che invece ha una protagonista femminile, abbiamo voluto immaginare, in base alle conoscenze che abbiamo, di ragazze che vivono un pò quella scelta. Abbiamo messo al centro la scelta di avere un figlio anche poi nel videoclip e da lì abbiamo un pò sviluppato il resto, proprio creare questo personaggio che desse voce anche a questi problemi. Nonostante noi siamo una band maschile, cerchiamo con la musica di dare voce a tutti, alla società in generale, come dicevi tu sì, una visione globale.”
LA GENERAZIONE DEI TRENTENNI O QUASI
Parlando di società, fate parte della generazione dei quasi trentenni, che per alcuni sono considerati troppo grandi, per altri sono considerati troppo piccoli, è una generazione di mezzo che sta cercando una propria identità. Voi dal punto di vista anche musicale avete risentito di questo? Vi siete sentiti un pò emarginati nel potervi esprimere, nell’essere capiti da chi vi deve giudicare, da chi vi deve scegliere, da chi vi deve ascoltare?
“Forse emarginati proprio no, però c’è da dire che nella scelta comunque di un
pubblico è un momento particolare sicuramente, perché come hai detto benissimo, non sei né grande né piccolo, quindi non è facile rivolgerti a un pubblico specifico, che a volte invece è la cosa più vincente. Noi cerchiamo una nicchia, che siano gli adulti o che siano i giovani, però ecco noi siamo questa via di mezzo, probabilmente effettivamente noi con Rave soprattutto l’abbiamo fatto, cerchiamo proprio di rivolgerci a chi è come noi, quindi il nostro target è proprio quello uguale a noi, dei trentenni. Immagino che magari gli stessi brani per una persona molto più grande potrebbero sembrare da ragazzi, come per uno più piccolo, un quindicenne magari, già un pochino più impegnati tra virgolette, quindi diciamo che forse sì, cerchiamo di dare una immagine anche a questa fascia di mezzo in cui effettivamente a volte ti senti un pò nè carne nè pesce.”
LE TEMATICHE DI RAVE
Nell’EP ci sono cinque pezzi, Rave, Tilt e Paranoie parlano di ansia e
varie sfaccettature, Ludo è il giudizio della società di cui parlavamo e poi Diego e Frida in cui si parla di un lavoro tossico, c’è tra questi brani un brano che sentite particolarmente vostro?
” Tutti sono stati un bel percorso, noi soprattutto scriviamo anche tutti insieme, anche se poi spesso l’input per un testo o per una base parte da noi e poi gli arrivano gli altri. Si cerca sempre di collaborare per arrivare a un lavoro insieme, quindi ti direi che ognuno potrebbe darti un titolo diverso. Ludo devo dire ci piace molto, questa voce che abbiamo dato, questo personaggio, poi è la prima volta che abbiamo creato un protagonista
del genere, ci appartiene molto. Allo stesso tempo però una cosa che abbiamo vissuto è con Tilde, perché nel periodo in cui la abbiamo scritta e quello che è successo con il conflitto in Ucraina, russo-ucraino, lo abbiamo molto sentito come brano. Tornando al discorso sulla generazione, diciamo che anche noi iniziamo ad essere grandicelli, quindi magari non siamo più il ragazzino che a volte è un po’ più disinteressato a questi eventi, noi iniziamo insomma a sentirli un po’ di più, quindi anche Tilde per noi è molto importante.”
Hai detto che c’è stata una evoluzione anche dal punto di vista musicale, come genere voi siete più indie pop, sentite che sia il vostro genere definitivo, cercherete contaminazioni oppure pensate che questo rispecchi pienamente la vostra cifra artistica?
“Allora, io ti direi che sicuramente non si è mai arrivati completamente, però l’evoluzione che c’è stata in questo disco probabilmente assomiglia molto alla nostra versione definitiva, cioè questo sound attualmente è quello che ci convince di più, continuiamo sicuramente a cercare influenze, come tante ce ne sono già dentro Rave, quindi sicuramente continueremo questo tipo di ricerca, però l’evoluzione, lo studio che abbiamo fatto per arrivare a Rave lo terremo per diverso tempo, a meno che anche là tra qualche anno, maturando nuovamente, facendo una nuova crescita, anche noi non sentiremo il bisogno di cambiare. Adesso questo è un suono che ci piace molto, infatti anche nei pezzi che stiamo scrivendo, già nuovi, perché noi ci siamo già rimessi a scrivere, comunque stiamo mantenendo questa cifra.”
E’ DIFFICILE FARE MUSICA IN ITALIA?
Abbiamo parlato di musica, a prescindere dal discorso generazionale che abbiamo fatto, secondo te in Italia è difficile fare musica? E’ facile proporsi o si è schiavi delle major, delle case discografiche, dell’industria discografica, che vogliono tutto e subito, portare avanti una propria proposta è difficile?
“La risposta secca è che no, nel senso, sembra strano, ma non è difficile perché ormai è alla portata di tutti pubblicare un brano, lo si può rendere pubblico da Youtube, dalle piattaforme digitali fino ai social, ormai davvero è alla portata di tutti, allo stesso tempo proprio questo rende difficile imporsi. Effettivamente far ascoltare la propria musica, cercare di far sì che poi sia ascoltata da tante persone è difficile, perché ti perdi fondamentalmente in una marea di proposte più o meno valide. Tante volte proposte valide si perdono, quindi la difficoltà sta proprio lì, l’aver portato comunque tutti quanti alla possibilità, come è giusto che sia, di esprimersi e pubblicare, chiaramente poi crea una saturazione. Mettiamoci dentro il cambiamento anche discografico, della ricerca di un prodotto finito, perché davanti a questa possibilità in realtà le majors si muovono verso proposte già con una struttura dietro, difficilmente investono sul ragazzino o band brava
e basta che non ha seguito, quindi anche lì c’è stato un cambiamento. In più c’è il mondo dei talent che ogni anno sforna comunque pezzi e artisti in cima alle classifiche e che
ancora di più saturano il tutto. Quindi diciamo pubblicare non è difficile perché ormai è per
tutti, però effettivamente avere e cercare un seguito, cercare una propria nicchia è diventato più difficile, soprattutto per chi ha fatto la nostra scelta di farlo un pò alla vecchia maniera, cioè a forza di live, di pezzi pubblicati, di investimento, cercando di farsi ascoltare e conoscere sempre di più. Noi, tolti gli anni che abbiamo fatto la cover band, dal 2016 sono otto anni che abbiamo il progetto, piano piano ci stiamo già togliendo delle soddisfazioni, però ecco otto anni più altri quattro anni che suonavamo insieme prima, è un percorso lungo.”
NEI TALENT SOLO CON UN PROGETTO GIA’ AVVIATO
Hai parlato prima di talent, secondo te oggi offrono ancora uno spiraglio per farsi
conoscere per i giovani, o pensi che ormai si siano ridotti a dei reality veri e propri che poi oltre alla grande visibilità che ti danno, una volta terminata l’esperienza ti riportano alla realtà dei fatti?
“Parlano un pò i fatti secondo me, ormai sono tanti anni, diciamo l’era d’oro dei talent è stata quella dell’inizio, intorno ai primi anni 2000-2009-2010, penso a Marco Mengoni, grandi nomi che sono effettivamente rimasti, 14 anni dopo, ancora lì. Ogni anno esce qualcuno, ma al momento non ci sono queste proposte, a parte dei fenomeni come sono stati i Manneskin ad esempio, che tra l’altro non avevano neanche vinto. Loro erano un progetto, come dicevo prima, erano un progetto che comunque lavorava già da prima, avevano una struttura, una personalità, quindi per adesso effettivamente il talent stesso secondo me si sta mordendo la coda, cioè dopo tanti anni di lavoro a forza di spingere artisti ogni anno, in realtà si continua a farlo perché l’intrattenimento rimane, ma a me sembra che il fine adesso sia più l’intrattenimento che non il portare, dare la possibilità a qualcuno di farsi conoscere. Poi è tutto molto sulle tue spalle, ci sono ragazzi, anche giovani, portati nel giro di un anno più o meno, da prima del programma alla fine del programma, dalle stalle alle stelle, lì se non hai una forte personalità è molto difficile reggere un percorso del genere, perché poi anche a livello artistico ne risenti. Immagino anche la scrittura, è una cosa particolare, spesso non è qualcosa che va a comando, quindi se sei qualcuno che scrive e magari sei portato in un contesto del genere, quando poi inizi a avere scadenze, produttori, interviste, tutta una serie di cose che ti premono sopra, diventa una responsabilità. Magari prima scrivevi i tuoi brani per piacere, poi diventa lavoro, quindi a quel punto arriva il momento in cui devi scrivere, e se lì poi ti blocchi, come può capitare, ovviamente non hai tanto tempo, perché poi la major ha dei tempi e deve lavorare. insomma non è facile, sicuramente attualmente il talent io lo farei, lo consiglierei a
chi ha una personalità, cioè a chi bene o male il progetto, la sua cifra artistica ce l’ha bene in mente e la porta avanti. C’è poi il rovescio della medaglia che magari arriva il talent, la
tua cifra non piace e finisce lì, lì devi avere la forza di portare avanti la tua cifra stilistica. Ad esempio i Maneskin, se tu rimani convinto nel tuo sound, nel tuo personaggio poi artistico, se funziona poi te lo porti dietro, infatti i Maneskin hanno avuto semplicemente una amplificazione del loro essere, ma la loro essenza poi è rimasta. Insomma tutti i grandi usciti dai talent sono stati così, non erano persone che erano pagine bianche, a volte ci sono, però sono quelli che un pochino la subiscono di più, magari arrivano anche alla fine del talent, però a volte poi subiscono questa fiammata di successo che poi non riescono a gestire, magari mi ci metto dentro, insomma capisco che non sarebbe facile neanche per noi.”
I PROGETTI FUTURI
Finiamo con i progetti futuri, dopo questo EP ci sarà un album in cui saranno incluse questi brani più altri, oppure dei live, oppure qualcosa che vi piacerebbe fare?
“Allora, noi come ti dicevo prima ci siamo già rimessi sotto con la scrittura, quindi sicuramente torneremo in studio per produrre nuovi pezzi, però in realtà ci sono già
dei fratellini, insomma dei brani di Rave, perché in Rave sono un estratto insomma di 5 pezzi di altri già pronti. Probabilmente ci sarà un album finale anticipato da altri singoli presi da questi già pronti, e tanti live, adesso noi abbiamo una collaborazione con Davide Motta come Booking, Until Booking, che ci sta aiutando molto nella procedura dei live, nel fare tanti live, quindi ci stiamo dedicando molto ai concerti, soprattutto per farci conoscere, per non abbandonare mai il palco che poi è la cosa fondamentale. Quindi ecco per il futuro scritture nuovi brani e nuovi live, che ovviamente poi pubblichiamo insomma tutto quanto, pubblicizziamo per chi voglia insomma venirci a sentire.”
Giuseppe Scuccimarri
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