sabato, Aprile 27, 2024

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L’Intervista, “‘Na Rivoluzione (sento ‘o bbene ca me faccio)” Gabriele Esposito, in un brano la sua rivoluzione interiore

“Na Rivoluzione (sento ‘o bbene ca me faccio)”, è il nuovo singolo di Gabriele Esposito uscito lo scorso 12 gennaio e che rappresenta, come cita lo stesso titolo, una sorta di rivoluzione per l’artista. Prodotta da Kreed e dallo stesso artista, la canzone è nata la scorsa estate ed è stata registrata in un appartamento sulla Costiera Amalfitana in una dimensione volutamente “casalinga”. Nel pezzo l’artista ha scelto di mantenere le take originali di voci, chitarre e pianoforte, proprio con l’intento di restituire la verità di quel momento. Il singolo confluirà in un EP in uscita nei prossimi mesi che conterrà editi e inediti. Abbiamo raggiunto telefonicamente Gabriele per parlare del suo nuovo singolo, ne è sortita una piacevole chiacchierata in cui si è parlato di musica, di napoletanità e della decadenza dei talent televisivi, di seguito le sue parole :

IL NUOVO BRANO

“‘Na Rivoluzione (sento ‘o bene che me faccio” hai detto che è la fotografia di un momento preciso per te. La aggiunta di quelle parole tra parentesi non è stata casuale, ci vuoi raccontare come sono nate idea e progetto ?

“Il brano è nato questa estate, quando lo ho finito di scrivere ho sentito una rivoluzione interiore, una sensazione che ho avuto quasi immediatamente, ho individuato le cose che mi facevano stare bene. La velocità della vita a volte ci porta a non pensare, io nasco indisciplinato, tante vicissitudini mi hanno portato a correre. Adesso stanno nascendo cose un pò diverse come testi, usciranno nuovi brani che andranno a chiudere un cerchio, credo che noi musicisti in ciò che creiamo mettiamo crescita e consapevolezza”

Il brano confluirà in un EP prodotto da una etichetta indipendente, ci saranno brani editi e inediti, vuoi parlarci anche di questo progetto ?

“Vi saranno contenuti miei brani conosciuti come “Si m’annamor’ “, “Aret’ a ‘nu penziero” e “‘Na rivoluzione” e altri tre brani inediti che andranno a completare un puzzle che contiene un fil rouge, un messaggio musicale. Per quanto io possa dare un input con 3 brani mi rendo conto serva un passaggio più grande, sono stato lento perchè sono consapevole che i ritmi artistici non sono così veloci come quelli che vuole l’industria discografica, ma ho voluto fare con calma per non perdermi nulla per strada”

LA NAPOLETANITA

Parliamo della tua produzione artistica visto che sono stati citati tuoi brani conosciuti, in “Via Scarlatti” hai riarrangiato 5 brani della musica napoletana moderna e li hai riproposti totalizzando sul web oltre 15 milioni di visualizzazioni. In un video popolare sul web hai riproposto i brani cantandoli in luoghi specifici di Napoli. Che rapporto hai con tua città ? Ti senti un rappresentante della napoletanità ?

“E’ una sensazione strana, io ho iniziato cantando in inglese prima di passare al napoletano, sono vicino alla cultura napoletana, sono cresciuto con Bellavista, con Troisi, mi sento molto vicino alla mia città che comunque resta una città difficile. Mi capita di leggere commenti in cui i napoletani si identificano in me e ne sto prendendo consapevolezza, ma la strada penso sia lunga affinchè la gente ti riconosca come uno di loro. Napoli è particolare, sono all’inizio e il mio obiettivo è rappresentare una realtà molto spesso stereotipata, nei miei pezzi cercherò di fondere qualcosa di stereotipato a qualcosa di originale”

Dopo “Via Scarlatti” il singolo successivo “Aret ‘a ‘nu penziero”, ha superato un milione di visualizzazioni e ti ha consacrato definitivamente come uno dei cantautori emergenti più interessanti. Come hai vissuto questa onda di popolarità, nonostante provenissi da una doppia partecipazione a un talent, tanta visibilità tutta insieme può dare alla testa, sei riuscito a rimanere con i piedi per terra o hai vacillato?

“Con i piedi e la testa per terra, penso che la realtà sia uno specchio di noi stessi, ho suonato tanto, ho fatto la gavetta, tutto ciò è servito a farmi crescere. L’anima a volte non va di pari passo con la maturità, ti trovi cresciuto senza che hai assorbito tale crescita. Quando in questi giorni ho letto lo sfogo di Sangiovanni la prima cosa che ho pensato che a questo ragazzo gli abbiano fatto passare la voglia, io lo comprendo, intorno alla musica ormai ci sono forti interessi economici, i ritmi richiesti sono veloci, la cosa che ognuno deve capire prima di tutto è quella di restare tranquillo”

IL DECLINO DEI TALENT

Hai parlato di Sangiovanni che proviene da una tua stessa esperienza artistica, anche tu hai partecipato due volte a un talent, sei stato ad XFactor nel 2016 e poi vi hai partecipato ancora nel 2017 accedendo alle fasi finali. Secondo te rimane ancora una formula televisiva che offre le giuste opportunità ai giovani o è diventato un frullatore che inghiotte, spreme e restituisce alla fine a una realtà differente da quella che propone ?

“Per quanto riguarda le edizioni a cui ho partecipato io, erano tempi diversi da quelli attuali. Io ho partecipato quando c’erano i Maneskin e Nigiotti, adesso XFactor ha perso appeal, sono cambiate le dinamiche e lo stesso declino lo sta vivendo Amici. Il problema è che ormai partecipano tutti “pettinati”, vedo la stessa linea stilistica un pò ovunque e più si fa un discorso di linea stilistica più il prodotto perde appeal. Io mi sono perso, mi sono fermato e ho ricominciato a fare ciò che mi piaceva senza alcun tipo di quadratura mentale. Per me, quando ho partecipato io, il talent è stato formativo, è importante che il ragazzo che vi partecipi segua un percorso di crescita e che non si riduca tutto ad una gara. Adesso è più uno show, si litiga per le pulizie e si prendono penalità per cose lontane dalla musica. E’ tutta una questione di consapevolezza, bisogna prendere tutto come un gioco dove ti può andare bene come ti può andare male, adesso ci si prende troppo sul serio, sono convinto sia da tempo iniziata una discesa per questi format”

STILE MUSICALE PREFERITO E PROGETTI FUTURI

Hai uno stile musicale facilmente riconoscibile, abbastanza vicino al folk pop, hai qualche artista di riferimento a cui ti ispiri ?

“Sicuramente John Mayer, un chitarrista fantastico americano che è riuscito a mischiare R&B e Pop che è quello che cerco di fare io. Ritengo che il Pop abbia una chiave di lettura reale, un’idea musicale in cui ci si può mettere dentro tante sfumature di musica rendendole radicali. Il Pop è stato uno stile che ha portato messaggi importanti, penso che richieda il massimo della ricerca come stile, serve a trovare espressività”

Concludiamo con i progetti futuri, cosa farai oltre l’EP di prossima uscita ?

“Oltre l’EP un tour e poi un brano che esulerà dall’EP e che avrà un sapore estivo. Quando lo ho scritto mi ha meravigliato, lo ho finito di scrivere in un periodo che non aveva nulla a che vedere con il caldo e con l’estate, lo considero un altro piccolo semino di un’altra fase musicale, è un brano nuovo abbastanza recente, mentre quelli contenuti nell’EP sono più rodati, il più nuovo lo ho scritto un anno fa.”