Gli Unwelcome sono usciti il 20 marzo scorso con “What might have been”, un nuovo album che è una testimonianza della loro continua evoluzione artistica: la band ha
voluto esplorare nuove strade, sperimentando con suoni ed arrangiamenti
inusuali. I ragazzi del gruppo si sono immersi in nuovi territori sonori, abbracciando la sperimentazione con elementi elettronici, brani strutturati in modo non convenzionale e sfumature sonore che hanno reso “What might have been” un tassello importante nel loro percorso.
La capacità di mescolare influenze senza compromettere l’essenza del
loro suono è un tratto distintivo di questo album, così come la continua ricerca di
nuove strade da esplorare. Li abbiamo raggiunti telefonicamente le scorse ore, a risponderci con grande disponibilità è stato Andrea, la voce della band, di seguito cosa ci ha raccontato:
What might have been è una testimonianza della vostra continua evoluzione artistica, da cosa nasce questa voglia di sperimentare altre strade?
“Andrea: Ciao e innanzitutto grazie per la disponibilità. What might have been; rappresenta – credo – un capitolo significativo nella nostra evoluzione artistica. Vogliamo costantemente spingere i nostri confini creativi, esplorare nuove idee e approcci per mantenere viva la nostra passione e stimolare la nostra creatività. Abbiamo iniziato, quasi per gioco, a sperimentare cose nuove: synth, batterie elettroniche, suoni ed accordature differenti, rumori, percussioni. Abbiamo esplorato maggiormente la parte più “space” del nostro
suono ed abbiamo incorporato nuove sfumature quali la new-wave e l’elettronica. Fondamentalmente ci annoiamo a riproporre sempre la stessa formula, ci piace cambiare e cerchiamo di essere vari ed interessanti, ma non è una cosa che studiamo a tavolino. Semplicemente noi siamo così. Infine, crediamo che la sperimentazione sia fondamentale per mantenere viva la nostra curiosità e la voglia di progredire come musicisti e come persone, nonché la nostra volontà di rimanere rilevanti e innovativi nel panorama
artistico odierno che è in continua evoluzione.”
L’ immagine di copertina è stata realizzata con l’intelligenza artificiale, 100 immagini condivise sui social per sviluppare un concept, pensate che il connubio social e musica sia ormai irrinunciabile?
“Andrea: Assolutamente si, almeno per quanto mi riguarda. Che piaccia o meno i social media hanno rivoluzionato il modo in cui gli artisti promuovono la loro musica, interagiscono con i fan e si propongono al pubblico. La parte visuale, sia questa la copertina piuttosto che i video, l’immagine e tutto quanto l’artwork, sono parte integrante di quello che vogliamo trasmettere. Vogliamo che chi ascolta l’album venga catapultato nel nostro universo, sia musicale che immaginifico. Credo che sia importante proporre qualcosa che
rimanga impresso, una vera e propria esperienza multimediale. L’uso dell’intelligenza artificiale in realtà è stato quasi casuale, semplicemente avevo voglia di sperimentare per vedere quello che sarei riuscito a creare. Volevo capire quanto fosse possibile creare qualcosa di nuovo con l’ausilio della AI. Il risultato mi è piaciuto moltissimo, ho creato più di 100 immagini ed ho così deciso di pubblicarle, una al giorno, sui nostri social.”
Parliamo un po’ di voi e da come nasce quest’album quale è stato il percorso artistico che vi ha portato a questo cambiamento e se nell’album ci sono canzoni che rispecchiano momenti vostri personali
“Andrea: In realtà questo disco nasce come reazione ad un’esperienza negativa, cioè l’incidente stradale che ha coinvolto il nostro bassista Ago e che ci ha costretti ad annullare tutti i concerti che avevamo previsto nel 2023, costringendoci a rimanere inattivi, e così non ci è rimasto altro da fare se non rinchiuderci in sala prove, dove abbiamo iniziato a sperimentare ed a cercare sonorità diverse, provare nuove soluzioni e poco per volta ci siamo ritrovati con delle canzoni che ci piacevano molto, ed alla fine è nato questo album.
Penso che tutto quello che ci succede, sia a livello conscio che inconscio, finisca per influenzare la creatività di ognuno di noi. Quindi all’interno di ogni canzone ci sono parti di noi, del nostro vissuto, del nostro gusto o semplicemente dell’umore di quel preciso momento.”
Secondo voi musicalmente è difficile proporre qualcosa di nuovo in Italia? Come vivete la ricerca esasperata di nuovi prodotti commerciali dettato dalle case discografiche?
“Andrea: Uhm, domanda interessante. Credo che sia difficile emergere, questo sicuramente, perché ormai il panorama musicale è letteralmente saturo di nuove uscite. Ogni giorno escono centinaia se non migliaia di canzoni e purtroppo si è persa, da parte di chi ascolta, la volontà di cercare qualcosa di diverso. Come dici tu ormai le etichette vanno “sul sicuro”, inseguendo quello che funziona e ripetendo allo sfinimento lo stesso tipo di sonorità e di proposta. Come viviamo noi questa cosa? Semplicemente ne siamo consci, dopotutto siamo in giro da trent’anni, ma la cosa che più ci colpisce è appunto la mancanza di curiosità. E’ tutto uguale, ma sembra che sia esattamente quello che la gente vuole. Omologazione. Eppure c’è così tanta buona musica a disposizione di un click!”
Ci sono artisti in cui vi riconoscete o con cui vorreste collaborare?
“Andrea: Non saprei, in realtà non mi riconosco in nessuno in particolare. Noi abbiamo sempre voluto essere noi stessi, essere diversi, fare le nostre cose senza preoccuparci delle mode e delle scene. Sarà perché anche geograficamente siamo un po’ fuori dai giri che contano (viviamo in provincia di Cuneo), inoltre fondamentalmente abbiamo sempre guardato più all’estero che all’Italia per quel che riguarda le influenze e le preferenze musicali. Stimiamo tantissimi gruppi ed artisti, ma sinceramente non abbiamo mai
pensato ad una vera e propria collaborazione…però non si sa mai. Se venisse fuori qualche cosa di interessante saremmo ben lieti di provarci.”
Progetti futuri, ci saranno delle live, delle date? Avete un progetto futuro
che vi piacerebbe realizzare?
“Andrea: Assolutamente si, in questo momento la nostra priorità è quella di
portare queste canzoni sul palco, dal vivo, vogliamo suonare il più possibile.
Anche se, purtroppo, è diventato molto più difficile di una volta trovare spazi e situazioni…però noi ci proviamo. Anzi, se chi ci legge vuole farci suonare può
contattarci tramite i nostri social!”
Giuseppe Scuccimarri
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