Loomy: “La musica è come una ruota che gira” – INTERVISTA

Loomy

A tu per tu con Loomy, che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Ore piccole”. La nostra intervista al giovane cantautore

Con “Ore piccole” (Triggger / ADA Music Italy), disponibile su tutte le piattaforme digitali, Lorenzo Lumia, in arte Loomy, inaugura un nuovo capitolo della propria carriera, fondendo introspezione e leggerezza in un racconto che indaga il confine tra ambizione e quiete. Un brano intimo, costruito attorno al suono di una chitarra e a immagini quotidiane che si trasformano in riflessioni sulla corsa alla realizzazione e sulla necessità di fermarsi per ritrovarsi. 

Dopo “Senza filtro”, le collaborazioni come autore (tra cui Ermal Meta con “Il campione“) e la firma con Triggger, Loomy prosegue un percorso di maturità artistica che unisce cantautorato e sensibilità urban. “Ore piccole” è solo l’inizio di un viaggio che promette di esplorare nuove sonorità e nuove sfumature emotive, confermando la crescita di un artista sempre più consapevole della propria voce e del proprio spazio nella musica italiana.

https://open.spotify.com/intl-it/track/6ULSNICmI6BIpU0QwTwa5V

Loomy presenta il singolo “Ore piccole”, l’intervista

“Ore piccole” segna un nuovo capitolo del tuo percorso, in cosa pensi rappresenti un’evoluzione rispetto ai tuoi lavori precedenti?

«Direi che questo progetto segna l’inizio di un nuovo capitolo. Nasce anche dalla collaborazione con Triggger e dal consolidamento di diverse situazioni che erano in corso da mesi. Rappresenta l’avvio di un percorso che punta alla mia maturità artistica: a 31 anni sento infatti l’esigenza di esprimere in modo più consapevole la crescita che ho vissuto, sia dal punto di vista personale che professionale».

Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno ispirato la nascita di  “Ore piccole”?

«”Ore piccole nasce dal continuo contrasto tra il mettermi sempre in discussione e la necessità di restare costantemente sul pezzo. Il mondo dell’arte, quando hai un obiettivo preciso, ti mette spesso a dura prova: richiede responsabilità, scelte difficili e un’attenzione continua. Non ti fermi mai, e questo “non fermarsi mai” a volte può portare a una sorta di collisione, facendoti perdere un po’ di vista chi sei davvero. Da qui nasce il dualismo tra una vita sregolata, inevitabile per chi fa musica e vive di ciò che ama, e il desiderio di una vita più semplice e serena. È un equilibrio difficile, perché da un lato è più facile accontentarsi, ma dall’altro senti il bisogno di continuare a spingere su ciò che ami fare e che, in fondo, ha davvero senso per te. Questo contrasto è stato molto presente negli ultimi periodi della mia vita, e ha ispirato proprio la nascita del brano».

A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato in studio con i producer Federico Friso e Matteo Fioriti per quanto riguarda la scelta del sound giusto?

«Con Friso lavoro ormai da una vita: collaboriamo dal 2019 e dietro a tutti i miei brani c’è sempre stato lui. A volte è affiancato da altri, come Macs o, in questo caso, Fioriti, che è anche il chitarrista. Sul sound siamo molto coesi: non è qualcosa su cui ci soffermiamo troppo in modo tecnico, perché il nostro obiettivo principale è far arrivare la canzone alle persone. Quello che ci interessa davvero è l’intenzione, sia nella mia interpretazione vocale sia nel loro approccio in produzione. Non vogliamo mai che il brano risulti troppo “patinato” o artificiale: cerchiamo sempre di mantenerlo il più vero possibile, perché anche il racconto che porto attraverso la mia musica vuole essere autentico. E credo che sia proprio questo il nostro gioco, anche quando si parla di sound».

In una nostra precedente intervista, realizzata in occasione dell’uscita del tuo primo disco “Loomyltà”, ci avevi raccontato il processo di realizzazione di quel progetto. Ma quali skill artistiche pensi di aver acquisito in questi ultimi tre anni?

«Posso dire che da quel periodo è davvero passata un’eternità. Sono successe tantissime cose, e oggi trovo quel progetto molto immaturo, perché da allora ho vissuto una crescita enorme. In questo anno e mezzo si è aperta per me anche la porta della scrittura per altri artisti, e questo lato più autorale mi ha fatto maturare tantissimo. Ho sviluppato modi di scrittura che non pensavo di avere, e ho riscoperto aspetti di me che forse stavo un po’ perdendo per strada. Sono cresciuto sia a livello di approccio alla canzone, sia nella costruzione e nella scrittura in sé. Oggi mi lascio andare molto di più, in modo più cantautorale, senza farmi troppo condizionare da tutto il resto. È un mondo completamente diverso, e non a caso, la gente lo sta percependo e lo sta capendo».

Parallelamente ti sei dedicato anche all’attività di autore, lavorando di recente anche con Ermal Meta per il brano “Il campione”. Cosa pensi aver imparato da questa collaborazione?

«Io scrivo per molti artisti, anche se ovviamente non tutto quello che faccio poi vede la luce. Sono spesso in giro a scrivere, a preparare brani per altri progetti, anche se alla fine si parla sempre di quelli che effettivamente escono, com’è giusto che sia. Con Ermal c’è stato anche Nicolò di Amici, e sicuramente lavorare con un artista del calibro di Ermal mi ha dato tanto. Mi ha fatto capire che, forse, fino a quel momento mi stavo un po’ limitando da solo. Quando un artista come lui, che nasce come autore, si fida della tua penna, significa che qualcosa di valore evidentemente c’è. È stata una gioia enorme, un onore e uno stimolo fortissimo, ma soprattutto una presa di coscienza: mi ha fatto dire “ok, Lorenzo, forse puoi davvero farlo”. È stato un momento importante, che mi ha dato molta fiducia e consapevolezza».

Firmare con Triggger segna l’inizio di una nuova fase. Cosa ti aspetti da questo capitolo e che direzione vorresti dare al tuo futuro discografico? C’è un nuovo album in previsione?

«Sì, firmare con Triggger è stata sicuramente una nuova partenza. Penso che il mondo della musica sia fatto proprio di ripartenze continue: succedono cose, il treno si ferma, poi ne passa un altro e riparti per un nuovo viaggio. La firma con Triggger segna quindi l’inizio di un nuovo capitolo, e mi aspetto una crescita importante, soprattutto a livello contenutistico. Lavorare con un team, con più teste e punti di vista, può portare solo cose positive: anche se io tendenzialmente do il meglio di me quando lavoro in solitudine, credo che questo tipo di collaborazione possa portare solo upgrade e passi in avanti. E su questo siamo tutti d’accordo, sia io che i ragazzi con cui lavoro. Per quanto riguarda un album, ci sono tante cose in previsione. Non voglio sbilanciarmi troppo, ma sento il bisogno di proporre un progetto più completo, anche perché “Loomyltà” è uscito ormai nel 2020. Posso dire però che Ore Piccole fa parte di qualcosa di più grande, che sta prendendo forma poco alla volta».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«Direi che le lezioni sono davvero tante, e alcune, probabilmente, non le ho ancora imparate. In questo mondo si cresce ogni giorno, è un continuo imparare. Quello che ho capito finora è che costruire è molto più importante che voler tirare su un “palazzo” tutto e subito. L’errore che ho fatto, e che fanno in molti, è proprio quello di voler ottenere tutto immediatamente, senza avere la pazienza giusta. Ma la pazienza di cui parlo va oltre l’attesa: è un atteggiamento, una consapevolezza. Quando la capisci, scatta qualcosa nella testa e inizi davvero a comprendere il senso di questo percorso. La musica è fatta di momenti, è come una ruota che gira: prima o poi si ferma su di te, ma tu devi continuare a spingerla, perché se smetti di farlo, la ruota rallenta e magari da te non ci arriva più. Credo quindi che la cosa più importante sia continuare a costruire senza abbattersi, e non è facile, lo so bene anch’io. Ma se hai davvero qualcosa da dire, se questa cosa la vuoi fare fino in fondo,niente può impedirti di farlo. Solo te stesso. Per questo consiglio sempre di spingere, di dare il massimo nelle proprie possibilità, e di circondarsi di una cerchia ristretta di persone e collaboratori di cui ti fidi completamente. Il resto si impara giorno per giorno, come sto continuando a fare anch’io».

Scritto da Nico Donvito
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