A tu per tu con il giovane artista classe ’94, in uscita con il suo primo disco intitolato “Loomyltà“
Tempo di nuova musica per Lorenzo Lumia, in arte Loomy, artista che abbiamo imparato a conoscere nel corso della sua partecipazione alla decima edizione italiana di X Factor e che ritroviamo in occasione dell’uscita di “Loomyltà”, il suo album d’esordio disponibile per La Clinica Dischi su tutte le piattaforme digitali a partire dallo scorso 25 marzo. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Lorenzo, benvenuto. Partiamo da “Loomyltà”, cosa hai voluto inserire in questo tuo biglietto da visita discografico?
«In “Loomyltà” ho cercato di mettere tutta la paura di non osare, da parte di un artista che è ancora all’inizio. Quando stai per compiere un grande passo nella musica hai un po’ paura di lasciarti andare, tendi magari a seguire delle dinamiche prefissate. Io ho cercato di liberarmi da tutto questo e di fare tutto come volevo io. So che potrà forse svantaggiarmi nell’immediato, ma confido che sia stata la scelta migliore in vista per il futuro».
Durante la fase di lavorazione di questo progetto, pensi di aver trovato un giusto equilibrio artistico tra chi sei e chi vorresti essere?
«Penso di sì. Sono una persona che non si accontenta mai, in “Loomyltà” sono io al 100 per cento, non ho recitato nessun ruolo. Pretendo molto da me stesso e quando ragioni così rischi di strafare, ma sono contento di cosa ne è uscito fuori».
A livello di musicale, quali sonorità hai voluto di abbracciare e che tipo di lavoro c’è stato per la ricerca del sound?
«Le sonorità sono molte, il rap è l’elemento portante, contaminato dal pop e dalla dance. Non saprei dirti dei generi definiti, i pezzi hanno tanti mood diversi legati ad altrettanti generi. Ho abbracciato tutto quello che mi piace e l’ho tirato fuori».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«Mia mamma è una cantante, il mio primo ricordo legato alla musica è di quando andavo con mio papà a sentirla cantare nelle balere. Mio padre mi ha sempre fatto ascoltare tantissima musica, dal cantautorato impegnato alla dance anni ‘80 e dal disco penso si possa capire che sono stato influenzato da entrambi i mondi».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Come dicevo prima vengo da mondi musicali molto diversi tra loro e in “Loomyltà” ho cercato di unirli, dato che credo che noi siamo fondamentalmente ciò che ascoltiamo. Della musica internazionale mi piacciono molto Stromae e Justin Bieber, a loro mi ispiro e ho cercato di fondere più stili per fare qualcosa che potesse essere credibile anche per chi ascolta».
A chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Mi porterò sempre nel cuore una frase che mi ha detto Arisa: “Tu fai musica intelligente per gente intelligente”. Ed è vero. Se guardo il range d’età di chi mi ascolta su Spotify siamo tra i 18 e i 22 anni, vuol dire quindi che chi mi segue ha già una certa maturità per cogliere i temi di cui parlo. Poi c’è anche il pezzo che piace a ragazzi più giovani, dipende, ma in generale penso di avere un pubblico che rispecchia la mia musica, fatta di valori e di esperienze umane».
Nico Donvito
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