A tu per tu con l’artista veneta, in uscita con il suo secondo singolo discografico intitolato “Non eri tu”
Ciao Lorenza, partiamo da “Non eri tu”, che valore ha per te questo nuovo singolo?
«Il valore di una conferma, la prova che stiamo lavorando realmente ad un progetto discografico. Questo è il mio secondo singolo, lo scorso anno ho debuttato con “E’ così che io vorrei”, quasi per gioco. Con il mio team di autori composto da Gerry Duni, Paolo Audino e Mario Zannini Quirini, abbiamo continuato a collaborare ed è arrivata questa nuova canzone che rappresenta una sorta di presa di coscienza sul fatto che sto veramente diventando una cantante (ride, ndr). Avendo un passato da ballerina, sia televisiva che teatrale, tra sigle e musical ho sempre comunque cantato, ma è la prima volta che realizzo un lavoro che nulla ha a che fare con la danza».
La musica ha sempre fatto parte della tua vita, quando hai deciso di “alzare l’asticella”?
«Sulla scia della mia partecipazione a Tale e quale show, per la prima volta mi sono esibita davanti al grande pubblico come cantante, anche se ho dovuto camuffare la mia vocalità per via delle imitazioni, poi tutto è arrivato in maniera abbastanza naturale, una sorpresa che ho accolto con grande allegria ed entusiasmo».
Dal punto di vista musicale, pensi che questo sound ti rappresenti artisticamente e di aver raggiunto la giusta quadra?
«Forse ancora no, stiamo lavorando su sonorità diverse. Nonostante i miei studi classici, la direzione attuale va verso il mondo pop-dance, che come stile si avvicina un po’ al mio trascorso, ma dal punto di vista vocale sono ancora alla ricerca di una vera e propria identità, penso che siamo sulla giusta strada, la fase di sperimentazione è sempre la più bella perché regala un sacco di stimoli. Con gli autori ci stiamo ancora conoscendo, ma avverto in loro lo stesso mio entusiasmo e li ringrazio molto per questo».
Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Michele Vitiello?
«Ho lasciato carta bianca al regista, nel mio primo brano avevo curato ogni singolo dettaglio comprese le coereografie insieme a Stefano Bontempi, mentre in questo caso mi sono affidata a Michele Vitiello e ho fatto bene (sorride, ndr), perchè ha realizzato un ottimo lavoro. Non sempre l’artista riesce a trovare la chiave giusta, bisogna affidarsi a chi fa questo di mestiere, lui ha ascoltato il pezzo e ha avuto l’idea di evidenziare il concetto della presenza maschile, che passa e non convince, raffigurandola con dei birilii, ambientando il video all’interno di una sala da bowling, rappresentando metaforicamente e non didascalicamente il senso contenuto nel testo. Ci tengo a sottolineare che il pezzo non è autobiografico (ride, ndr), perchè la mia anima gemella l’ho trovata da sette anni, si chiama Federico e con lui sono molto felice».
Sei un volto molto amato del piccolo schermo, negli anni hai espresso il tuo talento attraverso diverse forme d’arte, dalla danza alla recitazione e adesso con il canto. Onestamente parlando, avverti un po’ di pregiudizio o meglio la mancanza di apertura mentale nell’ammettere che sapersi reinventare studiando è a tutti gli effetti un valore aggiunto?
«Penso che un pochino sia così, gli americani sanno fare tutto, molti attori di Hollywood recitano anche a Broadway, fanno musical anche in versione cinematografica, sanno cantare e ballare perfettamente. Noi, forse, non ce l’abbiamo come cultura questa poliedricità, c’è un po’ la mentalità del “chi tutto sa fare, non sa far niente”. Secondo me non è proprio così, anzi, è l’esatto opposto. Il termine “showgirl” non è visto di buon occhio, viene inteso come una bella ragazza che mostra le gambe e che non sa nè ballare nè cantare, quando magari ci sono dietro anni e anni di studi.
Oggi come oggi, non voglio dire che ci sia troppa improvvisazione, ma è davvero difficile trovare artisti versatili, si tende a specializzarsi in un’unica disciplina, non abbiamo la concezione dell’esplorare e dell’approfondire altre forme d’arte, forse per la paura che sia male interpretata come mancanza di talento o la ricerca di una professione ancora non trovata. Questo tipo di superficialità l’avverto, come se ad un certo punto devi per forza schierarti da qualche parte: o fai la cantante o l’attrice o la ballerina. Ma perchè mi devo autolimitare?».
In tal senso è stata illuminante la tua partecipazione a Tale e quale show, che ricordo hai di questa esperienza?
«Un ricordo bellissimo, mi sono divertita come una matta, da bambina giocavo sempre ad imitare i grandi attori e i cantanti, ho riscoperto e riassaporato questo mio lato fanciullesco anche se, da un certo punto di vista, è giusto sottolineare che si tratta anche di un duro lavoro, dalle prove al trucco, non è certo una passeggiata, ma quando arrivavo all’esibizione durante la puntata non puoi capire quanta gioia e quanta emozione, mi sono gustata ogni singola performance».
Tra tutte le imitazioni citamene tre: la più difficile, la più emozionante e quella che ti ha dato più soddisfazioni
Che idea ti sei fatta del settore discografico di oggi?
«Onestamente non ci capisco nulla, non so molto a riguardo, lascio che se ne occupino i miei collaboratori, quelli che lo sanno fare. Sicuramente è una realtà sempre in evoluzione, un mondo che preferisco osservare da fuori, perchè sono davvero innamorata di questo mestiere, lo faccio con passione, concentrandomi sull’aspetto comunicativo e artistico, tutto il resto mi mette soltanto ansia (ride, ndr)».
Musicalmente parlando, invece, cosa ti piace ascoltare?
«La mia playlist è molto varia, ascolto moltissima musica classica, le mie più importanti figure di riferimento sono cantanti liriche, poi amo il jazz, da Ella Fitzgerald a Billie Holiday, passando per Etta James e Frank Sinatra. Adoro il rhythm & blues, ma anche il pop, anche se prediligo la musica internazionale perchè personalmente riscontro più varietà, ultimamente sento che le canzoni italiane seguono un filone abbastanza simile e ripetitivo. Al contrario, non mi sono mai sentita molto attratta dal genere rap, anche se va tanto in voga oggi, così come dal metal, mentre il rock poco, lo considero un mondo che non mi appartiene».
Qual è il tuo personale bilancio di questi anni di carriera e quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
«Un bilancio più che positivo, negli anni ’90 ho lavorato tanto sul piccolo schermo, prima di seguire il cuore e dedicarmi completamente al teatro. Il musical rimane nel mio cuore, ricordo “Cichago” che è stata un produzione importante e bellissima, dovesse ricapitare mi piacerebbe tantissimo proseguire in questo ambito, per soddisfare la mia anima da palco. Oggi come oggi non mi precludo niente, dopo Tale e quale show mi piacerebbe anche tornare a fare televisione, anche se in questi anni il varietà purtroppo è quasi completamente scomparso, sono rimasti alcuni appuntamenti, ma davvero pochi rispetto al passato.
Questo è un vero peccato, personalmente ho avuto la fortuna e il grande privilegio di poter lavorare in programmi importanti, imparando da autentici maestri del settore. La vita è un ciclo, spesso le cose tornano, magari succederà anche per la tv, mai dire mai. Di certo non potrei mai partecipare ad un reality show, viceversa mi piacciono molto i talent, perché danno ai giovani l’opportunità di farsi conoscere. Lo scorso anno ho partecipato ad “Amici” e mi piacerebbe tantissimo poter fare un’esperienza del genere, spesso vengo contattata per stage e masterclass, mi entusiasma dare il mio contributo ai ragazzi».
“Non eri tu” arriva a pochi mesi di distanza dal precedente “E’ così che io vorrei”, quali analogie e quali differenze attribuiresti a queste due canzoni?
«Entrambi sono due pezzi molto vivaci, con un ritmo piuttosto incalzante che ti fa venir voglia di ballare, sotto questo punto di vista si assolimigliano molto. “Non eri tu” sviluppa maggiormente la melodia, c’è più ricerca in tal senso, si avvicina di più alla storia e al concetto di canzone italiana. Sicuramente trovo più similitudini che differenze, sono brani solari che mettono allegria, in questo mi rappresentano molto entrambi».
In che direzione andrà la tua musica?
«Siamo in fase di esplorazione, la direzione e il genere sono questi, sicuramente ci sarà un’evoluzione di canzone in canzone, perchè lo stiamo vivendo come un percorso, lavorando e conoscendoci cerchiamo di migliorare il tiro e dare quel tocco in più che arriverà soltanto con il tempo. In accordo con i miei autori, mi piacererebbe toccare sempre di più la melodia, dando maggiore respiro alla mia voce, trovando anche il giusto equilibrio e compromesso senza avvicinarci troppo al classico. Adesso siamo al lavoro con il terzo singolo, ma il progetto è quello di uscire più avanti con un album di inediti».
«Mi viene da ridere quando ci penso, però hai ragione, la musica mi sta regalando una nuova giovinezza, non mi sentivo così da diverso tempo. Ricominciare è davvero stimolante, mi definisco un’eterna allieva, studio da sempre e non ho alcuna intenzione di smettere, perché caratterialmente sono una curiosona, mi piace imparare e avere sempre dei nuovi obiettivi. Un’altra cosa che vorrei un giorno poter realizzare è riuscire a mettere in scena un “one woman show” di natura musicale, andando in giro per i teatri italiani con uno spettacolo tutto mio, chissà. D’altronde “i sogni son desideri”, come recitava la colonna sonora di una nota favola Disney».
Nico Donvito
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