Lorenzo Fragola: “Ho vissuto, imparato e trovato un equilibrio” – INTERVISTA

A tu per tu con Lorenzo Fragola che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo singolo “1XTE1XME”, disponibile dallo scorso 13 giugno. La nostra intervista al cantautore catanese
C’è chi pubblica per restare nel flusso e chi, come Lorenzo Fragola, sceglie di farlo solo quando ha davvero qualcosa da dire. Dopo tre anni di silenzio discografico, l’artista catanese torna con “1XTE1XME”, un brano che profuma d’estate e di libertà, ma soprattutto di verità. Una scrittura visiva, istintiva, maturata nel tempo e liberata solo quando l’urgenza interiore lo ha reso inevitabile.
Con questo nuovo singolo, disponibile dal 13 giugno ora per Numero Uno / Sony Music, Lorenzo Fragola inaugura un nuovo capitolo artistico all’insegna di una leggerezza consapevole: quella che arriva dopo le tempeste, dopo le scelte difficili, dopo i silenzi necessari. Perché nella musica, come nella vita, a volte bisogna fermarsi per ritrovarsi. E lui l’ha fatto. Con lucidità, profondità e un’estate che, ancora una volta, ha portato le parole giuste. Ecco cosa ci ha raccontato.
Lorenzo Fragola racconta il singolo “1XTE1XME”, l’intervista
Partiamo dal tuo nuovo singolo “1XTE1XME”: che sapore hanno per te questa canzone e questo comeback?
«Direi un sapore di libertà. Era passato un po’ di tempo e mi sono sentito come chi rimonta in bicicletta: all’inizio emozione pura, poi… pedalata dopo pedalata… ho ripreso da dove avevo lasciato. Ho voluto pubblicare d’estate perché questi mesi, per me, sono sinonimo di serenità.»
Hai detto che scrivi solo quando hai davvero qualcosa da dire. Cosa avevi urgenza di comunicare?
«Più che un messaggio volevo fissare uno stato d’animo: sentivo di essere pronto a rimettermi in gioco. Dopo un periodo di lavoro “sotterraneo” avevo bisogno di tornare e condividere quella sensazione di ripartenza».
Il verso “Acqua azzurra, luna piena” cita apertamente Battisti o è nato come semplice suggestione poetica?
«Ho usato il metodo che avevo già adottato con “#Fuoricèilsole”: scrivo le prime tre immagini che mi vengono in mente e ne scelgo due. In questo caso la terza l’ho proprio cancellata! Battisti è un riferimento naturale: è un gigante della nostra musica, moderno ancora oggi, e le sue canzoni mi emozionano anche se le so a memoria».
Infatti tuoi testi sono molto visivi. Quando componi, ti scorrono davanti come piccoli film?
«Sempre. Prima della sensazione arriva l’immagine: può essere minuscola, un frame, un gesto, e da lì nasce tutto. A volte sviluppo quell’unico fotogramma, altre volte ne prendo due o tre e li collego come fossero scene di un corto».
Sui social hai scritto che le cose più belle ti accadono d’estate. Che legame hai con questa stagione?
«Sono cresciuto in un paesino di mare vicino a Catania: lì l’estate è quasi tutto l’anno, non solo per il clima, ma per la mentalità rilassata. Libertà, incontri casuali, avventure non cercate… In estate scrivo senza troppe sovrastrutture, mi diverto e spero che questo divertimento arrivi a chi ascolta».
Oggi la musica corre veloce e tutti puntano al “tormentone”. Come hai deciso, invece, di rallentare i tempi e pubblicare solo quando ti va?
«Non è stata una strategia: era un’esigenza. Dovevo fermarmi, capire in che direzione portare “il treno” della mia carriera. Per farlo serviva tempo e un po’ di silenzio. È qualcosa che succede a tutti, specie intorno ai trent’anni: trovi un nuovo equilibrio e poi riparti con più consapevolezza».
In che fase del tuo percorso ti senti adesso?
«Mi piace usare un motto da stadio, “Ex cineres resurgo”: rinascere dalle ceneri. Ho vissuto, imparato, trovato un equilibrio e ora riparto con un altro stato d’animo, al di là dei risultati. So che voglio fare musica, sempre meglio, restando fedele a ciò che amo».
Per concludere, qual è la lezione più importante che la musica ti ha insegnato finora?
«Che non puoi applicare alla creatività le regole di un lavoro qualunque. Una buona canzone nasce da uno stato d’animo sincero: conta più del produttore giusto o dell’idea brillante. Quando rispetti quel lato “irrazionale”, la musica ti ripaga».