A tu per tu con il ventitreenne romano, in uscita negli store digitali con il singolo “Fuori la finestra“
Si intitola “Fuori la finestra” il nuovo singolo di Lorenzo Rava, artista in grado di unire atmosfere pop-cantautorali a sonorità più vicine al mondo del rap. Il brano, accompagnato dal videoclip diretto da Stefano Ricco, racconta le vite dei ragazzi di oggi, tra disagi e malesseri talvolta difficili da esternare. In occasione di questa interessante uscita discografica, abbiamo incontrato per voi il giovane romano.
Ciao Lorenzo, partiamo da “Fuori la finestra”, cosa hai voluto raccontare?
«L’intento di “Fuori la finestra” è quello di raccontare ed analizzare i pensieri, le preoccupazioni e le vite dei ragazzi di oggi, concentrandosi sopratutto sulla paura del futuro. L’ispirazione più grande per questo brano è stata osservare ragazzi apparentemente spensierati che però, parlandoci ho scoperto nascondere malesseri più grandi di quel che mi aspettavo».
Dal punto di vista musicale, quale veste sonora hai scelto per mettere in risalto il testo?
«Inizialmente il brano è nato solamente piano e voce, poi insieme a Lorenzo Marsili e Tommaso Marconi lo abbiamo adeguato al mio repertorio precedente. Abbiamo giocato con i suoni per poter unire una linea cantautorale ed evocativa ad una veste moderna che non stonasse con la profondità del testo. Il risultato è un brano cantautorale/rap».
Sempre più spesso si tende a non parlare di malessere in musica, soprattutto in estate si tende a cantare del superfluo, quasi come se i problemi e le difficoltà quotidiane andassero in vacanza. Cosa ti ha spinto a nuotare in controtendenza?
«Principalmente quando scrivo canzoni lo faccio per me stesso, un po’ come se ogni volta andassi dallo psicologo, mi aiuta ad analizzare quel che vivo e a metabolizzare determinate situazioni, quindi spesso i miei brani sono introspettivi. Poi spero che questo possa accadere anche per chi ascolta i miei brani. Infine credo che d’estate tutti si aspettino un brano superfluo e divertente, ma a me piace andare oltre e spiazzare le aspettative».
Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Stefano Ricco?
«L’idea è stata quella di rappresentare le molteplici personalità che compongono una persona. Nel video infatti mi ritrovo in studio a cantare davanti me stesso e le versioni di me si giudicano per rappresentare anche i conflitti che tutti abbiamo dentro».
Che ruolo ha per te la musica nella vita di tutti i giorni?
«Come ho già detto prima per me la musica ha un ruolo terapeutico, spesso mi ha aiutato ad affrontare momenti difficili e a godermi quelli migliori. Scrivo costantemente, anche due o tre tracce al giorno. Ho un piccolo studio di registrazione a casa dove passo la maggior parte del tempo e finché avrò qualcosa da dire e da scrivere ne sarò felice».
A chi ti ispiri? Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?
«Sono cresciuto ascoltando musica molto varia, non ho mai seguito un genere più di un altro, ho suonato per parecchio tempo la batteria in una band pop-punk per esempio. Gli artisti che mi hanno fatto crescere di più sicuramente sono stati Kurt Cobain e allo stesso tempo ho consumato dischi dei Green Day, Queen, Bob Dylan e tantissimi altri».
Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?
«Sicuramente mi piace molto registrare e lavorare con i suoni, ci sono un’infinità di possibilità tutte giuste quando si crea un brano ed il bello è trovare la versione più adatta a me, a chi scrive. Mi entusiasma anche ascoltare un mio prodotto finito che dopo tanto lavoro vede la luce».
Ti senti rappresentato dall’attuale settore discografico?
«Certamente, credo che in questo periodo la musica stia vivendo un buon periodo, in Italia si è tornati ad ascoltare musica italiana e per tanto tempo questo non accadeva più, quindi come me anche tante altre persone si sentono rappresentate dagli artisti che lavorano in questo periodo. Fino a qualche anno fa ascoltavo principalmente musica appartenente ad un’epoca che non era la mia, questo perché la musica in quel momento non “parlava” di me, non mi colpiva come avrei voluto, oggi invece la maggior parte di artisti che che sento sono attivi e rappresentano la mia generazione».
Per concludere, dove e a chi desideri arrivare con la tua musica?
«Il desiderio più grande è quello di arrivare a fare concerti nei palazzetti, credo che fare i live sia la massima espressione per un artista, sopratutto in luoghi che accolgono tante persone per un solo motivo. Infine vorrei poter arrivare a tutti, mi piacerebbe poter raccontare la storia di tutti in un’unica canzone».
© foto di Maurizio Sacco
Nico Donvito
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