venerdì, Marzo 29, 2024

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Los Locos: “I nostri trent’anni di carriera tra musica e divertimento” – INTERVISTA

A tu per tu con il duo vicentino, in uscita con il singolo “Fica tudo bem” che, di fatto, apre la stagione estiva

Trent’anni di carriera all’insegna del divertimento e della voglia di rallegrare il pubblico, con questo spirito Roberto Boribello e Paolo Franchetto, in arte i Los Locos, tornano in rotazione radiofonica con il singolo “Fica tudo bem”, brano portoghese che apre ufficialmente i battenti della stagione estiva 2019. Dopo aver dominato le piste da ballo italiane con innumerevoli successi latini (tra cui ricordiamo “Macarena”, “El Meneito”, “Tic Tic Tac”, “La vuelta” “El tiburon”, “Mueve la colita”, “Ai se eu te prego” e molti altri) e composto la sigla della celebre serie “Un medico in famiglia”, il duo vicentino è pronto a far danzare nuove generazioni, al ritmo del proprio inconfondibile stile.

Ciao Roberto, ciao Paolo, partiamo da “Fica tudo ben”, cosa rappresenta esattamente per voi?

«Diciamo che “Fica Tudo Bem” per noi rappresenta un augurio che facciamo a tutti, nel senso che in portoghese questa frase significa “Và Tutto Bene” quindi per noi è il voler infondere un po’ di sano ottimismo, naturalmente sappiamo che in italiano suona leggermente diverso, ma garantiamo che da parte nostra non c’è nessunissima malizia… ci piaceva come slogan e come segnale positivo!».

Un singolo che segna il vostro ritorno con l’etichetta New Music International, un sodalizio umano e artistico per voi molto importante vero?

«Sì certo, per noi questo singolo rappresenta il ritorno alla casa madre, perché la New Music International nella persona di Pippo Landro, è stata la prima casa discografica che ha creduto in noi ed in questo genere musicale, in un periodo dove nelle discoteche imperversava la “Techno”, e il genere “Latin Pop” in Italia non era ancora arrivato. Negli anni poi si è creato un vero e proprio sodalizio anche dal punto di vista umano ed è per questo che consideriamo la “New Music International” un po’ come la nostra famiglia».

Divertente il videoclip animato, di chi è stata l’idea e cosa avete voluto trasmettere esattamente?

«Il video animato che accompagna la canzone, ci piace tantissimo, pensate che inizialmente doveva essere solo un video Lyrics, ma quando poi ci è arrivata questa proposta dal grafico Claudio Colomba dello studio Toi, ce ne siamo immediatamente innamorati, in questo video siamo due amici che a bordo di un maggiolino facciamo un viaggio attraverso i simboli del Brasile, dal Cristo Redentore di Rio alle spiagge di Ipanema e Copacabana senza tralasciare il calcio e naturalmente le ballerine brasilere. La cosa che intendiamo trasmettere con questo video sono l’allegria e l’ironia che da sempre contraddistinguono il nostro stile».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete avuto l’idea di realizzare questo duo?

«Per risalire al periodo in cui ci siamo conosciuti bisogna davvero fare un salto a pie’ pari indietro fino agli anni ‘80, quando tutti e due si suonava nei classici gruppi da cantina. Poi tramite comuni amici musicisti siamo entrati in contatto ed è subito nato un feeling musicale che ci ha portato ad iniziare a lavorare insieme già da  subito, inizialmente come produttori di molti altri progetti di svariati generi musicali fino ad approdare al progetto “Los Locos” che ci ha portato fino ai giorni nostri».

Quali ascolti musicali vi hanno accompagnato e ispirato?

«Inizialmente siamo stati ispirati dai musicisti classici del genere latino ad esempio Perez Prado, Xavier Cugat e Tito Puente, poi negli anni successivi naturalmente  ci siamo adeguati ai suoni e agli arrangiamenti del momento, cercando di essere sempre contemporanei al gusto popolare».

Quando avete capito di avere un fiuto particolare per i tormentoni?

«Gli anni ‘90 per noi sono coincisi con il periodo dei nostri numerosi viaggi in Sudamerica ed ogni qual volta si tornava in Italia ci sentivamo carichi di ispirazione ed avevamo in testa i suoni e i ritmi che ascoltavamo in quel meraviglioso contesto tropicale che mescolata al nostro gusto mediterraneo ha fatto uscire questa miscela musicale che ha incontrato immediatamente il favore del pubblico. Ma in verità una ricetta o un segreto per creare i tormentoni non esiste altrimenti sarebbe fin troppo facile».

Vi sentite rappresentati da ciò che si sente oggi in Italia?

«Dal punto di vista musicale attualmente è un periodo un po’ strano nel senso che ci sono due generi che si stanno dividendo i favori del pubblico (soprattutto tra i più giovani), e mi riferisco alla trap e al reggaeton, che si è diviso anche i due sessi, nel senso che i maschi impazziscono per la trap, e tra le femmine si va di reggaeton, sicuramente affascinate dal tipo di ballo che lo accompagna. Però mentre per il reggaeton nutriamo un particolare interesse, per la trap, forse anche per questioni anagrafiche, un po’ meno, ma di certo siamo incuriositi dalla portata del fenomeno».

Cosa ne pensate del reggaeton e della piega che ha preso oggi la musica latina?

«Abbiamo grande ammirazione per il genere latin pop e reggaeton che arriva da oltreoceano (principalmente da Miami e Puerto Rico), a livello produttivo sono inarrivabili, anzi, probabilmente al momento sono in assoluto i migliori e hanno imposto questo genere musicale in tutto il mondo».

Per concludere qual è il vostro personale bilancio di questi trent’anni di carriera?

«Da sempre il nostro motto è “divertire divertendosi” e se pensiamo a questi quasi trent’anni di carriera siamo riusciti nel nostro intento e abbiamo centrato il nostro obbiettivo… e ancora non abbiamo deciso cosa fare da grandi…!».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.