Lowrah: “Ho capito che la fragilità non è debolezza” – INTERVISTA

A tu per tu con Lowrah per parlare del suo nuovo singolo “Stamina”, disponibile dallo scorso venerdì 16 maggio per Warner Music Italy. La nostra intervista alla cantante classe 2001
Dopo l’exploit a X Factor 2024, dove ha conquistato pubblico e giuria con uno stile deciso e una voce magnetica, Lowrah torna sotto i riflettori con il suo nuovo singolo, “Stamina”, disponibile da venerdì 16 maggio per Warner Music Italy.
Un brano potente, sensuale e carico di energia, che intreccia urban pop, latin vibes e una produzione dal respiro internazionale. La firma è quella di Max Kle1nz, Invisible e Cosmophonix, mentre l’anima è tutta di Lowrah: intensa, viscerale, libera.
Se l’ispirazione di riferimento può ricordare Karol G, qui è filtrata da un’identità personale che non cerca scorciatoie. “Stamina” è il manifesto di una nuova fase artistica: un inno alla resistenza emotiva, al desiderio, alla forza che nasce dalla fragilità.
Lowrah presenta il suo nuovo singolo “Stamina”, l’intervista
“Stamina” è un titolo fortissimo, pieno di significati. Tu l’hai definita una parola che racchiude resistenza, vitalità, fuoco. Da quali riflessioni è stato suggerito?
«È una parola che è arrivata in un momento di fragilità per me. Mi sentivo stanca, quasi svuotata, ma c’era ancora qualcosa dentro che resisteva. Un fuoco piccolo, ma vivo. Per me “Stamina” è proprio quello: la forza silenziosa che ti tiene su quando tutto sembra crollare. Non è forza muscolare, non è rabbia… è qualcosa di più sottile. È la voglia di non mollare, anche quando sei in ginocchio. L’ho scelta perché racconta esattamente ciò che ho vissuto scrivendo questo progetto: un percorso di resistenza emotiva, ma anche di rinascita».
A livello musicale, invece, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?
«Dal punto di vista musicale, è stato un viaggio istintivo ma molto preciso. Avevo voglia di un sound che fosse vivo, che avesse ritmo e corpo, ma che allo stesso tempo parlasse la mia lingua emotiva. Il funk brasiliano mi ha subito attratta per la sua energia cruda e sincera, mentre le sonorità latin mi permettono di esprimere sensualità, calore e movimento. Abbiamo lavorato molto sulla fusione tra questi mondi, cercando un equilibrio tra l’intensità del beat e la delicatezza della melodia. Volevo che ogni suono avesse un senso, che non fosse solo bello da ascoltare, ma anche capace di raccontare qualcosa del mio vissuto».
Sei stata una delle sorprese più luminose di X Factor 2024. Cosa porti con te da quell’esperienza?
«È stata una delle esperienze più belle della mia vita, davvero. X Factor mi ha messa davanti a me stessa in un modo nuovo: mi ha fatto scoprire parti di me che non conoscevo, mi ha insegnato a credere di più nelle mie scelte, nella mia voce, e anche nelle mie fragilità. Ho imparato tanto, sia dal punto di vista artistico che umano. È stato un percorso intenso, pieno di emozioni contrastanti, ma ogni momento – anche quelli più difficili – mi ha lasciato qualcosa. Porto con me le persone, le connessioni, gli insegnamenti, ma soprattutto la sensazione che quando ti esponi davvero, qualcosa di bello può succedere».
Qual è la performance di cui vai più fiera realizzata nel programma?
«”Man down” per me è la migliore in assoluto, ho avuto modo di esprimere tutta me stessa e soprattutto il background da cui provengo, che per me rimarrà sempre importantissimo».
La tua musica si muove tra urban, latin pop e soul: quanto è importante per te la contaminazione?
«Per me la contaminazione è tutto. È il modo più naturale che ho di esprimermi, perché anche io sono fatta di tante cose diverse: influenze, ascolti, viaggi, radici, emozioni che cambiano. Non riesco a stare dentro un solo genere, sarebbe come mettermi in una gabbia. L’urban mi dà forza e identità, il latin pop mi permette di giocare con il ritmo e il corpo, e il soul mi collega alla parte più profonda e viscerale di me. Mescolare questi mondi è il mio modo di essere libera e sincera nella musica».
Spesso viene citata Karol G tra le tue ispirazioni. Cosa ti colpisce del suo stile e come lo hai rielaborato nella tua musica?
«Karol G per me è un esempio di potenza e autenticità. Mi colpisce il modo in cui riesce a essere forte e vulnerabile allo stesso tempo, sensuale ma mai forzata, sempre vera. Ha una presenza che si fa sentire, ma senza mai perdere la connessione emotiva con chi l’ascolta. Quello che porto nella mia musica, ispirandomi a lei, è proprio questa libertà: il coraggio di dire le cose come stanno, di essere femminile senza scusarmi, di mischiare generi senza preoccuparmi delle etichette. Cerco di fare mio quello spirito: ballare anche quando fa male, e raccontarmi con il cuore in mano».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?
«La lezione più importante che la musica mi ha insegnato è che posso trasformare il dolore in qualcosa di bello. È il mio spazio sicuro, ma anche il mio specchio: mi costringe a guardarmi dentro, a sentire davvero, anche quando fa male. Attraverso la musica ho capito che la fragilità non è debolezza, ma forza pura. E che finché riesco a scrivere, a cantare, a esprimermi, non sono mai davvero sola. La speranza è che chi mi ascolta possa ritrovarsi in quello che racconto, e sentirsi un po’ meno solo anche lui. Perché la musica, alla fine, è questo: un modo per tenerci per mano, anche a distanza».