Intervista al noto cantautore piemontese che racconta il suo nuovo progetto discografico
In occasione della pubblicazione di La felicità di tutti, ultimo capitolo discografico di Luca Gemma, cantautore piemontese noto nella scena musicale italiana anche per le sue importanti collaborazioni autorali al fianco di alcune singore della canzone come Malika Ayane e Fiorella Mannoia, abbiamo avuto modo di realizzare con lui una breve ma intensa chiacchierata a proposito di questo nuovo progetto musicale e del suo trascorso artistico. Ecco cosa ci ha raccontato:
<<Si ma partiamo dalla constatazione che la felicità di tutti, o per tutti, è un qualcosa che non c’è per cui è come se si stesse parlando di un desiderio, di un qualcosa di utopistico a cui tendere ma che, forse, non può nemmeno esistere. Per quello che mi riguarda la felicità individuale è uno stato d’animo intermittente: cose belle ma brevi che vanno e vengono ma che bisogna essere abili ad acchiappare al volo>>.
Dal punto di vista musicale, invece, che disco è?
<<E’ un disco un po’ “old school” per il tipo di modalità di registrazione che ha previsto il suono vero ed organico generato dalle registrazioni in studio con una band reale. Di questo sono particolarmente orgoglioso perchè il suono che trovo in questo album è quello che rimanda ai dischi che piacciono a me: dalla musica black ai cantautori degli anni ’70. E’ un disco molto ritmico e, dal mio punto di vista, probabilmente il mio album migliore perchè contiene pezzi molto intensi ma anche molto ballabili>>.
Anche dal punto di vista di essere così “old school” lo possiamo definire un disco “coraggioso”. Quanto è difficile uscire da una moda del momento che, in realtà, sta totalizzando la scena musicale con l’utilizzo dell’elettronica?
<<Si, è decisamente un disco fuori moda da questo punto di vista ma non sono certo l’unico ad aver attuato questa scelta: ci sono ancora molti generi che utilizzano queste sonorità. Questa scelta, essendo io italiano, è certamente legata alla forma di canzone d’autore che si intreccia con l’hip-hop. Però più che di coraggio credo bisognerebbe parlare di autenticità e di stile: piuttosto che scimmiottare qualcosa che va di moda ma non riesce sufficientemente bene credo sia preferibile far ciò che a ciascuno riesce nel modo migliore>>.
A proposito di musica d’autore, nel corso del tuo percorso artistico ha scritto per altri interpreti tra cui gli episodi di maggior rilievo sono stati, forse, quelli affianco a Malika Ayane e Fiorella Mannoia. Ecco, che cosa le ha dato l’esperienza di autore a dei progetti altrui?
<<E’ una cosa che a me piace molto fare: mi piace immedesimarmi, come in un lavoro attorale, in chi so andrà a cantare e interpretare con la propria voce, il proprio vissuto e il proprio modo quello che vado a scrivere. E’ uno sforzo molto interessante da cui si impara molto>>.
Parlando di Fiorella Mannoia e Malika Ayane sono due tra le maggiori interpreti che, nel mondo del pop italiano attuale della cornice femminile, incarnano maggiormente la dimensione cantautorale. Da dove sono nate le due esperienze al loro fianco?
Riguardo a Malika Ayane, invece?
<<In quel caso mi chiamò il produttore dei suoi primi due dischi, Ferdinando Arnò, che cercava dei testi per alcuni suoi brani. Collaborammo prima ancora dell’uscita del suo primo disco anche se il brano, Mille, fu inserito nel secondo progetto. Scrissi più di un brano ma solo questo è stato inserito nel disco>>.
Tornando al suo disco non c’è un inquadramento stilistico univoco ma ci sono diverse soluzioni che spaziano dal folk al pop. E’ una scelta di non limitarsi oppure rappresenta la diversa visione che hai della musica?
<<Secondo me la divisione dei generi musicali non è così netta come ce la immaginiamo: personalmente tendo a fare delle distinzioni un po’ più larghe. Io ascolto molte cose diverse e da queste subisco sempre diverse influenze che, comunque, sono tutte accomunate dall’appartenenza alla forma canzone più tipicamente pop-cantautorale>>.
Ilario Luisetto
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