A tu per tu con il noto pianista, in uscita con il suo disco d’esordio intitolato “The Awakening”
E’ disponibile nei negozi tradizionali e in digital download a partire dal 21 settembre “The Awakening”, l’album di debutto di Luca Morelli, compositore e pianista originario di Carpi, un disco strumentale anticipato dal singolo “If you leave here” e contenente dieci tracce inedite, prodotto da Ala Bianca e distribuito da Warner Music Italia.
Ciao Luca, cominciamo da “The Awakening”, cosa rappresenta per te questo album?
«Ciao, ad un certo punto mi sono risvegliato, ho avuto la sensazione di prendere realmente coscienza di me, questo disco comprende alcune musiche che hanno accompagnato questo mio risveglio».
Com’è nata l’idea di realizzare un disco completamente strumentale?
«Amo esprimermi con sola musica, anche se scrivo canzoni con testi. Provengo dalla classica, dove la melodia è protagonista».
Credi che la musica di oggi abbia bisogno di riscoprire un po’ di purezza tramite la tradizione per dare spazio all’innovazione?
«Di sicuro, spesso imitiamo generi lontani dalla nostra cultura, abbiamo bisogno di riscoprire la nostra cultura d’origine».
Tra le tracce presenti, cosa ti ha spinto a scegliere come primo estratto il singolo “If you leave here”?
«Tra le undici tracce ho scelto “If you leave here” come singolo in quanto ne amo la melodia, la sua cantabilità».
Come e quando ti sei avvicinato al pianoforte?
«Fin da piccolo amavo ascoltare musica, provavo un piacere infinito nell’ascoltarla. La musica mi permetteva di evadere dalla realtà. All’età di 8 anni, vidi una tastiera di un amico di mia madre e le chiesi di regalarmene una per il mio compleanno. Il pianoforte era magico, ricordo la prima volta che abbassando un martelletto sentii la risposta delle note musicali, una magia».
Quali ascolti hanno accompagnato e ispirato la tua crescita?
«Pat Metheny, Mike Oldfield, Yanni, Beethoven, Chopin, i compositori classici russi, Morricone, Rossini, Elfman, Aubry, Christine and Queens, tantissima musica di generi differenti. Ascolto musica in ogni momento della mia vita».
C’è un incontro che reputi fondamentale per il tuo percorso artistico?
«L’incontro con Roberto Scarpa, scrittore e attore toscano, oggi si occupa di formazione. Mi ha insegnato cosa volesse dire essere un artista vero ma mi ha insegnato anche molto altro».
Come valuti l’attuale situazione discografica del nostro Paese e il livello generale delle proposte che il mercato ci offre?
«Occorrerebbe maggiore qualità nelle produzioni, più varietà nei mix, e un ritorno al cantautorato serio, grande ricchezza della nostra cultura musicale».
Qual è il complimento più bello che hai ricevuto da chi ti ha ascoltato suonare e quanto conta per te la dimensione live?
«Tanti complimenti, tutti importanti. La dimensione Live è tutto, è l’incontro della mia energia con l’energia di chi ascolta. Si crea una magia che svela il senso del valore della condivisione dell’arte».
Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere a coloro che ascolteranno il disco?
«Vorrei trasmettere bellezza, emozioni. Vorrei che l’ascoltatore riuscisse a sentire ciò che sento io nel creare e nell’eseguire la mia musica».
Nico Donvito
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