Lucio Corsi: “Sanremo? Una tappa e non un traguardo“ – INTERVISTA
A tu per tu con Lucio Corsi, in vista della sua partecipazione a Sanremo 2025 tra i big con “Volevo essere un duro”. La nostra intervista
Tra i protagonisti del prossimo Festival ci sarà anche Lucio Corsi, alla sua prima partecipazione a Sanremo 2025 con il brano “Volevo essere un duro”. In questa nostra intervista, il cantautore ci racconta i suoi stati d’animo alla vigilia di questo importante debutto. Lucio Corsi Sanremo INTERVISTA
Subito dopo la rassegna, il Club Tour 2025 sarà l’occasione per Lucio di ritornare alla dimensione live, a lui cara. La tournée, in partenza il 13 aprile dall’Estragon di Bologna, proseguirà il 15 aprile 2025 al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO), il 16 aprile 2025 al Teatro Cartiere Carrara di Firenze, il 18 aprile 2025 al Largo Venue di Roma, il 23 aprile 2025 alla Casa Della Musica di Napoli, il 28 aprile 2025 all’Hall di Padova e si concluderà il 29 aprile 2025 all’Alcatraz di Milano. Info e biglietti su ticketone.it.
Lucio Corsi racconta “Volevo essere un duro” e il suo Sanremo 2025, l’intervista
“Volevo essere un duro” è il titolo del brano con cui debutterai a Sanremo, cosa ti ha spinto a scegliere questo pezzo?
«Il fatto che è stato scritto un anno e mezzo fa pensando al disco e che sarebbe stato comunque uno dei singoli estratti dall’album. Questa è una cosa per me importante, non è una canzone nata per il Festival, ma una canzone a cui tengo a prescindere».
Il brano parla delle aspettative e, in qualche modo, anche dell’accettazione. In un’epoca competitiva e performativa come quella attuale, qual è il segreto per restare con i piedi per terra e, magari, anche un po’ con la testa tra i nuvole?
«In effetti il trucco è proprio questo: piedi a terra e testa tra i nuvole… come gli alberi. Quello un po’ me l’hanno fatto notare le piante attorno a casa mia in Maremma, in quel far west dove sono cresciuto. Il segreto è andare avanti per la propria strada, incuranti di ciò che ti circonda, di meccaniche che a me personalmente non mi interessano. Piuttosto mi interessa un certo tipo di approccio alla musica, continuare dritti per la propria strada senza compromessi, senza troppe sovrastrutture».
La canzone fa parte di un disco di prossima uscita, lo hai definito meno rock’n’roll del precedente. Cosa puoi anticiparci a riguardo?
«Nel disco ci sono tanti personaggi che spuntano di canzone in canzone, un po’ di ricordi, tante immagini legate comunque all’infanzia, al mio passato e al passato anche di altri che ho mescolato. Ci sono canzoni più rock’n’roll e altre meno, qualche ballatona, ma il vero cambiamento è a livello testuale, h cercato di parlare più in modo diretto. Prima parlavo delle persone attraverso metafore o pretesti, attraverso il mare, il vento, gli animali. Nel mio prossimo lavoro mi rivolgo alle persone parlando di loro stesse».
La tua è una storia che trovo bellissima, tra sogno, fiction e realtà in qualche modo, perché sul palco dell’Ariston ci sei stato nella serie “Vita da Carlo 3”. Eppure, in diverse interviste realizzate nel corso del tempo, eri solito ripetere che non c’è cosa più di stante da te di Sanremo…
«Sì, ma ciascuno di noi può cambiare, così come cambia il momento può cambiare il punto di vista, a prescindere anche dal percorso. Sanremo non va visto come una linea di traguardo, ma come una tappa del percorso, un’esperienza che mi possa insegnare qualcosa in più rispetto a questo lavoro, che per me è in primis la mia più grande passione, ma che cerco di far diventare ogni giorno un mestiere. E il Festival sono certo che mi restituirà delle conoscenze in più per riuscire a farlo sempre al meglio e poter suonare in tour per più tempo possibile». Lucio Corsi Sanremo INTERVISTA
Quanto c’è di vero e quanto di romanzato nel personaggio che hai interpretato in “Vita da Carlo”?
«È molto fedele alla realtà, tant’è che dico anche diverse frasi che fanno parte del mio lessico da tempo, tipo che nei televisioni ci si sta stretti. Questa è un concetto su cui rifletto da sempre, perchè negli anni ’70 i televisori erano larghi, ingombranti, mentre al giorno d’oggi sono sempre più sottili, perciò per poterci stare devi sapere qual è il tuo profilo migliore, solo che io non l’ho mai capito. Non riuscirei ad interpretare un personaggio, non credo di conoscermi abbastanza».
Uno degli aspetti che ha favorito la decisione di candidarti al Festival riguarda il panorama di cantautori e musicisti che hanno frequentato quel palco e che fanno parte del tuo background, no?
«Sì, sono legato a Sanremo soprattutto per dei momenti che non ho vissuto, ma che ho recuperato. Penso a Rino Gaetano col frac, piuttosto che a Vasco Rossi col microfono in tasca mentre va via dal palco. Poi, ancora, Peter Gabriel come ospite, Ivan Graziani in gara con “Maledette malelingue”. Insomma, sono legato a quei momenti del Festival lì».
Cii sono anche artisti che fanno parte del tuo background e che però a Saremo non ci sono mai stati. Uno debutta con te ed è proprio Brunori Sas, che nelle scorse settimane ho usato belle parole nei tuoi confronti…
«C’è un bel rapporto, tant’è che il mio primo Ep è uscito tramite la Piccicca, la sua etichetta. Simo molto Dario, gli voglio molto bene e il fatto di essere a Saremo insieme, entrambi per la prima volta, mi sembra quasi un cerchio che si chiude».
Per concludere, qual è la lezione più importante che pensi di aver tratto dalla musica fino ad oggi?
«A starmene zitto! Perché se non lo tocchi il pianoforte non suona, sa stare in silenzio perfettamente, mentre noi no. Bisogna imparare quello dalle chitarre e dagli altri strumenti, a tacere e capire quando poter aprire bocca».