Lucrezia: “Oggi mi guardo dentro senza paura” – INTERVISTA

Lucrezia

A tu per tu con Lucrezia, in occasione dell’uscita del nuovo Ep “Abbaiare”, disponibile dallo scorso venerdì 17 gennaio. La nostra intervista

Lucrezia torna con un un invito ad aggrapparsi alla meraviglia primordiale che dentro di noi, nonostante tutto, sopravvive: fuori venerdì 17 gennaio il nuovo EP “Abbaiare” (Futura Dischi), anticipato nei mesi scorsi dai singoli “Mirtilli”, “Los Angeles” e “Portami via”. Lucrezia Intervista

Questo nuovo lavoro della cantautrice bolognese ha come centro tematico il dialogo fra l’essere umano che siamo e l’essere animale che ci siamo scordati di essere, che abbiamo addomesticato. L’allontanamento non ha solo alterato il rapporto con noi stessi, ma ha anche deformato l’immagine degli altri animali, e dell’intero esistente, trasformando delle vite in numeri, dei corsi d’acqua in discariche, e degli oceani in cimiteri di plastica, soltanto per il profitto. Lucrezia Intervista

Il tuo nuovo Ep “Abbaiare” esplora un tema molto profondo: il dialogo tra l’essere umano e l’essere animale che ci siamo dimenticati di essere. Puoi raccontarci come è nata l’idea di questo concept?

«Un anno e mezzo fa avevo la sensazione che con il progetto musicale che portavo in giro non fossi riuscita a parlare realmente di me. Passavo molto tempo in casa e stavo perdendo un po’ il senso di ciò che facevo. Con me viveva e vive un cagnolino che si chiama Luciano. Guardare lui mi ha sempre molto rassicurata. Gli animali sanno sempre cosa stanno facendo, sembrano sicuri, senza dubbi di trovarsi nel posto sbagliato. Ho desiderato tanto sentirmi così anche io. Godere del mio tempo senza doverlo per forza considerare produttivo, senza domandarmi il senso di ogni cosa e semplicemente vivere. Tendiamo a considerarci superiori agli animali perchè più intelligenti ma non siamo in grado di usare questa autoproclamata superiorità a nostro favore, anzi spesso è l’arma con cui ci facciamo più male e con cui danneggiamo ciò che ci circonda».

Trovi che ci sia oggi la giusta attenzione e sensibilizzazione nei confronti dei temi che legano l’uomo al mondo animale?

«Credo che ci sia proprio un fraintendimento delle parti e dei significati di base. Ci sembra normale vivere in un mondo totalmente antropocentrico, in cui ogni cosa ha un significato in relazione a noi. Sarebbe giusto provare a immaginarci come una parte del tutto e non come i proprietari o gestori del tutto. Non essendo il nostro compito lo svolgiamo abbastanza male e fraintendendo chi/cosa sono gli altri fatichiamo anche a capire cosa siamo noi». Lucrezia Intervista

Sei riuscita a integrare nell’EP suoni raccolti nell’ambiente circostante, come versi di animali e suoni più quotidiani. Che tipo di ricerca c’è stata in tal senso?

«Ci siamo arrivati per gioco. Parlavamo del fatto che le cicale sono molto ritmiche e regolari nel loro canto così abbiamo provato a usarle come suono percussivo. Abbiamo notato subito come dei suoni appartenenti al mondo reale portassero le canzoni ad avere una consistenza più organica e quindi ad essere più in linea con il concetto che lega tutti i brani dell’Ep». 

“Los Angeles” affronta il tema della necessità di rallentare e di riconnettersi con la parte più primitiva e animale di noi. Quali riflessioni hanno ispirato questo pezzo?

«Vivo a Milano da tanti anni, ma sono cresciuta nella campagna Bolognese perciò conosco anche un ritmo diverso da quello delle grandi città. Appena arrivata a 18 anni questo posto mi ha dato tantissimo in termini di stimoli e freschezza, ora però mi sembra che il prezzo da pagare in cambio di tutto ciò sia una vita interamente settata sulla produttività dove non c’è spazio (anche in senso fisico) per i pomeriggi vuoti, per la contemplazione e l’ascolto. I giorni non sono scanditi dalle ore di sole ma dagli impegni e gli impegni non sono stabiliti sulla base del piacere ma dell’utilità. Il mio desiderio, con in brano Los Angeles, era ricordarmi anche di un altro modo di vivere».

“Portami via” sembra parlare di un amore salvifico e profondo. Com’è nato quest’altro pezzo?

«”Portami via” è nata durante una residenza artistica a Milano presso la Casa degli Artisti, un giorno in cui è venuto a trovarmi il cantautore Gobbi. Lui aveva scritto una melodia che gli ricordava un po’ le mie e infatti mi è piaciuta subito. Da quella abbiamo iniziato a scrivere il brano. È una canzone che mi piace molto perchè secondo me è riuscita a descrivere una delle incredibili porte che l’amore è in grado di aprire, ovvero quella della condizione degli altri».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgogliosa di un progetto come “Abbaiare”?

«La cosa di cui sono più contenta è stato riuscire ad essere completamente sincera, a raccontarmi per come sono senza pormi il dubbio che non sia abbastanza interessante o troppo pesante. In questo mi ha aiutato tantissimo Domenico Finizio con cui ho lavorato tutte le tracce, mi ha aiutata ad avere fiducia e a guardarmi dentro senza paura». 

Scritto da Nico Donvito