A tu per tu con Lucy, giovane cantautrice di Sassari, che in questa intervista ci racconta di “Blu”, il suo EP d’esordio disponibile su tutte le piattaforme digitali dallo scorso 27 settembre
Debutto discografico per la ventitreenne Lucy, che in questa intervista ci racconta la fase creativa che ha portato alla nascita di “Blu”, il suo EP d’esordio, fuori per Peermusic Italy dallo scorso 27 settembre. Sei tracce in scaletta, prodotte da Scarico, che mettono in evidenza il mondo sonoro e artistico della cantautrice sarda.
“Blu” è il titolo del tuo EP d’esordio, cosa rappresenta per te questo battesimo discografico?
«Questo EP rappresenta per me sia un traguardo, sia l’inizio di un lunghissimo percorso. Un traguardo perché io e Matteo, per 3 anni, non abbiamo smesso un attimo di lavorare. Vedere ora il risultato, ci sta rendendo molto fieri. L’inizio perché anche se è appena uscito l’EP, è da mesi che lavoriamo a nuova musica e non vediamo l’ora di condividere la nostra arte».
Cosa hai voluto includere e cosa hai voluto lasciare fuori da questo progetto?
«È avvenuto tutto in maniera molto naturale. Non c’è stata una vera e propria scelta, ho semplicemente lavorato seguendo il flusso. Ciò che doveva essere escluso è rimasto fuori, tutto il resto calzava a pennello ed è rimasto».
Qual è, secondo te, il filo conduttore che lega le sei tracce presenti?
«Penso che tutte le tracce abbiano lo stesso stile comunicativo … in questo EP vengono affrontati diversi temi importanti, esperienze di vita e traumi, ma li ho voluti raccontare mettendoci dentro spensieratezza e speranza. Il suono infatti gioca un ruolo fondamentale, perché dà leggerezza alle parole».
Sempre ammesso che ti piacciano le etichette, come definiresti il tuo genere?
«Quando mi chiedono che genere faccio è sempre una domanda difficile alla quale rispondere. Non mi piace racchiudermi in un genere. Questo EP fa parte di un periodo storico che è stato caratterizzato da questi suoni, melodie, parole. Chissà dove mi porterà la musica domani».
Quando e come ti sei avvicinata alla musica? C’è un momento particolare che ha segnato l’inizio di questo viaggio?
«Sin da bambina ho sempre amato scrivere e cantare, ma le situazioni e l’educazione ricevuta mi hanno sempre portata da un’altra parte. Questo sino alla quinta liceo. Lì ho conosciuto una persona in particolare che dopo avermi sentita cantare mi ha spronata e convinta a prendere davvero in considerazione l’idea di fare musica. Da quel momento non ho più smesso di scrivere. Devo ringraziare questa persona».
Quali ascolti e quali artisti hanno accompagnato la tua crescita
«Penso che se le persone guardassero i miei brani salvati su Spotify rimarrebbero stupite, ma solo perché la musica che ascolto è totalmente diversa dalla musica che invece creo in studio. Ho sempre ascoltato di tutto, dalla musica classica al rock, dal pop al raggae. Ci sono album che sicuramente mi hanno aperto dei cassetti, vorrei citarne qualcuno: “Motomami” di Rosalia, “Tradimento” e “Mr simpatia” di Fabri Fibra, “Portals” di Melanie Martinez».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgogliosa di “Blu”?
«Tutti i brani mi rendono orgogliosa perché insieme a Matteo abbiamo creato tanta bella arte, nonostante le varie difficoltà che abbiamo trovato all’interno del percorso. Sono orgogliosa perché c’è tanta crescita da tutti i punti di vista. Non voglio soffermarmi su elementi/caratteristiche in particolare… siamo felici e soddisfatti dell’intero progetto».
Nico Donvito
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