L’ultimo anno della radio: tra tradizione e innovazione, si conferma uno dei principali mezzi di comunicazione

Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo
Benvenuti a “Century Radio”, la rubrica dedicata ai cento anni di uno dei mezzi di comunicazione più amati. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono.
Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.
La radio si conferma uno dei principali mezzi di comunicazione
Abbiamo trascorso l’ultimo anno a celebrare i cento anni della radio, ma come sono trascorsi questi trecentosessantacinque giorni per la nostra amica? Se pensavate che la radio fosse destinata a scomparire nell’era dello streaming, ripensateci. Nell’ultimo anno, la radio ha dimostrato di essere ancora un mezzo di comunicazione in continua evoluzione, capace di reinventarsi nella società digitale senza mai perdere l’essenza delle sue origini. Tra un mix di nostalgia e innovazione, il duemilaventicinque ha mantenuto la radio al centro dell’attenzione.
Nonostante la concorrenza di podcast e servizi di streaming, il pubblico della radio resta vasto. Si stima che oltre tre miliardi di persone ascoltino la radio ogni settimana nel mondo intero. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’82% degli adulti a partire dai dodici anni ha continuato ad ascoltare le trasmissioni radiofoniche almeno una volta a settimana, dimostrando che questo storico mezzo di comunicazione rimane una delle fonti d’intrattenimento e informazione più amate.
Il dato più sorprendente è costituito dal fatto che i giovanissimi (13-34 anni) dimostrano un interesse crescente per la radio, con un aumento del 116% negli ultimi sette anni. Questo è dovuto in parte alla diffusione delle radio web, ma anche delle app delle radio FM e dal DAB+, che ora offrono playlist curate, talk show interattivi e trasmissioni in streaming accessibili da qualsiasi dispositivo.
L’anno trascorso tra il sei ottobre del duemilaventiquattro e quello di quest’anno, ha visto celebrazioni memorabili per il centenario della radio italiana, con mostre e eventi in tutta Italia. Un esempio particolarmente emozionante è stata la mostra intitolata “Quando il mondo era la radio” presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, che ha raccontato l’evoluzione del mezzo dal millenovecentoventiquattro ai giorni nostri, attraverso antiche apparecchiature, testimonianze letterarie e ricordi storici. È stato un ricordo tangibile di come la radio abbia unito il nostro Paese in periodi storici cruciali. Abbiamo parlato, da queste pagine anche della mostra curata da Stefano Pozzovivo, “100 anni vicini e lontani”, nata da un’iniziativa della Fondazione Varone.
Un altro trend degli ultimi anni, ed in particolare dell’ultimo, è stato il ritorno delle trasmissioni live, uniche per il loro senso di autenticità e connessione immediata tra conduttori e ascoltatori. Da talk show a programmi musicali interattivi, le emittenti hanno sfruttato tutto il potenziale dei social media per coinvolgere anche digitalmente il pubblico, rendendo l’interazione più dinamica e personale come mai prima. Senza dimenticare, anche se il sottoscritto non l’ama particolarmente, la visual radio. Sempre più stazioni, per attrarre un pubblico giovane, offrono contenuti video che combinano suono e immagine, unendo passato e futuro del mezzo.
La radio ha anche dimostrato la sua resilienza durante eventi di rilievo globale. È stata cruciale per fornire aggiornamenti costanti su notizie politiche, disastri naturali, guerre e tanto altro, arrivando spesso prima di altri portali di informazione. La sua immediatezza e accessibilità, soprattutto nelle aree meno servite dalle tecnologie più moderne, la mantengono un pilastro di informazione attendibile.
Insomma, l’ultimo anno della radio ha dimostrato, semmai ce ne fosse bisogno, una cosa: potrebbe non essere più il mezzo di comunicazione principale come accaduto fino agli anni settanta, ma la sua capacità di adattarsi e connettersi con le persone è tutt’altro che svanita. La radio è viva, è parte delle giornate di ognuno di noi e si proietta verso il futuro con numeri in continua crescita.