“L’ultimo bicchiere” di Nikki e 883: te la ricordi questa?

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “L’ultimo bicchiere” di Nikki 883
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1994 con “L’ultimo bicchiere” di Nikki e 883.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “L’ultimo bicchiere” di Nikki e 883
“L’ultimo bicchiere”, scritto dagli 883 e interpretato nel 1994 da Nikki, è un brano che segna una netta frattura con l’approccio disimpegnato e ironico spesso attribuito al pop italiano di quegli anni. Qui, dietro la semplicità melodica e la struttura narrativa classica, si cela un racconto esistenziale di crescita, disillusione e ricerca di autenticità.
Il protagonista è seduto al bancone di un locale, stretto nel buio e nella noia di una serata come tante. La musica “sempre uguale”, le luci basse e le gambe seducenti delle ragazze presenti sono elementi che non gli stimolano più il desiderio superficiale, ma piuttosto lo infastidiscono. È l’inizio di un cambiamento interiore: l’uomo che osserva la scena non è più il ragazzo che cercava l’avventura, ma qualcuno che ha cominciato a stancarsi delle maschere.
Il bicchiere non è solo un gesto abituale, è una resa consapevole, il punto di chiusura di una fase della vita. Quella in cui il protagonista ha inseguito piaceri effimeri, relazioni leggere, battute di convenienza. Ora, invece, vuole emozioni vere. Lo si avverte nella malinconia con cui definisce quelle storie “basate sui film”, che “non ti danno mai qualcosa più di un freddo vuoto”. “L’ultimo bicchiere” è, in fondo, una ballata sul bisogno d’amore, cantata senza retorica, con uno sguardo realistico e disilluso.
Il testo di “L’ultimo bicchiere” di Nikki e 883
Dentro al buio del locale
musica che è sempre uguale
Luci basse che mi danno un po’
fastidio
Quelle gambe un po’ intriganti
con le calze trasparenti
Qui si fanno tutte belle ma
chi sa per chi?
Forse io dovrei andare quasi l’ora di dormire
se mi guarda ancora un po’ mi sa
che vado lì
Sì ma tanto cosa dico?
Hai un ragazzo o un marito?
Studi o fai un lavoro interessante e unico?
Io non voglio più sprecare una parola
perchè il gioco proprio non lo reggo più
Cose della serie “Tu sei quì da sola?”
Sono anni che mi urtano
mi rovinano da troppo tempo
L’ultimo bicchiere e me ne andrò
che non se ne può più
di tutte queste storie finte
che si basano sui film
ma non ti danno mai
qualcosa più di un freddo vuoto
Quante storie storie vere
lui che le offrirà da bere
come se non si capisse che
intenzioni ha
Forse non per amicizia
e neanche con dolcezza
ma poi le dira “tu che cos’hai capito?”
Io non voglio più sprecare una parola
perchè il gioco proprio non lo reggo più
Cose della serie “Tu sei quì da sola?”
Sono anni che mi urtano
mi rovinano da troppo tempo
L’ultimo bicchiere e me ne andrò
che non se ne può più
di tutte queste storie finte
che si basano sui film
ma non ti danno mai
qualcosa più di un freddo vuoto
L’ultimo bicchiere e me ne andrò
che non se ne può più
di tutte queste storie finte
che si basano sui film
ma non ti danno mai
qualcosa più di un freddo vuoto